martedì 31 marzo 2020

Come cominciai ad amare la fotografia

Vista dal Santuario di Supersano

Si fa presto a dire: troppe fotografie in giro! Sfido, voi ci siete nati dentro. Dopo un mese dalla nascita avevate già due album belli pieni, comprese le stampe dell'ecografia prenatale. Eh sì, lo possiamo dire tutti oggi, che ci sono in giro troppe fotografie, perché tutti le facciamo e le condividiamo e ci sembra di esserne sommersi.
Ok, diciamolo pure. E in fondo mi dispiace un po' per quelli che il valore di una fotografia lo devono cercare nella folla, isolare dalla quantità impazzita di immagini che ci circondano.
Io invece ho avuto si può dire la fortuna?, - mah, non credo possa dirsi una circostanza fortunata -, io ho capito il valore di una fotografia non dalla sua presenza, ma dalla sua mancanza. La fotografia che più mi è entrata dentro è stata una fotografia che non è mai esistita.
Detto così, è una roba da pazzi. Se avete pazienza, ve lo racconto.

lunedì 30 marzo 2020

Rebecca Horn. Il corpo esteso


Rebecca Horn è una performer, scultrice e regista tedesca, che fin dall’inizio porta avanti la sua attività artistica attraverso un ricco ventaglio di forme espressive, che vanno dalla performance al film, dalle sculture e installazioni spaziali ai disegni e fotografie. La sua notorietà è dovuta soprattutto alla creazione di body extension, protesi corporee realizzate in vari materiali che inducono il corpo che le indossa a un nuovo rapporto con lo spazio.
All’età di 19 anni, mentre frequenta l’Accademia di Belle Arti d’Amburgo, inala accidentalmente fibre di vetro e resine artificiali che le danneggiano seriamente i polmoni. Resta così per diciotto mesi ricoverata in un sanatorio e nello stesso periodo subisce la perdita di entrambi i genitori. Costretta a letto, il disegno e la progettazione di estensioni corporee divengono la sua strategia per uscire gradualmente fuori dall’isolamento in cui si trova e di ricollegarsi al mondo.

LA DONNA FETICCIO. LA POUPEE DI HANS BELLMER


Vista con gli occhi di un uomo. Alcuni stereotipi di genere nell’arte dal Rinascimento al Novecento

INDICE DELL'INTERO PERCORSO


La donna feticcio. La poupée di Hans Bellmer

C’è un racconto di Hoffmann, intitolato Der Sandmann (L'uomo della sabbia), in cui si racconta la storia di un giovane di nome Nathanael, che si innamora perdutamente di una ragazza, Olimpia. Con orrore, però, il protagonista scopre che non si tratta di una donna, ma di un automa, la figlia artificiale del Dottor Spallanzani. E la scoperta avviene mentre due uomini, nel contendersela, letteralmente la fanno a pezzi, smembrandola. Questa, e un’altra serie di circostanze, spingeranno il giovane alla pazzia e, infine, al suicidio.

Polvere



Abito questa stanza
in cima al tuo castello
non ricordo da quanti anni
ma se chiudo gli occhi
non so dire il posto delle cose.
Il portagioie di legno è a destra
o a sinistra del gufo impagliato?

Ho provato a pulire, stamattina,
ma la polvere sui piani è ancora là
mi servirà domani
per passarci le dita aperte
e tracciare solchi e parole
per annotare la mia tristezza
che un giorno leggerai.

Si spezzerà questo filo?
Anche il fiore di campo giallino
seccato nel nostro libro di figure
ho macinato nel palmo della mano.
Lo setaccio qui, il piano dove appoggio
i gomiti e la testa qualche volta
nelle pause della mia scrittura.

Una tenda di luce scroscia lieve
nell'aria fino al bordo dei miei piedi
brilla la polvere e danza tutt'attorno
scaglie di pelle, della mia, della tua
unite infine, delle cose morte
che vengono e vanno nella terra
che non temono le ombre della sera.


venerdì 27 marzo 2020

Dei tuoi occhi sepolti nel buio



Dei tuoi occhi sepolti nel buio
non vedo che un guizzo bianco.
Se solo tu mi dessi il permesso
di schiudere l'imposta sulla strada.
C'è luna piena là fuori
in uno strappo di cielo denso.

Non posso voltarmi, come chiedi,
di spalle e far finta di nulla.
Ho bisogno di vedere, lo sai.
Che tormento questi occhi assetati.

Ricordi quella madre sulla soglia scura
con in braccio il suo bambino
attaccato ingordo al piccolo seno.
Mi hai chiesto ancora, sottovoce,
di guardare altrove, lontano.

