domenica 31 gennaio 2016

Animali in Fotografia - La Genesi di Sebastião Salgado

Southern elephant seal calves at Saint Andrews Bay. South Georgia, 2009 © Sebastião Salgado/Amazonas Images.
L'ultima fatica di Sebastião Salgado, Genesi, iniziato nel 2003, è frutto di otto anni di lavoro e oltre trenta reportage in ogni parte del mondo.
Il materiale è suddiviso in cinque sezioni, corrispondenti a cinque parti del globo: Pianeta Sud (Argentina e Antartide), Africa, I Santuari del Pianeta (Madagascar, Galapagos, Papua Nuova Guinea e i territori degli Irian Jaya, che custodiscono una biodiversità particolarissima), Le Terre del Nord (Alaska, Canada, USA, Siberia), l'Amazzonia e il Pantanal.

sabato 30 gennaio 2016

Animali nell'arte - Le bestie feroci di Antonio Ligabue

Antonio Ligabue, Leopardo con serpente, 1952.
La vicenda di Antonio Ligabue racconta una storia non inedita nella storia dell’arte: quella di uno stupefacente genio creativo racchiuso in ciò che la nostra cultura etichetta come follia. Ma se nell’universo di questa parola ambigua e fumosa includiamo un modo “altro” di essere e di vedere il mondo, ecco che allora la follia diventa uno spiraglio che si apre su possibilità sconosciute, su realtà inimmaginabili, che solo l’occhio che sfugge ai cliché e agli schemi consueti può cogliere. 
L’arte di Antonio Ligabue è espressione di quel lato oscuro fatto di istintività immediata, primitiva, non filtrata da nessuna sovrastruttura stilistica o ideologica. Nei suoi quadri si coglie la sua totale appartenenza al mondo che rappresenta, al di fuori di ogni considerazione morale o teorica.

giovedì 28 gennaio 2016

Animali in Fotografia - Mary Ellen Mark

Considero Mary Ellen Mark, scomparsa lo scorso maggio, una delle fotografe più straordinarie di tutti i tempi, in grado di spaziare dalla fotografia di strada al ritratto, dal fotogiornalismo alla pubblicità, con un occhio sempre particolarmente attento alle questioni sociali.
“Sono interessata alle persone borderline. Provo affinità con coloro che non hanno sfondato nella nostra società. Quello che voglio fare più di ogni altra cosa è riconoscere la loro esistenza”, raccontava Mary Ellen Mark a proposito del suo lavoro. A New York, e poi in molte città degli Stati Uniti, lavorò a lungo ritraendo soprattutto i soggetti da lei definiti “borderline”, quelli cioè confinati ai margini della società: tossicodipendenti, senzatetto, prostitute, malati mentali, documentando un'America che aveva tradito il suo stesso sogno.  Fotografò in quel periodo anche le manifestazioni contro la guerra in Vietnam, i movimenti di liberazione delle donne e per i diritti degli omosessuali, cercando sempre temi difficili e impegnati, come quello illustrato nel reportage Streetwise riguardante i minori scappati da casa e vagabondi per le strade di Seattle.
La sua poetica è molto vicina a quella di Diane Arbus. Come la Arbus fotografa spesso gemelli, clown e travestiti. Ma mentre la prima oggettivizza con sguardo impassibile i suoi soggetti facendo emergere la loro eccentricità e alterità inconciliabile, Mary Ellen Mark spesso ammorbidisce la spietatezza del suo approccio all'altro con sfumature di grande sensibilità, di rispetto e di umana partecipazione, che la portano addirittura a stringere durature relazioni intime con alcune delle persone che ritrae.
Mary Ellen Mark fu anche fotografa di scena in vari film, dal Satyricon di Fellini (il primo set che documentò con la sua macchina fotografica) ad Apocalypse Now di Francis Ford Coppola a Qualcuno volò sul nido del cuculo di Milos Forman, fino ai più recenti Moulin Rouge di Baz Luhrmann e Babel di Alejandro Gonzalez Inarritu (le foto sono raccolte in Seen behind the scene).
Mary Ellen Mark, Marlon Brando e una libellula sul set di Apocalypse Now, 1976.

