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Saint Joseph charpentier, 1643, Musée du Louvre, Paris. |
La pittura del Seicento, caratterizzata da quello che Fried definisce “assorbimento”, cioè dalla chiusura dell’opera in se stessa e dalla negazione dello spettatore, non riguarda solo la rappresentazione di interni fiamminghi e olandesi. Si osservino, ad esempio, queste tele dell’artista del barocco francese Georges de La Tour, interprete in modo personale della scuola caravaggista.
Silenzio, calma, penombra, sono le caratteristiche di queste atmosfere intime e notturne, raccolte intorno al chiarore di una candela, dove la luce dialoga con l’oscurità persino nelle pieghe dei vestiti, in molteplici sfumature.
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L'educazione della Vergine (1647 circa) Musée du Louvre. |
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Le nouveau-né |
Il suo stile mette insieme realismo e semplificazione geometrica delle forme, dando vita a qualcosa di veramente unico nel panorama dell’epoca.
Si tratta molto spesso di scene tratte dal Vangelo, anche se non mancano soggetti di vita quotidiana. Contrariamente al Caravaggio, i dipinti religiosi di La Tour non presentano le linee violente, gli effetti drammatici e teatrali o la monumentalità delle figure dei quadri del pittore italiano e della tradizione a lui ispirata.
Si potrebbero, infatti, confondere con quadri di genere, scene di vita domestica tipiche della pittura olandese e fiamminga dell’epoca.
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Georges de La Tour Le Nouveau-ne Musée des beaux-arts de l'Ontario |
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Le jeune chanteur |
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Le souffleur à la pipe |
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La femme à la puce, 1638 ca. |
Le natività, le Maddalene, i santi e i martiri, le scene con San Giuseppe e l’angelo di La Tour non presentano alcun carattere straordinario; sembrano rappresentare piuttosto eventi comuni, di vita quotidiana. Domina sempre una grande intensità di espressione, ma sono del tutto assenti le ostentazioni estatiche che caratterizzano molta arte religiosa del barocco.
Gli ambienti sono sobri, spogli di ogni decoro e privi di profondità; lo spazio pittorico è ridotto a due dimensioni. Perché più di ogni altra cosa, è l’uomo a occupare la scena; l’uomo con il mistero della propria esistenza.
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Adorazione dei pastori (1644) Musée du Louvre |
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L'Argent versé |
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Le Vielleur aveugle, 1610, Musée du Prado |
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San Tommaso (1625) |
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L'Apparition de l'ange à saint Joseph |
La Maddalena di Georges de La Tour
Tutta l’opera di Georges de La Tour è caratterizzata da ciò che Fried definisce “assorbimento”, o “anti-teatralità”. I personaggi sono del tutto assorti nell’attività che stanno svolgendo e raramente hanno una posizione frontale. Per lo più sono posti di profilo o di tre quarti. Non cercano mai la relazione con lo spettatore; la loro espressione denota un profondo raccoglimento interiore o una completa dimenticanza di sé. Ne sono un esempio sublime le sue versioni della Maddalena penitente.
La donna è sempre ritratta in un ambiente scarno, in penombra, seduta presso un basso mobiletto su cui è posata una candela accesa, qualche volta anche uno specchio e il suo volto è visibile solo per un quarto; ha le lunghe chiome sciolte e le mani serenamente poggiate sopra un teschio, simbolo di vanitas, in un atteggiamento di quieta familiarità. Il suo sguardo è volto verso la candela che si sta consumando. L’ombra densa della notte conferisce alla scena un’atmosfera di misteriosa solennità. A rammentare l’ormai disprezzata vita passata, precedente alla conversione, sparsi sul piano del tavolo e sul suolo, giacciono dimenticati alcuni gioielli.
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La Maddalena penitente (1638) |
La posizione della Maddalena, raccolta e schiva – che sembra chiusa in se stessa, a rifiutare l’incontro con l’osservatore – conferisce alla scena un significato di serena pace interiore e di intima meditazione. La luce sommessa e vibrante della stanza crea un clima di commossa partecipazione emotiva; un grande senso di pace si irradia dalla placida compostezza di quelle mani intrecciate, che hanno affrontato e superato l’abisso del tormento interiore.
L’attenzione di chi guarda è catturata dal teschio e dalla fiamma che si consuma, simboli entrambi del tempo che passa. Ma la candela è anche simbolo della luce della fede, che brucia e consuma l’anima di chi a lei si abbandona. Questa immagine racconta una storia di redenzione e di raggiunta pace interiore, che riesce a catturare lo sguardo e a suscitare l’immedesimazione di chi guarda proprio in virtù dell’estraneità che essa dimostra per il mondo esterno. Tiene avvinta la contemplazione dello spettatore nella misura in cui lo ignora del tutto.
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