Eppure lo sai bene
agli occhi non si comanda.
Così ora scelgo di fuggire
e alla luce far pagare la sua pena
perché vedendo il tuo corpo ferito
non ho pianto. L'ho desiderato.

mercoledì 25 marzo 2020

correvi le foglie



Tra i verdi filari
correvi le foglie
amare nel sole
mordevi
le foglie
vischiose. Parole
contro cicale
per acquietare
la pena furiosa
nell'aria
che sale
si posa
la cenere fredda
mio padre
dal tronco scavato
mi chiama
mia madre
nel grembo
si ammanta
di voce di lama.
Correvi le foglie
amare di fiato
e sudore
linfa di pianta
che cola
sul canto chinato
che muore
correvi la terra
si schianta.
Era bello l'insetto
smaltato
uno specchio
nell'ali serrate
hai guardato
era vecchio
il ciglio del cielo
i tuoi occhi
le fronti bendate
distese
correvi le foglie
inclinate
le labbra rapprese
di gelo.




LE DONNE DI MAN RAY

Man Ray, Le violon d'Ingres, 1924.

Vista con gli occhi di un uomo. Alcuni stereotipi di genere nell’arte dal Rinascimento al Novecento

INDICE DELL'INTERO PERCORSO
Introduzione
I - Passivo oggetto dello sguardo
II - Angelo del focolare
Appendice - Con le mani in mano
III - Femme fatale
IV - Corpi tra metamorfosi e frammentazioni
      - Lo sguardo del Surrealismo sulla donna
      - La figura femminile nella pittura di Magritte
      - Le donne di Man Ray
      - La donna feticcio. La poupée di Hans Bellmer

Potrebbe, a prima vista, sembrare contraddittoria la definizione di fotografia surrealista, cioè l’accostamento tra una pratica che un secolo fa veniva ancora considerata come una registrazione automatica del reale e un movimento artistico che invoca invece la surrealtà, cercandola nella dimensione del sogno e dell’inconscio e ricorrendo ad alcune tecniche, come quella della scrittura automatica. E invece proprio la fotografia, con le sue caratteristiche di taglio, di inquadratura, di rapporto di luce e ombra, può essere a pieno titolo considerata una forma di scrittura. E in tal senso la intendono i surrealisti, che amplificano proprio questo aspetto dell’immagine fotografica, ricorrendo a una serie di pratiche e di artifici che ne enfatizzano la natura di segno, saggiando le possibilità espressive del mezzo fotografico: rayogrammi, solarizzazioni, fotomontaggi, sovraimpressioni, esposizioni multiple, collage, bruciature e pietrificazioni, tecniche di manipolazione che rendono la fotografia un'esperienza al servizio dell'esplorazione dell'immaginario o dell'inconscio, che permettono di realizzare uno stile che tende all’onirismo, al fine di svelare ciò che è celato dietro le apparenze. Tali sperimentazioni sono strettamente correlate ai temi del surrealismo, che privilegiano in particolare il corpo nudo femminile che, come in pittura, subisce processi di ibridazione, frammentazione, distorsione, deformazione, mimetismo, che lo impregnano di una forte carica erotica e che, soprattutto, generano dei ribaltamenti di senso che mettono in crisi le convenzioni percettive del corpo umano, dando vita all’ ‘informe’.

LA FIGURA FEMMINILE NELLA PITTURA DI MAGRITTE

René Magritte, L'invenzione collettiva, 1934.

Vista con gli occhi di un uomo. Alcuni stereotipi di genere nell’arte dal Rinascimento al Novecento

INDICE DELL'INTERO PERCORSO
Introduzione
I - Passivo oggetto dello sguardo
II - Angelo del focolare
Appendice - Con le mani in mano
III - Femme fatale
IV - Corpi tra metamorfosi e frammentazioni
      - Lo sguardo del Surrealismo sulla donna
      - La figura femminile nella pittura di Magritte
      - Le donne di Man Ray
      - Il corpo feticcio. La poupée di Hans Bellmer


L’arte di Magritte si caratterizza come una rappresentazione costantemente instabile, che turba le nostre consuetudini visive e le nostre convenzioni interpretative, nella misura in cui cerca di trasportare la visione dal quotidiano all’inatteso, di evocare l’insolito a partire dalle figure familiari. E cosa c’è di più familiare del corpo umano? Ma proprio questo oggetto familiare viene proposto in svariate soluzioni che lo decontestualizzano, lo liberano dai consueti schemi di utilità e di uso, per farcelo vedere in un modo del tutto nuovo. Magritte emancipa il corpo dalla sua identità socio-culturale, sovvertendo l’immagine abituale che si è sedimentata nel corso dei secoli.
Un consistente numero di quadri dell'autore ci restituisce corpi radicalmente deformati, amputati o frammentati, dis-organizzati, dove l'integrità della figura è violata e riconfigurata. E' il corpo femminile ad essere la figura prevalente, proposto in svariate soluzioni, frantumato in più elementi e ricomposto mediante un'operazione linguistica.

martedì 24 marzo 2020

CORPI TRA METAMORFOSI E FRAMMENTAZIONI

Paul Delvaux, L'aurora, 1937.

