lunedì 16 marzo 2020

APPENDICE: CON LE MANI IN MANO


Vista con gli occhi di un uomo. Alcuni stereotipi di genere nell’arte dal Rinascimento al Novecento

INDICE DELL'INTERO PERCORSO
II - Angelo del focolare
      - Maternità


Richard Burchett era un pittore preraffaellita. Alla metà dell'800 realizzò, traendo le fattezze e l'abbigliamento da quadri rinascimentali, i ritratti a figura intera della Casa di Tudor, da destinare alla Camera dei Lord nel Palazzo di Westminster. Tra i personaggi femminili, anche le sei mogli di Enrico VIII.
Da notare la postura delle figure maschili rispetto a quelle femminili, in particolare la posizione delle mani. Gli uomini esprimono autorità, saggezza e forza, per evidenziare il proprio ruolo di sovrano, condottiero, uomo di potere. Di persona dotata di controllo, su di sé e sugli altri.
Le dame e regine hanno tutte la stessa postura e non recano alcun oggetto che denoti potere o conoscenza. E soprattutto hanno tutte le mani accavallate e posate sul grembo.
In questi ritratti, la figura femminile è generalmente rappresentata in forma passiva e chiusa in sé, in atteggiamenti che ricordano a tutti la sua funzione eminentemente sessuale. La donna è soprattutto grembo, che accoglie il seme dell'uomo e genera la discendenza.




Questa postura raccolta deve essere particolarmente cara alla casa regnante inglese visto che anche l'ultimo e longevo epigono, la Regina Elisabetta II, è solita mostrarsi in tal guisa, così sobria e apparentemente innocua.


Il ritratto con le mani in grembo non è propriamente uno stereotipo di genere, in quanto numerosi sono anche gli esempi di ritratti maschili che presentano la stessa postura. In proporzione, tuttavia, lo stare con le "mani in mano" o con le "braccia conserte" riguarda soprattutto figure femminili. Il soggetto rappresentato viene caratterizzato come figura inerte, indolente, inattiva.

I pittori tedeschi Cranach il Vecchio e Cranach il Giovane ne hanno fatto un tratto distintivo dei loro ritratti femminili:


In effetti tale postura caratterizza soprattutto la pittura nordica, pur estendendosi a tutta la ritrattistica occidentale. In età vittoriana sembra costituire un canone consolidato di raffigurazione della donna della buona società. Pittori come il tedesco Franz Xaver, il fiammingo Gustave Léonard de Jonghe, i francesi Edouard Louis Dubufe e Auguste Toulmouche eseguono ritratti di nobildonne riccamente abbigliate, nella posa dell'indolenza come si addice ai canoni rappresentativi propri della loro classe sociale.









Le donne raffinate e mondane dell'artistocrazia e dell'alta società europea furono il soggetto preferito anche dell'americano John Singer Sargent, pur riuscendo a infondere nei suoi ritratti una lieve ombra di tensione e inquietudine, in quel periodo storico di passaggio tra Ottocento e Novecento.








John Singer Sargent, Miss Elsie Palmer, 1890.

Oltre che dalle mani in mano, il grembo delle dame era spesso occupato da un animaletto da compagnia.
Tutti animali dalla simbologia chiara, tuttavia, legati in particolar modo a valori come la castità (unicorno, ermellino) o la fedeltà (il cane). Pochissimi i gatti, che in passato hanno goduto di una fama piuttosto compromessa.
Onnipresente il cane, soprattutto di taglia piccolissima. Anzi, sembra che il lignaggio della dama ritratta fosse inversamente proporzionale alle dimensioni del suo cuccioletto.


1 commento:

  1. molto interessante - come sempre...che impressione vedere tutta questa celebrazione delle "mani in mano": e non per errore ma per precisa intenzione comunicativa.

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