mercoledì 27 luglio 2016

Porte e finestre - Confini di un mondo privato

Pieter De Hooch, Donna che si allaccia il corpetto vicino a una culla, 1660 circa, Gemäldegalerie, Berlin.


Anche l'olandese Pieter de Hooch, come Vermeer, è un pittore del Secolo d'oro dell'arte olandese. La sua carriera si svolge soprattutto a Delft, stessa città in cui operava Vermeer, ritraendo in particolar modo interni e scene familiari di vita borghese, caratterizzati da grande cura per i dettagli di vita quotidiana.
Personaggi privilegiati da De Hooch sono le donne a casa con i loro figli: la madre che sorveglia la culla, che serve la sua famiglia a tavola, che lavora nella sua cucina o cuce o legge una lettera seduta vicino a una finestra (testimonianza, peraltro, del livello di alfabetizzazione femminile). La nota fondamentale di ogni singolo quadro è una intima semplicità; il pittore ci conduce in un ambiente calmo e tranquillo, molto pulito e ordinato, abitato da persone benestanti, un mondo la cui calma non è mai infranta da alcun evento sensazionale.

In quest'opera, accanto a una culla in primo piano, siede una giovane madre, che ha appena allattato il suo bambino ed è intenta a riallacciarsi il corpetto, sorridendo teneramente al figlioletto nella culla, il quale non è visibile allo spettatore. Alle sue spalle, a sinistra, in una nicchia, c'è un letto parzialmente occultato da pesanti tendaggi. Sulle pareti è appeso uno scaldaletto in ottone e una gonna rossa. Il pavimento a quadri bianchi e neri doveva essere tipico delle case olandesi dell'epoca, perché lo troviamo raffigurato anche in molte opere di Vermeer e di altri autori contemporanei. Accanto alla donna vediamo un cane, personaggio ricorrente nei quadri di De Hooch. Una porta aperta sulla destra conduce in un disimpegno dove una bambina è in piedi davanti all'uscio di casa aperto, attraverso il quale il sole penetra all'interno come un rivolo luminoso. Sembra che la ragazzina sia attratta da qualcosa che è all'esterno, fuori dalla casa, di cui avverte il fascino irresistibile. C'è qualcosa di sospeso nel suo sostare davanti all'uscio, oltre il quale splende una luce abbagliante. Questo dispositivo di aprire la vista da un ambiente ad un altro, è detto doorkijkje, un termine che nella lingua fiamminga significa letteralmente ‘guardare attraverso porte’, una tecnica pittorica che è più di un semplice gioco con la prospettiva. 
Già da prima, si era sviluppata intensamente tutta una ricerca sulla rappresentazione dell’architettura interna, in particolare della casa borghese: in questi dipinti sono gli spazi, gli ambienti e gli sviluppi architettonici a costituire i veri soggetti, mentre la presenza umana è piuttosto funzionale ad abitare gli spazi e renderli credibili.
Tale gusto fiammingo per la riproduzione illusiva degli interni, già visibile in nuce in alcuni ritratti del Quattrocento, porterà nella seconda metà del Seicento alle “scatole prospettiche” (peepshow) di Samuel van Hoogstraten. Quest'ultimo, insieme a Pieter de Hooch, fa delle rappresentazioni di interni domestici, attraverso porte e passaggi, una sua specialità. De Hooch perfeziona questo dispositivo; il rapporto tra spazi interni ed esterni, modellati da una prospettiva allargata, produce un piacevole sollievo, per l'arricchimento di luce e per l'atmosfera che ne deriva.
L’elemento del “passaggio”, dell’“attraversamento” fisico di uno spazio risulta strettamente legato alla possibilità di guardare in profondità, di lanciare lo sguardo dal primo piano ad un secondo piano posto in lontananza, ma contiguo al primo.
La prospettiva unitaria e totalizzante del Rinascimento si spezza, si articola in più piani, accentuando il ruolo della vista a cui non lascia aperto tutto il palcoscenico, ma le impone dei passaggi e dei restringimenti. 
Ma, così facendo, la sollecita a un ruolo più attivo nel processo di costruzione mentale e di comprensione dello spazio, che si sviluppa contemporaneamente alla visione e all'attraversamento dello sguardo.

Pieter de Hooch, Donna seduta vicino alla finestra con bambina sulla soglia, 1680 circa – Johnny Van Haeften Ltd, Londra.

Influenzato dalla pittura di Vermeer, nei dipinti di de Hooch si può ammirare un uso sofisticato della luce, vero elemento attivo, in grado di permeare e di animare tutti gli oggetti presenti in un ambiente, e poi la composizione equilibrata, l'atmosfera di intimità e di calore. Queste opere, che esprimono gli ideali olandesi di cura per i bambini e per la casa, colpiscono per la loro tenerezza priva di sentimentalismo.
Nella società mercantile dell'Olanda del Seicento, argomento dell’arte diventa anzitutto ciò che è "proprietà" dell’individuo o della comunità: la famiglia, la casa, il cortile, la città con i suoi edifici, e i suoi dintorni, il paesaggio nativo. Oltre alla scelta dei soggetti, elemento peculiare dell'arte olandese è il verismo, che la distingue non solo dal Barocco di tutta Europa – con le sue pose eroiche, la severa e rigida solennità o l’impetuoso, travolgente sensualismo – ma anche da altre forme di naturalismo. Questo nuovo "naturalismo borghese" è un modo di rappresentazione che cerca non solo di render visibile quel che è spirituale, ma di dar vita e interiorità a ogni cosa visibile. I soggetti rappresentati sono scene di vita quotidiana, ma è palese l'aura di spiritualità e di sacralità che le pervade. E' la sacralità della casa e della famiglia, i nuovi valori di una classe borghese che esige e fonda una sua propria liturgia. I soggetti raffigurati sono scene casalinghe, ma l'atmosfera in cui sono calati ricorda quella di certe iconografie religiose con protagonista la Vergine Maria.
La modernità si fonda sulla distinzione fra la sfera pubblica e la sfera privata, intesa come sfera protetta da ogni tipo di interferenza da parte delle autorità politiche e religiose, e sul riconoscimento che esistono diritti fondamentali che lo Stato è tenuto a riconoscere e tutelare: il diritto all'inviolabilità del proprio corpo, il diritto di proprietà, la libertà di parola e di pensiero, di associazione e di culto, ecc. Ed è proprio nel Seicento che la nuova classe borghese matura questa consapevolezza. Questa sacralità della sfera privata prende corpo, nella nuova iconografia borghese, nella rappresentazione degli interni della casa, luogo sacro e inviolabile per eccellenza, di cui porte e finestre rappresentano delle linee di confine reali e simboliche.


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