Vista con gli occhi di un uomo. Alcuni stereotipi di genere nell’arte dal Rinascimento al Novecento

INDICE DELL'INTERO PERCORSO
Introduzione
I - Passivo oggetto dello sguardo
II - Angelo del focolare
Appendice - Con le mani in mano
III - Femme fatale
IV - Corpi tra metamorfosi e frammentazioni
      - Lo sguardo del Surrealismo sulla donna
      - La figura femminile nella pittura di Magritte
      - Le donne di Man Ray
      - Il corpo feticcio. La poupée di Hans Bellmer


Lo sguardo del Surrealismo sulla donna

Già a partire dall’arte di fine Ottocento si assiste a una messa in causa globale dell’idea classica di bellezza anatomica e dei canoni di proporzione che avevano caratterizzato la rappresentazione del corpo umano per lunghi secoli.
L’arte del ventesimo secolo aggredisce la tradizionale rappresentazione della figura femminile e di quella umana in genere; i movimenti del Cubismo, dell'Espressionismo, del Futurismo ne restituiscono un'immagine dislocata, geometrica, distorta, sfigurata.
Il Surrealismo porta la rappresentazione del corpo umano e della figura femminile in altri territori, che adoperano abbondantemente gli stilemi della frammentazione e dell'ibridazione. Il movimento fondato da Breton trae ispirazione dalla Metafisica di de Chirico e dal Dadaismo di Duchamp, attingendo all’universo del pre-cosciente, del sogno, del mito, delle libere associazioni. La mutazione, la metamorfosi, il paradosso, diventano il terrain vague su cui lo sdoppiamento tra realtà e surrealtà può agire per far emergere le illimitate possibilità dell’inconscio.
L’arte surrealista rappresenta soprattutto corpi ibridi, luoghi di metamorfosi tra uomo e animale o pianta, tra uomo e oggetto inanimato, tra uomo e creatura fantastica, dando vita al “mostro”, al corpo polimorfo, meraviglioso e terribile al tempo stesso, che crea nello spettatore uno shock psichico e visivo, conducendolo nel regno dell’inconscio. Ecco allora le donne-albero di Delvaux, la Sposa-uccello di Max Ernst, i corpi ibridi di Magritte, le Veneri con i cassetti di Salvador Dalì.

sabato 21 marzo 2020

DONNE AL TAVOLO DI UN BAR


Vista con gli occhi di un uomo. Alcuni stereotipi di genere nell’arte dal Rinascimento al Novecento

INDICE DELL'INTERO PERCORSO
Introduzione
I - Passivo oggetto dello sguardo
II - Angelo del focolare
Appendice - Con le mani in mano
III - Femme fatale
      - Donne che uccidono gli uomini
      - La femme fatale della Belle Epoque
      - Donne al tavolo di un bar
IV - Corpi tra metamorfosi e frammentazioni

La donna del XIX secolo non ha il diritto di testimoniare in un processo, di fare testamento, di esercitare la tutela familiare e tanto meno quello di votare. Le sole donne che godessero l’approvazione della società erano sposate e madri, discrete, sobriamente abbigliate, prive di ogni potere, senza diritto di parola. Chi non riveste il ruolo sociale di figlia o di moglie irreprensibile, chi non sottostà alle ferree leggi dello spazio domestico, è invece rappresentata come ‘donna dissoluta' o 'donna perduta’, figura marginale collocata non all'interno dello spazio domestico, in quanto luogo della donna onesta e virtuosa, ma nei ritrovi della mondanità, come bar, caffè, music-hall.
E' a partire dalla seconda metà dell'Ottocento che cominciano a comparire, soprattutto in Francia, alcuni dipinti che rappresentano la donna seduta al tavolino di un bar, davanti a un bicchiere di assenzio, la "fata verde". Fa parte della cornice iconografica del bohemien, figura che si alimenta dei Fiori del male e della cultura decadente di quell'epoca.

venerdì 20 marzo 2020

LA FEMME FATALE DELLA BELLE ÉPOQUE

Lucien Levy-Dhurmer, Eve, 1896.


