sabato 14 marzo 2020

MATERNITA'

Auguste Toulmouche, Amore materno

Vista con gli occhi di un uomo. Alcuni stereotipi di genere nell’arte dal Rinascimento al Novecento

INDICE DELL'INTERO PERCORSO
II - Angelo del focolare
      - Maternità


Maternità

Nell'immaginario delle società occidentali, il tema universale e ancestrale della maternità è stato per secoli riprodotto nell'iconografia cristiana della Vergine Maria: una donna, di solito seduta, tiene un bambino di sesso maschile tra le braccia o sulle ginocchia, e talvolta, nella variante di Maria Lactans, lo allatta al seno. Occorre però precisare che tale rappresentazione non ha come soggetto prioritario la maternità intesa come aspetto umano dell'esistenza. La funzione principale di tale schema iconografico è soprattutto quella di illustrare il farsi uomo di Dio; la coppia formata dalla Vergine (il cui figlio, pertanto, non è il frutto di un concepimento) e dal bambino è dunque un'allegoria del mistero dell'Incarnazione. Il piccolo Gesù è, in tali raffigurazioni, un individuo già formato, vero uomo e vero Dio, che la Madre presenta al mondo.

Una delle prime testimonianze iconiche del culto mariano sono alcune statuette votive rinvenute nella località di Abu Mena, a sud di Alessandria d’Egitto, risalenti al IV o V secolo d.C., che rappresentano Maria con il seno prominente e il ventre gonfio, a testimonianza del fatto che le donne in gravidanza hanno sempre visto nella Madonna la protettrice del parto e della fertilità. In tal senso, il culto mariano si inseriva perfettamente in quel panorama di divinità femminili, legate alla sfera della riproduzione e della fertilità, le cui origini si perdono nelle profondità dei tempi.

Pietro Perugino, Madonna col Bambino, 1501 ca.

Dovendo la Chiesa combattere contro le eresie che mettevano in discussione la doppia natura, umana e divina, del Cristo, rappresentare quest’ultimo in braccio alla madre o mentre viene da lei allattato era un modo per ribadire e soprattutto diffondere il mistero dell’Incarnazione e dei dogmi dottrinali ufficiali.
La parte della vita di Cristo ignorata dai Vangeli ufficiali veniva invece vivacemente trattata da quelli Apocrifi, i quali insistevano sulla dimensione familiare di Gesù, sulla sua infanzia, sul rapporto con i genitori, temi universalmente cari alla sensibilità e vicini alla quotidiana esperienza delle persone. Il Cristo era stato un bimbo come gli altri, pur dotato di poteri speciali, e come gli altri doveva essere stato preso in braccio, cullato, allattato dalla madre. E quella madre doveva essere percepita come emblema, peraltro portato a livello paradigmatico, della maternità in sé.

Giovanni Bellini, Madonna col bambino, Brera 1510.

Si può notare come le rappresentazioni più antiche, in stile bizantino o gotico, siano più rigide, stilizzate e simboliche, mostrando la relazione tra madre e bambino caratterizzata da staticità, senza un particolare trasporto materno, mentre le rappresentazioni realizzate nel periodo rinascimentale e successivo siano molto più realistiche, dotate di maggiore naturalezza, libertà compositiva e di più attenzione alla realtà fisica e umana dei protagonisti. In queste raffigurazioni, la Madonna non è la Madre spirituale che presenta al mondo il Dio-bambino, ma una donna che abbraccia o allatta il proprio figlio con affetto e trasporto autenticamente materni.
Eppure, quanta tenerezza possiamo leggere nell'espressione della Madonna del Perugino, che non abbraccia il proprio bambino ma lo tiene sulle ginocchia quasi con riverenza, guardandolo con dolcezza materna e nello stesso tempo con la nostalgia e la malinconia di una madre conscia di come il proprio figlio non le appartenga veramente?

Raffaello, Madonna della seggiola, 1514. Olio su tavola, diametro 71 cm. Firenze, Palazzo Pitti.

Gerard David - Virgin and Child with the Milk Soup, 1515 ca.

Orazio Gentileschi, Madonna col Bambino, 1609.