Questa foto ritrae Marlon Brando ripreso dietro le quinte del film di Coppola Apocalypse Now.

mercoledì 27 gennaio 2016

Animali nell'arte - Frida Kahlo

Frida Kahlo, Autoritratto con collana di spine e colibrì, 1940

Non parleremo delle opere di Frida Kahlo come corredo per raccontare la sua biografia e le dolorose vicende che l'hanno caratterizzata. Con questa artista è facile che succeda perché lei stessa ha fatto del suo volto e del suo corpo il soggetto di buona parte della sua opera, che ci scorre sotto gli occhi componendosi come un unico ossessivo autoritratto, oscillante dall'espressione imperturbabile e assente a quella penetrante e avvolgente.
Breton l'accostò al Surrealismo, ma capì subito che era lontana da quello di matrice europea, incarnata com'era Frida Kahlo nella cultura del suo popolo e della sua terra. La vena onirica che traspare nelle sue opere appartiene più che altro a un mondo selvaggio, ancestrale,

giovedì 21 gennaio 2016

Animali nel cinema - Gli uccelli di Hitchcock

Gli uccelli, 1963, regia di Alfred Hitchcock.

Gli uccelli di Hitchcock è uno dei film più inquietanti della storia del cinema. Forse a causa del fatto che la minaccia arriva da quelle che consideriamo delle presenze innocue e anzi piacevoli della vita quotidiana (gli uccelli, appunto) o forse perché nel film il finale rimane sospeso e non viene dato nessun accenno di spiegazione dell'accaduto, in modo da poter acquietare l'angoscia.
Molto è stato scritto su questo capolavoro; molte analisi ne hanno sviscerato i singoli aspetti e molti sono i piani di lettura che possono essere sviluppati. Tentiamo, a rischio di una certa legnosità schematica, di accennarne qualcuno.

Animali in Fotografia - Storia di amicizie e di colombe

Questa è la storia di due amicizie, intercorse in Francia più o meno negli stessi anni, e che in qualche modo hanno a che fare entrambe, in piena seconda guerra mondiale, con delle foto in cui compare il simbolo della pace: la colomba.
La prima riguarda Henri Cartier Bresson e Henri Matisse, uniti da un lungo rapporto di sincera e duratura amicizia. Il pittore era più vecchio del fotografo di una quarantina d'anni, ma l'intesa tra i due non risentì del divario temporale. Nell'anno in cui fu scattata questa foto, il 1944, Matisse viveva a Vence, nel sud della Francia ed aveva già 74 anni. Non si può certo dire che quello fosse un buon periodo per l'anziano pittore: separato da poco dalla moglie, era ridotto in sedia a rotelle in seguito a un intervento per un cancro all’intestino; la figlia Marguerite, inoltre, era stata catturata dai tedeschi in quanto partigiana ed era stata mandata verso un campo di concentramento (si sarebbe salvata scappando dal treno).

Henri Cartier Bresson, Henri Matisse, 1944, villa Le Rêve, Vence.

Nella foto vediamo Matisse, sulla sua sedia, con un album da disegno aperto sulle

lunedì 18 gennaio 2016

Edward Hopper - Una finestra sulla solitudine urbana

Oggi la Pagina Facebook di Storica National Geographic ha pubblicato il link al mio articolo su Edward Hopper, a suo tempo uscito prima sulla mia Pagina Facebook di Finestre su Arte, Cinema e Musica e poi sulla Rivista online Milano Platinum.



Eccovi la presentazione e il link:
Del pittore americano Edward Hopper è stato detto che sapeva “dipingere il silenzio”, e in effetti egli è stato uno dei primi artisti d'oltreoceano a rappresentare la solitudine della provincia americana. Potente portavoce dell’immaginario occidentale, capace di influenzare il cinema, la fotografia, la letteratura e la cultura popolare con le sue immagini, Hopper ha saputo dipingere la tragica quotidianità degli uomini e delle donne del XX secolo, arrivando intatto fino a noi, che riusciamo a sentire la forza evocativa e la sconcertante attualità delle sue opere.
L’atmosfera di attesa dona ai suoi quadri un’immobilità sospesa, metafisica, che aliena la scena dal presente e la congela fuori dallo scorrere del tempo. L’elemento visivo che nei suoi dipinti sottolinea quest’inerzia insanabile è costituito dalla presenza immancabile di porte, finestre, vetrate, insomma di quei dispositivi che chiamano in causa lo sguardo da o verso un ambiente altro rispetto a quello che compare nello spazio pittorico. La finestra, luogo dello sguardo per eccellenza, ci immette così nel mondo interiore di quei personaggi, chiusi nell'alienazione e nella solitudine della moderna incomunicabilità.
L'individuo delle sue tele è l'abitante delle città moderne, un soggetto nuovo nella rappresentazione, venuto alla luce solo alla fine del XVIII secolo (a partire, per esempio, da certe tele di impressionisti come Degas e Caillebotte e pre-espressionisti come Munch), e poi approfondito per tutto il Novecento. Quello di Hopper però è profondamente diverso da quello europeo, perché è inserito negli spazi tipici d'America: il motel, il distributore di benzina, le brownstones o le ville del New England, l'automat, i locali del Greenwich Village. Li riconosciamo in tanta cinematografia, fotografia, letteratura del secolo passato. Un universo che Hopper anticipa e mette in scena.