Vista con gli occhi di un uomo. Alcuni stereotipi di genere nell’arte dal Rinascimento al Novecento

INDICE DELL'INTERO PERCORSO
Introduzione
I - Passivo oggetto dello sguardo
II - Angelo del focolare
Appendice - Con le mani in mano
III - Femme fatale
      - Donne che uccidono gli uomini
      - La femme fatale della Belle Epoque
      - Donne al tavolo di un bar
IV - Corpi tra metamorfosi e frammentazioni


La cultura estetica di fine Ottocento pone la donna al centro del suo universo immaginifico, enfatizzando il mito della femme fatale, che dalle liriche di Baudelaire approda ai romanzi decadenti, al teatro, alle correnti artistiche a cavallo tra i due secoli fino al cinema muto.
La storia è attraversata da figure di donne ambigue, seduttrici e pericolose: Eva, Lilith, Salomé, Jezebel, Dalila della Bibbia, la Maga Circe, Medea, Clitennestra, Elena di Troia dell’antica mitologia greca, Cleopatra, Messalina e Poppea della storia romana, la fata Morgana, la maga Alcina e Armida della letteratura epico-cavalleresca, solo per citare gli archetipi leggendari più noti, a cui aggiungere tutte quelle figure ibride del mito, come la sfinge, le arpie, le sirene da sempre viste come una minaccia per l'uomo.

Contagio



Come posso tenerti lontano
dagli occhi, dalle narici
lontano dai luoghi di accesso
al mio corpo sano?
Non voglio far parte
della trama del contagio.
Contagio, da tangere, toccare.
Contatti da evitare
luoghi contaminati da attraversare.

Se raggiungo la mia casa
sarò al sicuro.
Sigillerò tutte le porte
metterò gli stracci in ogni fessura.
Poi mi stenderò e riderò
di gusto amaro
battendo le mani sul lenzuolo.
Riderò per l'ironia
di un nemico che non si vede.
Tu che anelavi all'invisibile!
Ecco, è giunto sulla soglia di casa.

La chimica brucia le mani
la pelle si è fatta porpora.
La maschera mi imbavaglia il respiro
che urta la parete di tessuto non tessuto
nelle strade non più strade
in questi giorni non più giorni.
La primavera intorno ride anche lei
ma senza ironia.

Sono ancora io?
il mio corpo mi appartiene ancora
o il mio nemico è già di casa?

Oggi hai proprio voglia di delirio.
Eppure ti sei specchiata
nella penombra della sera.
Era già dentro di te.
Non lo sentivi?
Da quando hai aperto gli occhi
da quando hai guardato
i denti di tua madre.
Da allora ti abita la pelle
caldo simulacro.
Da sempre ha cura di te
il tuo nemico.


giovedì 19 marzo 2020

Nella stanza chiusa



Pulsare del tempo nella casa
una goccia segue l'altra nel sifone
precisa nel centro
di gravità lineare, vettoriale.
Le tapparelle calate a metà
respingono il sole, che resiste
e penetra a strisce la trincea.
Un'ape ottusa percorre la barriera
con le zampette pelose acuminate.
Ti sei imprigionata da sola, piccola idiota.
Cosa cercavi nella mia casa?
Ti fa compagnia una cimice grigia
che si tiene lontana
urtando lo stipite con tonfo opaco
e la cavalletta entrata ieri
è immobile da stamattina.
Cosa pensavate di trovare qui
tra queste pareti bianche?
Tra questo brusio di ventole accese
e specchi bruniti?
Troppe falle in questa barricata.
Non resisterà fino alla fine della guerra.



martedì 17 marzo 2020

DONNE CHE UCCIDONO GLI UOMINI

Michelangelo Merisi da Caravaggio, Giuditta e Oloferne, 1597, Gallerie nazionali d'arte antica, Palazzo Barberini, Roma.

Vista con gli occhi di un uomo. Alcuni stereotipi di genere nell’arte dal Rinascimento al Novecento

INDICE DELL'INTERO PERCORSO
Introduzione
I - Passivo oggetto dello sguardo
II - Angelo del focolare
Appendice - Con le mani in mano
III - Femme fatale
      - Donne che uccidono gli uomini
      - La femme fatale della Belle Epoque
      - Donne al tavolo di un bar
IV - Corpi tra metamorfosi e frammentazioni


Nel nostro immaginario, anche iconografico, il braccio alzato, nell'atto di colpire, non appartiene in genere a una donna. Eppure la nostra produzione pittorica, a partire dal Medioevo, ha frequentato spesso questo tema, riprendendo in particolare due episodi dell’Antico Testamento, quello di Giuditta e Oloferne e quello di Giaele e Sisara.
Il primo è narrato nel Libro di Giuditta, contenuto nella Bibbia cristiana cattolica, ma non accolto nella Bibbia ebraica. Racconta le gesta della giovane e ricca vedova ebrea, Giuditta, la quale, usando il suo fascino e la sua intelligenza, riesce a sconfiggere la minaccia assira, che da tempo assedia la città giudea di Betulia, ormai ridotta allo stremo e sul punto di arrendersi. Giuditta, la cui virtù, umiltà e fede in Dio ispirano il rispetto di tutti, accompagnata dalla fedele schiava Abra, si reca all'accampamento assiro, dopo essersi purificata e splendidamente abbigliata, portando doni e fingendo di aver tradito il suo popolo. Affascinato dalla sua bellezza e dalle sue parole, il generale Oloferne accoglie la donna. Dopo tre giorni, alla fine del banchetto serale, Giuditta rimane sola in compagnia dell’uomo, completamente ubriaco, che sprofonda rapidamente in un sonno profondo. Afferrata la scimitarra del generale e invocato l’aiuto di Dio, la donna ne taglia la testa, la avvolge in un panno, la mette in un cesto e la affida alla sua serva. In questo modo Giuditta salva il suo popolo dal nemico e per questo viene festeggiata con tutti gli onori, vivendo a lungo, libera e assai rispettata dalla sua gente.