Dopo la Riforma Protestante, il Nord Europa fu interessato da una serie di episodi di iconoclastia, cioè di distruzione di immagini sacre all’interno di luoghi di culto cattolici, fomentati dalle frange riformate oltranziste, che accusano le immagini di indurre idolatria o iconolatria. La furia iconoclasta percorse la Svizzera, la Germania, la Francia, i Paesi Bassi arrivando in Danimarca e perfino in Scozia. Immagini dei santi o della Vergine, vetrate raffiguranti eventi miracolosi o soprannaturali furono rimosse dalle chiese e dalle cappelle cattoliche, e spesso furono distrutte.
Questo fu uno dei motivi che portò allo sviluppo, in questi paesi, della pittura di genere, il cui soggetto non appartiene alla dimensione universale e atemporale della mitologia o del sacro o non fa riferimento a un episodio della storia, ma fa parte della dimensione immanente, nella sua più anonima quotidianità. L'intimità della sfera domestica e familiare diventa un soggetto privilegiato della pittura a partire dal XVII secolo e anche il tema della maternità, da tema religioso, acquista caratteri sempre più secolari, legandosi alla rappresentazione dei valori morali e sociali di una classe in ascesa, la borghesia.

Gerard ter Borch, Una madre che pettina i capelli del suo bambino, nota come "Caccia ai pidocchi", 1652-53.

E così pittori come Vermeer, Gabriel Metsu, Pieter de Hooch, Nicolaes Maes, Gerrit Dou si specializzano in pitture di interni, abitate quasi sempre da donne intente nelle loro attività quotidiane. Una di queste è l'accudimento dei figli, i quali acquistano sempre più importanza all'interno del contesto sociale. Quella tra madre e figlio si delinea come una relazione esclusiva, che non lascia molto spazio, quanto meno all'interno delle scene rappresentate, alla figura paterna, di rado associata alla funzione di educazione dei bambini.
L'Ottocento è il secolo in cui questo tema trova un'ampia diffusione. La relazione materna è definitivamente sottratta al tema religioso e viene tratteggiata come relazione umana di tenerezza e amore nei confronti del figlio da parte di una madre che è carnale più che spirituale. L'età vittoriana costituisce il periodo in cui domina la rappresentazione borghese della donna come angelo del focolare, centro della vita domestica, responsabile della cura dei figli, segregata nelle pareti della casa.

Madre con bambino in braccio

Gabriel Metsu, Bambino malato, 1660 ca.

Johann Friedrich August Tischbein, Anne Pauline Dufour-Feronce with her son, Jean-Marc-Albert, 1802.



Madre vicino alla culla

Pieter de Hooch

Pieter de Hooch, Interior with Mother and Child

Nicolaes Maes, The Lacemaker, 1656 ca.




Gustave Leonard de Jonghe, Il primo figlio.

La madre tra i suoi figli





Václav Brožík



Madri e figlie

Nel Seicento, mentre in Italia e in altri regioni europee impazza lo stile barocco, spettacolare e teatrale, in terra fiamminga, dove la riforma protestante aveva abolito le immagini di culto, si diffondono al contrario sobrie scene di interni borghesi. L’interno della casa è il mondo abitato soprattutto dalle donne ed è il luogo della pace e della serenità domestica. In entrambi i contesti, tuttavia, troviamo finalmente sulla scena figure di figlie femmine. In paesi come Spagna e Italia prevale l'iconografia religiosa di Sant'Anna insieme a Maria bambina, in quelli nordici il tema è del tutto secolarizzato. La composizione prevalente mostra la madre seduta con la figlia accanto, a cui insegna una qualche attività connessa ai ruoli che sarà chiamata a svolgere.

Bartolomé Esteban Murillo, Sant'Anna insegna alla Vergine a leggere, 1655 ca.

Pieter de Hooch, Interno con una donna che legge ed e un bambino con un cerchio, 1662-66. 

Auguste Toulmouche - Lezione di lettura, 1865.

Madre e figlia

Questa iconografia si afferma e arriva fino al secolo scorso, con diverse varianti. Nella scena, ad esempio, compare spesso una culla, all’interno della quale dorme placidamente un bambino neonato, mentre madre e figlia vegliano accanto. In altre rappresentazioni, il bambino è in braccio alla madre, la quale sembra voler coinvolgere la figlia nell’accudimento. In altre ancora, la madre è intenta a cucire e ricamare e la figlia siede su una piccola seggiola accanto a lei, oppure (nelle rappresentazioni più recenti) sono una accanto all’altra e giocano o leggono insieme.
Insomma, la casa borghese è il luogo delle donne, delle madri e delle figlie. Il luogo in cui le bambine sono educate ad essere future mogli e madri. Questa cornice di segregazione caratterizzerà la rappresentazione prevalente del binomio madre-figlia per lungo tempo.

Gerrit Dou, La giovane madre, 1658.
Arthur J. Elsey, Good Night

Auguste Toulmuche, The new arrival



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