venerdì 15 gennaio 2016

Animali in pittura - La Mariée di Marc Chagall

Capre violiniste, cavalli e pesci alati, galletti rossi, mucche bianche e asini verdi: non sono molti i dipinti di Chagall in cui non sono presenti delle figure animali. Queste popolano il mondo onirico e fiabesco dell'artista russo, ebreo di Vitebsk, che attinge alla tradizione biblica e spirituale del suo popolo dominata, soprattutto, dalla visione chassidica della vita e della religione. Il Chassidismo è una corrente ebraica che traduce nella mistica popolare i grandi insegnamenti della tradizione (soprattutto della Kabbala) e li esprime attraverso la musica, la danza, il racconto, la quotidianità ordinaria dell’esistenza dell’ebreo comune. 
Nella mistica del Chassidismo, tutti gli aspetti della vita quotidiana sono una manifestazione divina. Nella città natale di Vitebsk, luogo di incontro di culture e religioni varie, la predicazione del talmud si intrecciava con i racconti di storie e leggende antiche che mescolavano la religione e il profano, il reale e il fiabesco, e che nella vita di tutti i giorni mantenevano la porta aperta all'irrazionale, al miracoloso e all'attaccamento sacrale alle cose.
Gli animali nelle sue tele fanno parte di questo mondo fiabesco, protagonisti

giovedì 14 gennaio 2016

Animali in pittura - La Tentazione di Sant'Antonio di Salvador Dalì

Salvador Dalì, La Tentazione di Sant'Antonio, 1946, Museo reale delle belle arti, Bruxelles.
 
L'opera La Tentazione di Sant'Antonio venne dipinta da Dalì nel 1946, mentre si trovava negli Stati Uniti. In seguito alle esplosioni della bomba atomica nel 1945, le ricerche del pittore catalano si volsero verso le recenti scoperte scientifiche, in particolare nel campo della fisica nucleare, e verso una forma di misticismo paranoico-critico, come racconta egli stesso nel suo Manifesto mistico del 1951, traendo ispirazione prevalentemente dall’iconografia religiosa occidentale. Quest’opera fu presentata al concorso indetto da Albert Levin - e vinto poi da Max Ernst - per la realizzazione dell’unica scena a colori del suo film ispirato a Bel Ami di Maupassant.

mercoledì 13 gennaio 2016

Animali in pittura - Guernica

Pablo Picasso, Guernica, 1937, Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofía di Madrid.
Nell'estate del 1937 si tiene a Parigi l’Esposizione universale. In Spagna infuria la guerra civile. In gennaio, il governo repubblicano commissiona a Picasso, riconosciuto e acclamato in tutto il mondo come il più grande genio artistico del tempo, un dipinto murale da collocare nel padiglione spagnolo. Picasso non ha ancora deciso il soggetto, quando il 26 aprile del 1937 aerei tedeschi e italiani, in appoggio alle truppe di Franco schierate contro le forze del legittimo governo repubblicano, devastano con un bombardamento spietato e selvaggio l'antica cittadina basca di Guernica, provocando un orrendo massacro tra la gente civile. Picasso, che aveva già fatto la sua scelta di

martedì 12 gennaio 2016

Animali in Fotografia - Nick Brandt

Ranger with Tusks of Killed Elephant, Amboseli 2011, da Across the Ravaged Land.
Quest'aquila reale sembra una statua di pietra, riaffiorata dalle oscurità di antichi miti. Ma escludiamo subito l'azione malefica di leggendari sguardi incantatori. Il responsabile della pietrificazione di questo animale è il lago Natron, che si trova in Tanzania, nella Rift Valley. Qui le temperature possono raggiungere i 60° e le acque del lago possiedono un ph talmente elevato (tra 9 e 10,5) da essere un luogo inospitale per qualsiasi creatura, ad eccezione dell’Alcolapia alcalica, un pesce che si è adattato particolarmente bene alla elevata alcalinità dell'ecosistema, e di alcune specie di fenicotteri, che vi nidificano regolarmente.