lunedì 16 marzo 2020

APPENDICE: CON LE MANI IN MANO


Vista con gli occhi di un uomo. Alcuni stereotipi di genere nell’arte dal Rinascimento al Novecento

INDICE DELL'INTERO PERCORSO
II - Angelo del focolare
      - Maternità


Richard Burchett era un pittore preraffaellita. Alla metà dell'800 realizzò, traendo le fattezze e l'abbigliamento da quadri rinascimentali, i ritratti a figura intera della Casa di Tudor, da destinare alla Camera dei Lord nel Palazzo di Westminster. Tra i personaggi femminili, anche le sei mogli di Enrico VIII.
Da notare la postura delle figure maschili rispetto a quelle femminili, in particolare la posizione delle mani. Gli uomini esprimono autorità, saggezza e forza, per evidenziare il proprio ruolo di sovrano, condottiero, uomo di potere. Di persona dotata di controllo, su di sé e sugli altri.
Le dame e regine hanno tutte la stessa postura e non recano alcun oggetto che denoti potere o conoscenza. E soprattutto hanno tutte le mani accavallate e posate sul grembo.
In questi ritratti, la figura femminile è generalmente rappresentata in forma passiva e chiusa in sé, in atteggiamenti che ricordano a tutti la sua funzione eminentemente sessuale. La donna è soprattutto grembo, che accoglie il seme dell'uomo e genera la discendenza.

DONNE ALLA FINESTRA: SU UNA LINEA DI CONFINE

Caspar David Friedrich, Woman at a window, 1822.

Vista con gli occhi di un uomo. Alcuni stereotipi di genere nell’arte dal Rinascimento al Novecento

INDICE DELL'INTERO PERCORSO
Introduzione
I - Passivo oggetto dello sguardo
II - Angelo del focolare
      - I doni di matrimonio
      - Nella sfera domestica
      - Maternità
      - Donne alla finestra: su una linea di confine
Appendice - Con le mani in mano
III - Femme Fatale
IV - Corpi tra metamorfosi e frammentazioni


L'iconografia della donna alla finestra è molto varia e complessa.
Si è già detto nei paragrafi precedenti come, nei secoli passati, lo sporgersi con lo sguardo e l’immaginazione fuori dell'ambiente riservato della casa era considerato una trasgressione. Lo spazio della donna è iscritto dentro le mura domestiche, che sono viste come barriere volte a contenere la libertà d’azione femminile e nello stesso tempo la difendono e ne proteggono la virtù e la reputazione, attraverso l'occultamento visivo. Per questo motivo le finestre e le porte venivano considerate come luoghi di confine potenzialmente pericolosi, luoghi di permeabilità tra vita esterna, riservata all'azione del maschio, e vita domestica.

sabato 14 marzo 2020

MATERNITA'

Auguste Toulmouche, Amore materno

Vista con gli occhi di un uomo. Alcuni stereotipi di genere nell’arte dal Rinascimento al Novecento

INDICE DELL'INTERO PERCORSO
II - Angelo del focolare
      - Maternità


Maternità

Nell'immaginario delle società occidentali, il tema universale e ancestrale della maternità è stato per secoli riprodotto nell'iconografia cristiana della Vergine Maria: una donna, di solito seduta, tiene un bambino di sesso maschile tra le braccia o sulle ginocchia, e talvolta, nella variante di Maria Lactans, lo allatta al seno. Occorre però precisare che tale rappresentazione non ha come soggetto prioritario la maternità intesa come aspetto umano dell'esistenza. La funzione principale di tale schema iconografico è soprattutto quella di illustrare il farsi uomo di Dio; la coppia formata dalla Vergine (il cui figlio, pertanto, non è il frutto di un concepimento) e dal bambino è dunque un'allegoria del mistero dell'Incarnazione. Il piccolo Gesù è, in tali raffigurazioni, un individuo già formato, vero uomo e vero Dio, che la Madre presenta al mondo.

lunedì 9 marzo 2020

NELLA SFERA DOMESTICA

Domenico Ghirlandaio, Nascita della Vergine, 1485-90, Santa Maria Novella, Firenze.

