giovedì 6 settembre 2018

"La Visitazione" di Pontormo

Pontormo, Visitazione, 1528-30, Propositura dei Santi Michele e Francesco, Carmignano.

“La visitazione” di Pontormo, nota anche come “Visitazione di Carmignano”, rappresenta un passo del Vangelo, la visita di Maria, incinta di Gesù, a Santa Elisabetta, che a sua volta porta in grembo Giovanni Battista. L’evangelista Luca scrive che, appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo. La donna rivolge allora alla cugina le seguenti parole: “Benedetta tu fra le donne, e benedetto il frutto del tuo grembo! A che debbo che la madre del mio Signore venga a me? Ecco, appena la voce del tuo saluto è giunta ai miei orecchi, il bambino ha esultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell’adempimento delle parole del Signore!” (Luca I, 42-45). E' dunque questo il primo riconoscimento pubblico di Gesù e del mistero dell'Incarnazione.
In questa tavola del Pontormo, le due donne, che sembrano levitare leggere sulle punte dei piedi, si scambiano un abbraccio e uno sguardo intenso, alla presenza di due altre donne, due astanti, che invece tengono gli occhi fissi sullo spettatore.

Pontormo elimina ogni elemento superfluo, riducendo la scenografia ad accenni di edifici non in scala, e concentra la nostra attenzione sull’evento principale, che rappresenta in primo piano, nella massima prossimità dello spettatore. I quattro corpi, con i panneggi delle vesti, occupano tutto lo spazio della tavola, illuminati da una luce limpidissima.
L’intensità degli sguardi che si scambiano le due donne, che esprimono con gli occhi ciò che non ha bisogno di parole, è riorientata verso di noi dallo sguardo, enigmatico e fisso, delle altre due donne, in particolare della vecchia che, in mezzo ai loro profili, converte la lateralità in frontalità. Gli sguardi di Maria ed Elisabetta sono reindirizzati verso lo spettatore tramite uno sguardo terzo e in questo modo il quadro instaura con lui una relazione personale. Se i profili definiscono una narrazione oggettiva, che accade indipendentemente dall’osservatore (è questa la modalità narrativa, per esempio, del tema dell’Annunciazione), i volti frontali lo interpellano in modo diretto e instaurano con esso una conversazione. La trasformazione della lateralità narrativa (passiva) in frontalità performativa (attiva) estende l’evento allo spettatore e tramuta l’esperienza estetica in esperienza religiosa: anche noi veniamo “visitati” da Dio e dalla grazia dello Spirito Santo.


Ecco dunque che l’opera trova adempimento proprio nel rapporto con lo spettatore, senza il quale la storia resta incompiuta. Le due donne in secondo piano sono più che due semplici astanti, o due “admonitores” nel senso albertiano: sono i doppi delle due protagoniste (si noti come le vesti abbiano i colori invertiti), le figure tramite le quali l’evento della storia narrata (e che rappresenta il passaggio dal Vecchio al Nuovo Testamento) oltrepassa i limiti del quadro ed entra nello spazio dello spettatore, chiamandolo a partecipare. Se i due profili fanno vivere allo spettatore la storia dall’esterno, i due volti di fronte gliela fanno vivere dall’interno. (cfr. Bertrand Rougé, « La Visitation. Pontormo, Lévinas et le vis-à-vis de peinture », http://www.cairn.info/article.php?ID_ARTICLE=RMM_064_0523).
Essendo l'ambientazione alquanto indeterminata, sia a livello spaziale che temporale, notiamo come non sia attraverso la rappresentazione di uno spazio tridimensionale e praticabile che l'autore cerchi di coinvolgere lo spettatore nella scena, ma soprattutto attraverso un gioco di sguardi.


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