lunedì 11 gennaio 2016

Animali in Pittura - "La città che sale" di Boccioni

"Noi canteremo le grandi folle agitate dal lavoro, dal piacere o dalla sommossa: canteremo le maree multicolori e polifoniche delle rivoluzioni nelle capitali moderne; canteremo il vibrante fervore notturno degli arsenali e dei cantieri, incendiati da violente lune elettriche" (dal Manifesto del futurismo, 1909).
Inizialmente intitolata Il lavoro, l'opera di Boccioni La citta che sale (1910 - 1911) è una tela di grandi dimensioni, frutto di vari tentativi e studi preparatori, disegni e schizzi a penna e matita realizzati dal pittore in diverse zone industriali di Milano. Nonostante la presenza di elementi realistici come il cantiere, o ancora la resa dello spazio in maniera prospettica, questo dipinto è considerato la prima opera veramente futurista di Boccioni, per la visione dinamica che la anima, per l'esaltazione visiva della forza e del movimento.

Umberto Boccioni, La città che sale, 1910-11, New York, Museo Gugghenheim.
   
La scena ha come sfondo la periferia industriale: in alto si intravedono infatti le impalcature adibite alla costruzione di nuovi edifici, ai quali fanno da sfondo, a destra

domenica 10 gennaio 2016

Animali in Pittura - Franz Marc

Franz Marc, Cavallo nel paesaggio, 1910-11.

Franz Marc è stato banalmente definito “pittore di animali”. L’artista tedesco è stato cofondatore del gruppo espressionista Der Blaue Reiter (1911). A questo proposito scriveva Kandinskij: ”Il nome Der Blaue Reiter, lo trovammo, Marc ed io, davanti ad una tazza di caffé, sotto il pergolato di Sindersdolf. Ad entrambi piaceva il blu. A Marc piacevano i cavalli e a me i cavalieri. E così il nome venne fuori da solo”.
Come tutti i movimenti sorti intorno al primo decennio del ‘900,

sabato 9 gennaio 2016

Animali in Pittura - Henri Rousseau

Armonia e mistero, seduzione e inquietudine, luce e ombra: accostarsi a quest’opera straordinaria è un’esperienza dei sensi che, come gli animali della foresta, si lasciano incantare dall'atmosfera magica e dalla sinfonia ammaliatrice dei colori e delle forme presenti sulla tela. Ogni elemento è nuovo.

Henri Rousseau, detto il Doganiere, L'Incantatrice di serpenti, 1907, Parigi, Musée D'Orsay.
 
Il soggetto in primo luogo: una Eva nera, che ci guarda e che ci investe con il bagliore dei suoi occhi, posta in un giardino lussureggiante e ombroso nello stesso tempo, al cospetto di un serpente spaventoso come quello della Genesi, avviluppato ai rami di un albero. Ma questa volta non è la donna che si lascia sedurre dall’antico adulatore, ma è quest’ultimo

venerdì 8 gennaio 2016

Animali in Pittura - "Ave Maria a trasbordo" di Giovanni Segantini

Giovanni Segantini, Ave Maria a trasbordo, 1886, Proprietà privata della “Otto Fischbacher Giovanni Segantini Foundation” di San Gallo in prestito permanente al Museo Segantini di St. Moritz.

Questo dipinto di Giovanni Segantini, "Ave Maria a trasbordo", fu realizzato in due versioni, e questa risale al 1886. Il trasbordo è quello di una famiglia di pastori, padre, madre e figlioletto, e del loro piccolo gregge di pecore, da una riva all'altra del lago di Pusiano, nella Brianza lombarda, dove l’autore abitava nel 1882, quando dipinse la prima versione.
In quest'opera sono evidenti gli aspetti fondamentali della pittura dell'artista trentino: il realismo, la luce, il legame tra l'uomo e la natura, la visione