Vista con gli occhi di un uomo. Alcuni stereotipi di genere nell’arte dal Rinascimento al Novecento

INDICE DELL'INTERO PERCORSO
II - Angelo del focolare
      - Maternità


Nell'ambiente della casa

La donna, per la sua posizione giuridica e sociale, era tenuta lontana dalla vita pubblica e quindi confinata nell'ambito familiare. Una rappresentazione molto comune della donna nell’arte è quella che la ritrae all’interno dell’ambiente domestico. In questi casi, la figura femminile non è raffigurata come soggetto passivo e inattivo, ma le attività che svolge sono comunque quelle che identificano i  ruoli legati al suo genere, riassumibili in quelli di “moglie”, di “madre” e di "padrona di casa".
Nella pittura del Quattrocento e Cinquecento sono soprattutto le rappresentazioni di alcuni episodi della vita della Madonna che ci permettono di osservare, anche se in via indiretta, l’ideale morale della donna associato all’immagine della casa di cui è simbolo. Le sacre rappresentazioni disegnano, marcandoli, i confini entro i quali rappresentare lo spazio delle donne. E questi confini sono quelli delimitati dalle pareti della casa.

domenica 8 marzo 2020

I DONI DI MATRIMONIO

Raffaello, Ritratto di giovane donna (Dama col Liocorno), 1505-1506, olio su tavola, cm 65 x 51, Roma, Galleria Borghese.

Vista con gli occhi di un uomo. Alcuni stereotipi di genere nell’arte dal Rinascimento al Novecento

INDICE DELL'INTERO PERCORSO
II - Angelo del focolare
      - Maternità


CAP. II - ANGELO DEL FOCOLARE

Nel Capitolo precedente, dedicato ad alcuni dispositivi scopici in cui l'occhio maschile regna avido e sovrano, sono state passate in rassegna delle opere che prendono a pretesto storie del mito e della Bibbia per presentare la donna come oggetto dello sguardo e del desiderio, messo in scena all'interno di giochi di seduzione che il personaggio femminile per lo più subisce.
In questo capitolo verranno presi in considerazione altri schemi rappresentativi, il cui tema non è la donna come oggetto erotico ma come figura domestica, sublimata nelle sue qualità morali e spirituali e inquadrata nei ruoli di moglie, madre e padrona di casa. La rappresentazione del femminile oscillerà sempre tra questi due archetipi: la Venere e la Vergine Maria, la dea seduttrice e la sposa onorata, la cortigiana e la madre amorevole. L'ideale dell'eros e quello della virtù.
Un'altra dimostrazione di come l'iconografia della donna sia sempre stata appannaggio dell'uomo, che la esplora e la mette in posa, che ha inventato una femminilità che è l'immagine dei suoi desideri e anche delle sue paure, rinchiudendola in una sfera simbolica molteplice e ambivalente.


I doni di matrimonio

Nel periodo del Rinascimento era consuetudine, in occasione del matrimonio, commissionare dei quadri in cui, oltre al ritratto della promessa sposa, erano rappresentati i simboli della vita coniugale e delle virtù morali richieste alla fanciulla, in primis quelle di castità e fedeltà, principi fondamentali su cui si reggeva la famiglia patriarcale e che, oltre a un valore morale, possedevano soprattutto un valore economico, se si pensa che l’unione nuziale nel Rinascimento era innanzitutto un contratto nel quale venivano menzionate crude cifre e proprietà immobiliari, accompagnato da una serie di atti rituali. Il matrimonio offriva la possibilità di contrarre alleanze vantaggiose con altre famiglie. Alle figlie veniva chiesto di rinunciare a due rivendicazioni: quella sulla proprietà paterna al di là della dote e quella ad una libera scelta sessuale. I genitori sceglievano i mariti per le figlie e ne negoziavano la sistemazione economica per lo più senza che queste intervenissero. Condizione imprescindibile perché venisse celebrato il matrimonio era l’illibatezza della fanciulla, per garantire la discendenza legittima della famiglia del marito.

mercoledì 4 marzo 2020

PASSIVO OGGETTO DELLO SGUARDO. LA VIOLENZA

Peter Paul Rubens, Susanna e i vecchioni, 1607


Vista con gli occhi di un uomo. Alcuni stereotipi di genere nell’arte dal Rinascimento al Novecento

INDICE DELL'INTERO PERCORSO
Introduzione
I - Passivo oggetto dello sguardo
            - Il sonno
            - Il bagno
            - La toilette e lo specchio
            - Il serraglio
            - L'estasi mistica
            - La violenza
II - Angelo del focolare
Appendice - Con le mani in mano
III - Femme Fatale
IV - Corpi tra metamorfosi e frammentazioni

