martedì 26 luglio 2016

Ribelli e rivoluzionari - ROCK: MUSICA RIBELLE

    Jim Marshall, Jimi Hendrix brucia la chitarra al Monterey Festival, 1967.


Il rock è stata la grande rivoluzione musicale del dopoguerra, esso stesso simbolo di ribellione per le giovani generazioni.
Questo nuovo genere di musica popolare nasce dall’incontro tra il rhythm and blues dei neri e il country and western dei bianchi, con influenze jazz, blues, boogie-woogie, folk e gospel. L’anno a cui si fa risalire l’origine del nuovo stile è il 1954, quando entrano in uno studio di registrazione Bill Haley, che incide Rock Around the Clock, ed Elvis Presley.
In quegli anni si parla di rock and roll. Le due parole indicano il ritmo della musica e un sottinteso erotico derivante dal blues. Alla sua base, infatti, vi è il blues delle piantagioni e soprattutto quello urbano, che nasce nei ghetti neri delle grandi città americane.

In questi anni videro la luce innovazioni tecniche che aprirono la strada a diversi cambiamenti nel modo di fare e di ascoltare musica, favorendone la sua diffusione: la commercializzazione delle prime chitarre elettriche, la diffusione dei juke-box, il passaggio dal vecchio 78 al 45 giri, l’introduzione della radio a transistor. Nel cinema, due film del 1955, "Rebel Without a Cause" (“Gioventù bruciata”, che lancia il mito di James Dean) e "Blackboard Jungle" (“Il seme della violenza”), istituiscono un nuovo modello adolescenziale: il ribelle, trasgressivo, in opposizione alla famiglia, alla società, alle istituzioni e al mondo degli adulti in genere.
Attorno alla metà degli anni sessanta, il rock and roll si evolse in quello stile più generico e internazionale chiamato "musica rock". Negli anni il termine rock è diventato un termine utilizzato per indicare una grande varietà di sottogeneri musicali che si sono sviluppati nel corso del tempo.
Musicalmente, questo stile, basato sulla predominanza del ritmo rispetto alla melodia, è incentrato sull'uso della chitarra elettrica, solitamente accompagnata, in un gruppo rock, dal basso elettrico e dalla batteria. Un altro importante cambiamento riguarda invece gli argomenti trattati nei testi. Gli autori pop avevano sempre focalizzato l'attenzione su valori e sentimenti universali, riproponendo gli stessi temi della letteratura occidentale (l'amore, ad esempio). I rocker neri provenivano da una tradizione molto più realistica, quella dei bluesman i quali cantavano la vita delle piantagioni, delle prigioni, delle strade, dei ghetti. I rocker neri continuarono quella tradizione, aggiornando l'ambientazione delle storie ad un milieu moderno connesso alle personali esperienze dei giovani americani bianchi.
Negli anni 60 la protesta giovanile si indirizza verso la critica all’american way of life, il modello di vita americano. In questi anni la musica popolare, compreso il rock, subisce una continua evoluzione e soprattutto si avvicina alla realtà sociale. Questa evoluzione segue da vicino quella delle organizzazioni politiche studentesche, dei movimenti per i diritti civili, del movimento nero, dei movimenti per la non-violenza e contro la guerra in Vietnam. La musica popolare degli anni 60 diviene il canale di espressione per eccellenza del dissenso giovanile, che si manifesta come rottura radicale con il passato e la tradizione. Il rock diventa in quegli anni parossismo, frenesia, folle ribellione, crudezza, genio e sregolatezza; fonde musica e teatro, rappresentazione erotica e atto distruttivo. Se il rock and roll era riuscito a integrarsi, smorzando gli elementi più trasgressivi, il rock degli anni 60 incontra invece una dura condanna da parte degli ambienti benpensanti (ma non dell'industria discografica, la quale intuisce quasi subito le potenzialità commerciali del fenomeno).
Simbolo di questa generazione sono artisti che consumano la loro breve vita in un cerimoniale di autodistruzione. L’era del break-through, cioè della rottura radicale con la tradizione, ha bisogno di miti ed eccessi. Sesso, droga e morte identificano i nuovi miti del popolo dei giovani, forme di liberazione della mente e del corpo dalla schiavitù e dall’oppressione della società di massa, fatta di ipocrisia, consumismo, alienazione.
Jimi Hendrix, Jim Morrison, Janis Joplin sono gli emblemi di questo fenomeno con le loro brevi ma intense vite artistiche.
Jim Marshall è il grande fotografo americano che ha immortalato con la sua Leica, tra gli anni Sessanta e Settanta, tutti i più grandi musicisti della scena musicale rock, folk, blues e jazz, dai Rolling Stones a Jimi Hendrix, dagli Who a Woodstock fino a Johnny Cash e ai Beatles. Grazie ai suoi profondi legami di amicizia con molti di loro, Marshall è riuscito a ritrarli in situazioni e momenti unici.
È stato l’unico fotografo ammesso all’ultimo concerto dei Beatles, al Candlestick Park di San Francisco e al leggendario concerto di Johnny Cash nelle prigioni di Folsom e San Quentin. È stato chief photographer a Woodstock e soprattutto ha seguito per anni i Rolling Stones nei loro tour.
Jim Marshall è ricordato anche per questa celebre foto del giugno 1967, che immortala Jimi Hendrix mentre dà fuoco alla sua Fender Stratocaster sul palco del Monterey Pop Festival.
James Marshall "Jimi" Hendrix è considerato uno dei più grandi chitarristi della storia della musica, oltre che uno dei maggiori innovatori nell'ambito della chitarra elettrica: durante la sua parabola artistica, tanto breve quanto intensa, si è reso precursore di molte strutture e del sound di quelle che sarebbero state le future evoluzioni del rock (come ad esempio l'hard rock) attraverso un'inedita fusione di blues, rhythm and blues, rock and roll, psichedelia e funky.
La sua esibizione in chiusura del festival di Woodstock del 1969 è divenuta un vero e proprio simbolo: l'immagine del chitarrista che, con dissacrante visionarietà artistica, suona l'inno nazionale americano in modo provocatoriamente distorto è entrata di prepotenza nell'immaginario collettivo musicale come uno dei punti di svolta nella storia del rock.

Joel Brodsky è invece famoso soprattutto come fotografo dei Doors e in particolare come autore della "The Young Lion Session", una serie di fotografie fatte a Jim Morrison, delle quali questa è senz'altro la più famosa, divenuta un'icona universale:



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