martedì 26 luglio 2016

Ribelli e rivoluzionari - THICH QUANG DUC: THE BURNING MONK

    Malcolm Browne, “The Burning Monk”, 11 giugno 1963, Saigon, Vietnam.


E' il 10 giugno 1963 nella città di Saigon, Vietnam del Sud. Intorno alle nove di mattina, un'auto azzurra avanza lentamente nella strada, seguita da centinaia di monaci e monache buddhisti che marciano insieme. Recano cartelli, scritti in vietnamita e in inglese, che inneggiano all'uguaglianza religiosa. Ad un incrocio, l'auto si ferma. Un cuscino da meditazione viene posato sull'asfalto e un monaco vi si siede nella posizione del loto. Medita e recita il mantra del Buddha Amitābha, sgranando i grani di legno dell'Akṣamālā. Dopo un po' si avvicina un altro monaco. Reca una tanica piena di benzina. La solleva sul capo del suo confratello e comincia a versargliela su tutto il corpo. Passano ancora lunghi secondi. Poi il monaco seduto avvampa in una grande fiamma mossa dal vento, un enorme fiore di loto dai lunghi petali di fuoco. Nel cuore del rogo, l'uomo non si scompone.
Rimane fermo, in silenzio, continua la meditazione mentre la sua carne brucia, diffondendo un odore acre tutto intorno. Il cerchio degli altri monaci e della gente accorsa è scosso, la polizia cerca di farli allontanare, ma inutilmente. Molti piangono, altri pregano; perfino alcuni poliziotti non sanno trattenere lo sgomento e la commozione. Le lingue di fuoco ondeggiano inquiete; al di sotto un corpo brucia, diviene nero, oscilla leggermente avanti e indietro fino a cadere, ormai consumato dalle fiamme. Al tramonto di quella giornata migliaia di abitanti di Saigon dichiareranno di aver visto in cielo l'immagine di Buddha piangente.
Il monaco si chiama Thich Quang Duc ed ha 66 anni. Il 19 giugno viene compiuto il rito religioso della cremazione. Alla fine, tra le ceneri, viene rinvenuto il cuore, resistito miracolosamente al fuoco, e Thich Quang Duc è riconosciuto come bodhisattva, cioè "essere vivente che aspira all'Illuminazione". Il monaco si è immolato per protestare contro l'amministrazione del presidente del Vietnam del Sud, il cattolico Ngo Dinh Diem, e la sua politica di oppressione della religione buddhista.
Diem era salito al potere nel 1955, appoggiato dal governo statunitense, che vedeva nel Vietnam guidato da un cattolico un presidio contro il diffondersi del comunismo. Instaurata una costituzione autoritaria di tipo presidenziale, aveva ben presto introdotto una serie di politiche volte a favorire il Cattolicesimo a discapito del Buddhismo e delle altre minoranze religiose. In tutto il Vietnam del Sud rurale si susseguirono assalti ai monasteri buddhisti, con devastazioni, senza che la polizia intervenisse o identificasse i responsabili. La bandiera buddhista fu vietata in tutto il paese, mentre a tutte le manifestazioni ufficiali sventolava la bandiera vaticana assieme a quella nazionale. Le pacifiche proteste delle organizzazioni buddiste furono represse brutalmente. Il bilancio delle manifestazioni del maggio 1963 fu di numerosi templi distrutti, villaggi interi evacuati e devastati e un totale di nove vittime. I morti lasciati sul terreno dalle forze di polizia furono goffamente attribuiti ai Viet Cong, esasperando così gli animi e ponendo gli Stati Uniti in una posizione insostenibile sia a livello internazionale, sia rispetto alla propria opinione pubblica. Lo sdegno per l'aggressione subita spinse i buddhisti a ricorrere a gesti estremi e clamorosi che conquistarono l'attenzione dell'opinione pubblica mondiale. Così si arrivò, l'11 giugno 1963, all'auto-immolazione, nel pieno centro di Saigon, di Thich Quang Duc, all'epoca il maggior esponente della comunità buddhista di Saigon. Successivamente furono distribuite alla stampa internazionale le sue ultime volontà che contenevano un rispettoso appello a Diem affinché manifestasse carità e compassione verso tutte le religioni.
Questo gesto ebbe enormi ripercussioni sull'opinione pubblica mondiale, statunitense in particolare, e impressionò notevolmente il presidente Kennedy, che mise alle strette Diem affinché esaudisse la richiesta dei buddhisti di poter praticare la propria religione alla stregua dei cattolici. Il dittatore tuttavia non accolse l'invito e dichiarò la legge marziale, continuando la sua azione di propaganda e di repressione violenta, fino a che, il primo novembre, fu assassinato dai suoi stessi ufficiali nel corso di un colpo di stato preparato con il concorso dei servizi segreti americani.
Malgrado ciò, dal 1963 al 1966 furono 33 le persone a immolarsi nel fuoco in Vietnam del Sud.
Nonostante il giorno prima del rogo di Quang Duc alcuni rappresentanti della comunità buddhista di Saigon avessero avvisato la stampa americana che l'indomani sarebbe accaduto qualcosa nell'incrocio stradale davanti all'ambasciata Cambogiana, solo alcuni giornalisti erano presenti all'evento. Tra essi, Malcolm Browne dell'Associated Press. Le sue foto furono pubblicate dai giornali di tutto il mondo e si dice che abbiano contribuito ad accelerare la caduta del regime di Diem. Kennedy in particolare era rimasto molto colpito. “Nessuna fotografia nella storia del giornalismo ha mai generato le stesse emozioni di questa, nel mondo”, disse. Questa foto valse a Browne il premio World Press Photo of the Year per il 1963. Ci sono foto che documentano la storia e contribuiscono a ricostruirla e a raccontarla. Questa è una di quelle che è riuscita anche a cambiarne il corso.
Il cuore di Quang Duc è conservato nella pagoda Thien Mu, nella città di Huế e alcuni templi e monasteri gli sono stati dedicati. Il suo gesto di silenziosa protesta è stato emulato numerose volte, in varie parti del mondo. Lo stesso Jan Palach, dandosi fuoco in Piazza San Vencenslao per protestare contro la repressione sovietica della Primavera di Praga, dichiarò di ispirarsi al monaco vietnamita. Ancora nel giugno 2012 alcuni monaci tibetani si sono dati fuoco per protestare contro il governo cinese.

A questo link la sequenza delle sei foto: http://ilcassetto.forumcommunity.net/?t=52794483

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