La violenza 

Sia nel Vecchio Testamento che nella mitologia classica che nella storia di tutti i tempi non mancano le storie di violenza perpetrata contro le donne, insidiate, rapite, stuprate. Le rappresentazioni di questi episodi di rapimento o di violenza sessuale definiscono i contorni di un sistema iconografico tutto al maschile. E’ in particolare con il venir meno dell’ideale umanista del Rinascimento e con l’affermazione dello stile manierista prima, e di quello barocco poi, che l’arte andrà in cerca di effetti emotivi e spettacolari tali da provocare  deformazioni e torsioni dei corpi e l’esasperazione dei gesti e delle espressioni, enfatizzando la violenza della rappresentazione. Le immagini mettono insieme erotismo e sadismo, offrendo la vista di una vittima impaurita o terrorizzata e completamente alla mercé del potere dell’uomo. Tiziano, Bernini, Rubens e tantissimi altri impiegano tutto il proprio virtuosismo artistico in queste scene: rappresentare un corpo che afferra impetuosamente e con violenza un altro corpo è una vera sfida artistica.

PASSIVO OGGETTO DELLO SGUARDO. L'ESTASI MISTICA


Caravaggio, L’estasi di Maria Maddalena, 1606.

Vista con gli occhi di un uomo. Alcuni stereotipi di genere nell’arte dal Rinascimento al Novecento

INDICE DELL'INTERO PERCORSO
Introduzione
I - Passivo oggetto dello sguardo
            - Il sonno
            - Il bagno
            - La toilette e lo specchio
            - Il serraglio
            - L'estasi mistica
            - La violenza
II - Angelo del focolare
Appendice - Con le mani in mano
III - Femme Fatale
IV - Corpi tra metamorfosi e frammentazioni

L'estasi mistica

Anche l’iconografia delle sante non è immune dalla rappresentazione del corpo sessuato.
Un esempio è costituito dalle varie raffigurazioni della Maddalena. L’iconografia prevalente ce la presenta come la penitente dai lunghi capelli, ritratta in preghiera, accompagnata in genere dal vasetto di unguento profumato e dall’oggetto simbolo di memento mori per eccellenza, il teschio, legato al tema della vanitas.
Il teschio è qualche volta semplicemente accanto alla donna, ma il più delle volte è in una posizione più intima. La Maddalena, spesso, posa il palmo di una mano su di esso, oppure lo regge con entrambe le mani di fronte al proprio viso. Altre volte il macabro oggetto è appoggiato sulle sue ginocchia, mentre la donna posa le mani serenamente intrecciate sopra di esso, in un atteggiamento di quieta familiarità, oppure se lo stringe in grembo o al seno, che è per lo più scoperto, in un atteggiamento di grande drammaticità, ma anche di notevole sensualità.

martedì 3 marzo 2020

PASSIVO OGGETTO DELLO SGUARDO. IL SERRAGLIO

Jean Jacques Le Barbier, Il Bagno turco, 1785

Vista con gli occhi di un uomo. Alcuni stereotipi di genere nell’arte dal Rinascimento al Novecento

INDICE DELL'INTERO PERCORSO
Introduzione
I - Passivo oggetto dello sguardo
            - Il sonno
            - Il bagno
            - La toilette e lo specchio
            - Il serraglio
            - L'estasi mistica
            - La violenza
II - Angelo del focolare
Appendice - Con le mani in mano
III - Femme Fatale
IV - Corpi tra metamorfosi e frammentazioni


Il serraglio

Il termine 'serraglio' (dal turco saray, palazzo) in Occidente viene usato anche come sinonimo di harem, per indicare la parte della casa musulmana riservata alle donne e ai bambini, dove non può entrare nessun estraneo.
Nel corso del Settecento e dell'Ottocento si sviluppa una vera e propria mania per tutto quello che riguarda l’Oriente, per quello che vi avviene o per quello che si immagini avvenga, complice anche l'edizione parigina delle Mille e una notte del 1704, le spedizioni napoleoniche in Egitto e tutti i numerosissimi resoconti di viaggiatori e avventurieri che visitano i paesi affacciati sul Mediterraneo orientale. Si tratta, nella maggior parte dei casi, di storie e di descrizioni che indugiano su particolare tematiche, dal bagno turco all'harem, dal caravanserraglio alle carovane del deserto, che nell'immaginario europeo stimolano la fantasia, costituendo una ricchissima fonte di ispirazione per molti pittori e scrittori.

