venerdì 8 dicembre 2017

La guerra in salotto

Martha Rosler. Cleaning the Drapes, from the series House Beautiful Bringing the War Home. 1967–72.

Il conflitto in Vietnam è stato indicato come la prima "guerra da salotto", a causa del modo senza precedenti in cui la televisione e i mezzi di informazione di massa diffondevano le immagini della carneficina in corso all'interno delle famiglie americane. Eppure, fu per reagire alla sensazione di inadeguatezza di tali immagini, in particolare alla loro distanza dalla vita quotidiana degli americani, che l'artista poliedrica Martha Rosler ha prodotto la sua "Bringing the War Home: House Beautiful" (1967-72).

Fin dagli inizi degli anni '60, Rosler aveva impiegato una serie di media, dalla fotografia e dal video alla performance e alla scrittura, per criticare gli stereotipi di genere e affrontare una serie di problemi sociali. Per Bringing the War Home si è rivolta al fotomontaggio, una tecnica con una lunga storia di utilizzo politico. Incollando fotografie di guerra prese dalla rivista "Life" in tranquilli interni domestici tratti dalle pagine di "House Beautiful" (rivista di architettura e design), i drammatici eventi che avvenivano nel Sud-Est asiatico sembravano entrare letteralmente nella casa americana. Attraverso tale sovrapposizione visiva, Rosler disturbava l'illusione confortante della distanza tra il "qui" e il "là" e suggeriva una relazione tra la politica estera statunitense e la cultura interna del consumismo.

First Lady (Pat Nixon) from the series House Beautiful. Bringing the War Home, c. 1967–72, The Museum of Modern Art, New York.

Spesso, sia le immagini di guerra che quelle patinate della pubblicità apparivano nella stessa rivista, magari in pagine adiacenti, ma rimanevano come rappresentanti di mondi distanti, non correlati. I media rivolti ai consumatori, infatti, evitano di riferirsi direttamente alla connessione politica ed economica tra il tuo comodo divano e il corpo morto di qualcun altro. Rosler rivela invece l'artificialità di questa causalità interrotta. Il suo lavoro fa piombare l'orrore della guerra nelle immagini della perfetta vita americana, creando l'impressione di uno spazio continuo, ricollegando due parti dell'esperienza umana che erano state falsamente separate. Così nella cornice del prosperoso mito dell'America del dopoguerra irrompono immagini di soldati, cadaveri e feriti.
Quest'irruzione, tuttavia, cerca di evitare il mero coinvolgimento emotivo. L'autrice fa in modo di adattare le immagini di guerra ai frame della proprietà domestica americana. Il loro posizionamento preciso, in finestre rettangolari e cornici, le rende un indizio visivo utile alla connessione razionale che Rosler cerca di ottenere dall'osservatore.

Martha Rosler, Red Stripe Kitchen, from the series House Beautiful. Bringing the War.

In molti suoi lavori l'artista ha costretto lo spettatore a ripensare i confini tra pubblico e privato, sociale e politico, contribuendo a sconvolgere il mito modernista che l'arte e la politica siano in sé attività diverse e distanti. La sua pratica mescola l'attivismo con l'estetica, usando l'umorismo o il burlesco per trasmettere idee impegnative. In varie opere ha affrontato questioni sociali come i rituali della vita quotidiana, la natura ideologica e politica dell'ambiente domestico, le esperienze femminili e le incertezze della rappresentazione, sottolineando spesso l'interconnessione di questi diversi aspetti.
I suoi lavori evitano il naturalismo delle narrazioni nella cultura popolare, utilizzando strategie di rappresentazione che destabilizzano la narrazione e richiamano l'attenzione del visitatore sul modo in cui viene utilizzato il mezzo.
Quasi quarant'anni dopo, nel 2004, Rosler viene colpita dalle somiglianze tra la guerra in Vietnam e la guerra in corso in Iraq. Tornando al metodo del collage artigianale, riprende la serie Bringing the War Home, combinando immagini provenienti dal conflitto iracheno con interni delle case contemporanee, per ricongiungere visivamente, ancora una volta, la realtà di una guerra lontana con i salotti dell'America, sottolineando il rapporto tra guerra e stile di vita fondato sul consumismo.




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