giovedì 7 gennaio 2016

Animali in Fotografia - I bambini Tulku di Martine Franck

Secondo la tradizione religiosa del Tibet, i grandi Lama dopo due o tre anni dalla loro morte, si reincarnano nel corpo di un bambino. A volte è lo stesso Lama, prima della morte, a indicare chi sia il predestinato alla santità, altre volte intervengono sogni, visioni o intuizioni da parte di altri grandi Lama. Una volta riconosciuto il bambino giusto, questi diventa un tulku. In genere è un bambino piccolo, di 3 o 4 anni, che viene separato dalla famiglia, fatto entrare in un monastero e affidato ad un maestro, che conosceva la persona che si suppone essersi reincarnata nel bambino e che sarà responsabile della sua educazione morale e intellettuale. I piccoli vengono chiamati anche "rimboche", gioiello prezioso, e come tali sono accuditi ed educati alla spiritualità e alla meditazione. All’interno del tempio essi condurranno una vita sobria e disciplinata, dedita allo studio e alla preghiera, ma anche serena e protetta, aperta ai momenti di gioco e di svago. Non deve essere facile per dei bambini sottostare a un futuro già prestabilito, ma in genere imparano ad accettarlo e ad amarlo, per il grande prestigio che la loro condizione conferisce.

Martine Franck, Tulku Khentrol Lodro Rabsel con il suo maestro Llagyel Shechen nel Monastero di Bonath, Nepal 1996.

Questa è una foto celebre di Martine Franck, che ritrae un tenero momento di gioia provocata da un piccione volato sulla testa del maestro Lhagyel mentre

mercoledì 6 gennaio 2016

Animali in Pittura - I corvi di Van Gogh

"Auvers-sur-Oise, luglio 1890.
Mi sono rimesso al lavoro, anche se il pennello quasi mi casca dalla mano; e, sapendo perfettamente ciò che volevo, ho ancora dipinto ... tre grandi tele. Sono immense distese di grano sotto cieli tormentati, e non ho avuto difficoltà per cercare di esprimere la tristezza, l'estrema solitudine".
Così scrive Vincent Van Gogh al fratello Theo pochi giorni prima di togliersi la vita. E il biglietto che gli fu trovato in tasca il 29 luglio 1890 recava impresse queste parole: "Per il mio lavoro, io rischio la vita, e la mia ragione vi è quasi naufragata …".

Vincent Van Gogh, Campo di grano con volo di corvi, 8 luglio 1890, Van Gogh Museum, Amsterdam.

Non c'è dipinto che mi commuova più di questo campo di grano su cui volteggiano i corvi neri, con il suo rabbioso accostamento del blu freddo e del nero del cielo tempestoso con il giallo caldo e luminoso dei campi, con le pennellate nervose e disperate che si stendono vigorose sulla tela.

La dilatazione dello spazio pittorico attraverso lo specchio. L'oeil de sorcière nella pittura fiamminga

Petrus Christus, Sant'Eligio nella bottega di un orefice, 1449. Metropolitan Museum di New York.
Il pittore fiammingo Petrus Christus raffigura qui Sant'Eligio, protettore degli orefici. Allievo e continuatore di Jan Van Eyck, Petrus Christus vive a Bruges, che è allora la capitale commerciale del Ducato di Borgogna. I capi della Gilda degli orefici gli hanno commissionato il quadro dedicato al loro patrono, Sant’Eligio, per esporlo nella sede della Corporazione.
Sant'Eligio è ritratto in una bottega, mentre soppesa degli anelli nuziali. Come sempre nell'arte fiamminga grande attenzione è rivolta nella cura dei dettagli e nella resa dei materiali di cui sono fatti gli oggetti raffigurati, che sono numerosi e minuziosamente riprodotti.
Nell'angolo in basso a destra si trova uno specchio convesso, molto simile a quello che il suo maestro Van Eyck aveva dipinto nel Ritratto dei coniugi Arnolfini. Tale specchio convesso era chiamato “Oeil de sorcière” (occhio di strega) o “specchio dei banchieri”. Veniva usato nelle case come portafortuna, contro il malocchio e per cacciare le streghe, e nelle botteghe di orafi e banchieri era un efficace strumento per vedere cosa accadeva fuori dal negozio e quindi per tenerlo sotto controllo.Qui lo specchio riflette la strada, gli edifici con gli alti tetti caratteristici di Bruges e due passanti che sembrano essersi fermati a guardare la vetrina.
Il quadro nel quadro, una cornice nella cornice, un gioco di illusioni.

Quentin Massys, L’usuraio e la moglie (1514).