PASSIVO OGGETTO DELLO SGUARDO. LA TOILETTE E LO SPECCHIO

Giovanni Bellini, Giovane donna nuda allo specchio, 1515

Vista con gli occhi di un uomo. Alcuni stereotipi di genere nell’arte dal Rinascimento al Novecento

INDICE DELL'INTERO PERCORSO
Introduzione
I - Passivo oggetto dello sguardo
            - Il sonno
            - Il bagno
            - La toilette e lo specchio
            - Il serraglio
            - L'estasi mistica
            - La violenza
II - Angelo del focolare
Appendice - Con le mani in mano
III - Femme Fatale
IV - Corpi tra metamorfosi e frammentazioni

Donne davanti a uno specchio

Il rapporto della donna con lo specchio si perde nella notte dei tempi. Forse non tutti sanno che il simbolo del femminile, cioè ♀, è la rappresentazione stilizzata della mano della dea Venere che sorregge uno specchio (mentre quello maschile, convenzionalmente rappresentato con il simbolo ♂, è la raffigurazione stilizzata dello scudo e della lancia del dio Marte).
I dipinti raffiguranti donne davanti a uno specchio sono migliaia. In genere il soggetto femminile viene mostrato in un interno, di schiena o di profilo, seduto o in piedi. E’ lecito affermare che si tratti di uno stereotipo iconografico di genere, dato che il numero di  rappresentazioni di soggetti maschili ritratti in relazione con uno specchio è davvero insignificante se paragonato a quello che caratterizza le rappresentazioni femminili.

lunedì 2 marzo 2020

PASSIVO OGGETTO DELLO SGUARDO. IL BAGNO

Tiziano Vecellio, Diana e Atteone, 1556-59, National Gallery di Londra.

Vista con gli occhi di un uomo. Alcuni stereotipi di genere nell’arte dal Rinascimento ai nostri giorni

INDICE DELL'INTERO PERCORSO
Introduzione
I - Passivo oggetto dello sguardo
            - Il sonno
            - Il bagno
            - La toilette e lo specchio
            - Il serraglio
            - L'estasi mistica
            - La violenza
II - Angelo del focolare
Appendice - Con le mani in mano
III - Femme Fatale
IV - Corpi tra metamorfosi e frammentazioni

Il bagno

Un altro modello iconografico in cui si sviluppa il rapporto di sottomissione del corpo della donna allo sguardo maschile è quello che ha come tema il bagno.
Diversi sono i miti adoperati come pretesto narrativo. In ognuno di essi si consuma lo scenario in cui uno o più uomini sono intenti a spiare delle donne mentre fanno il bagno o si accingono ad asciugarsi. Uno di questi è quello di Diana e Atteone.
Il mito racconta che un giorno il giovane Atteone, durante una battuta di caccia (ambientazione che in seguito diverrà tipica per questo genere di incontri, in cui la donna finirà per assumere il ruolo di ulteriore ‘preda’), si imbatté casualmente nella grotta in cui Diana e le sue compagne stavano facevano il bagno. Non appena si accorse della sua presenza, la dea adirata per l’oltraggio subito – l’uomo aveva infatti visto nude lei e tutte le altre fanciulle – gli spruzzò dell’acqua sul viso, trasformandolo in un cervo, che verrà sbranato dai suoi stessi cani. Uno dei dipinti più celebri, che illustrano questo mito, è quello di Tiziano, che si sofferma sulla prima parte della storia. Nel quadro si vede l’aitante Atteone mentre, scostato un drappo rosso, vede la Dea e le sue ninfe mentre fanno il bagno, violandone l’intimità.

CAPITOLO I – PASSIVO OGGETTO DELLO SGUARDO. IL SONNO

Giorgione, Venere dormiente, 1507-10, Gemäldegalerie di Dresda

Vista con gli occhi di un uomo. Alcuni stereotipi di genere nell’arte dal Rinascimento ai nostri giorni

INDICE DELL'INTERO PERCORSO
Introduzione
I - Passivo oggetto dello sguardo
            - Il sonno
            - Il bagno
            - La toilette e lo specchio
            - Il serraglio
            - L'estasi mistica
            - La violenza
II - Angelo del focolare
Appendice - Con le mani in mano
III - Femme Fatale
IV - Corpi tra metamorfosi e frammentazioni


La rappresentazione della donna nell’arte è caratterizzata da notevole ambivalenza. Lo sguardo maschile l’ha plasmata di volta in volta facendone un modello di bellezza, un oggetto erotico, l’incarnazione delle virtù domestiche, la madre, la vergine, la santa, la peccatrice, la crudele seduttrice in grado di condurre l’uomo alla rovina e alla perdizione. Madonna ed Eva, Musa e Sfinge, Venere e Salomè: l'iconografia ha contribuito notevolmente a plasmare e trasmettere molti degli stereotipi di genere che caratterizzano il ‘femminile’.
La rappresentazione dei sessi nell’arte contribuisce a consolidare e reiterare le strutture mentali tipiche della società patriarcale, incarnandole in pratiche simboliche e stereotipi iconografici che regolano la postura e il linguaggio del corpo femminile e maschile, definendo consolidate relazioni sociali e di potere. Una di queste si esprime nella costruzione dello sguardo.