Una situazione molto simile è raffigurata nell'opera di Quentin Massys, L’usuraio e la moglie (1514). Anche qui un altro interno di bottega e anche qui sul bancone uno specchio convesso che riflette l'esterno.

martedì 5 gennaio 2016

Animali in Pittura - L'incubo di Füssli

Il termine inglese “nightmare” (incubo) è composto da “night” (notte) e “mare” (cavallina), perché secondo antiche leggende popolari, l’incubo non è che un mostriciattolo (nell’antica Roma spesso identificato con un Fauno) che cavalca nella notte una giumenta per andare a tormentare il sonno delle fanciulle (l'etimologia di "nightmare" in realtà non è questa, ma è la ricostruzione più diffusa). Il nome di questo mostriciattolo grottesco è proprio “incubus” (dal latino incubare, "giacere sopra"), che di notte si siede sul petto della persona dormiente, creandole in tal modo un senso di oppressione, e condannandola ad un sonno tormentato (di questo senso di oppressione sul petto che scatena l’incubo ne parla anche Freud in termini più scientifici).

Johann Heinrich Füssli, L'incubo, 1802, Goethe Museum Frankfurt-am-Main.
               
Questo è il soggetto che ha reso celebre il pittore svizzero (trasferito in Inghilterra) Füssli e del quale esistono più versioni.
La scena è ambientata in una tetra camera da letto. In primo piano una figura femminile rovesciata sul letto in una posa innaturale che le conferisce un aspetto esanime. Più che addormentata, la posizione delle braccia e la testa reclinata le donano

lunedì 4 gennaio 2016

Animali in pittura - Nature morte

Il Seicento è il secolo della crisi, caratterizzata innanzitutto dalla perdita della visione antropocentrica tipica dell'età umanistico-rinascimentale, ossia della fiducia nelle potenzialità dell’uomo di dominare la natura e l’universo e di essere artefice del proprio destino. Con l'affermarsi del modello eliocentrico, che soppianta quello geocentrico, l’uomo del Seicento scopre di non essere più al centro dell’universo, ma di essere posto tra due abissi, l'infinito e il nulla, e di non avere pertanto dei saldi punti di riferimento. In secondo luogo, la dilatazione dei confini geografici del mondo, dopo la scoperta dell’America e lo spostamento conseguente del baricentro economico dal Mediterraneo all’Atlantico, determinano la decadenza economica dell’Italia, l’emergere di nuove potenze commerciali e coloniali (Paesi Bassi e Inghilterra) e la crisi della centralità dell'Europa. Inoltre, con il Seicento, vengono meno anche i punti di riferimento politici e religiosi; la composizione dell’Europa, rispetto ai secoli precedenti, è caratterizzata da una diffusa frammentazione sia

domenica 3 gennaio 2016

Animali in Pittura - "La Conversione di San Paolo" di Caravaggio

Nella chiesa romana di Santa Maria del Popolo, all'interno della cappella Cerasi, ci sono due opere famosissime di Caravaggio, poste una di fronte all'altra: La conversione di san Paolo e La crocifissione di san Pietro. Dipinto nel 1601 per commissione di Monsignor Cerasi, il primo rappresenta il momento, descritto negli Atti degli Apostoli, della conversione di Saulo di Tarso, soldato romano, folgorato dalla luce divina nel suo viaggio verso Damasco, dove avrebbe dovuto continuare la sua opera di persecuzione dei cristiani.

Michelangelo Merisi da Caravaggio, La conversione di san Paolo, 1601-02, Roma, Santa Maria del Popolo.

Basta guardare il dipinto per rendersi conto dell'audacia compositiva dell'opera e della sua portata rivoluzionaria: qui il vero protagonista non è il santo, ma il cavallo (tanto che qualche critico ha definito la tela "La conversione del cavallo"), messo di traverso lungo lo spazio del quadro e incombente, con la sua gran massa, non solo su Saulo caduto, ma

venerdì 1 gennaio 2016

Animali in Fotografia - Gianni Berengo Gardin

Gianni Berengo Gardin ha scattato questa foto nel 1979. Essa fa parte della serie di foto realizzate in Yugoslavia; ritrae tre anziane vestite di scuro con i fazzoletti sulla testa legati sotto il mento, che guardano con espressione tra il diffidente e il divertito verso la macchina. Le tre "Grazie" balcaniche sono in piedi dietro altrettante anatre che guardano ognuna in una direzione diversa, del tutto indifferenti all'obiettivo puntato su di loro.

Gianni Berengo Gardin, Yugoslavia, 1979.

Foto di un momento semplice e quotidiano (probabilmente scattata in qualche mercato di campagna), ma a chi guarda non può sfuggire il candidamente malizioso accostamento. Ma la fotografia di Berengo Gardin è così: cerca lo sguardo lieve, l'umorismo garbato,