sabato 15 settembre 2018

Realtà e illusione. Il Quadraturismo barocco

Pietro da Cortona, Trionfo della Divina Provvidenza, 1633-39, Salone di Palazzo Barberini, Roma.

Nel Barocco, architettura, pittura e scultura contribuiscono insieme a creare una nuova visione dello spazio percepibile dall’occhio dello spettatore, uno spazio in cui vengono meno i confini tra reale e virtuale. Nel contesto seicentesco, come mai prima di allora, è alquanto appropriato usare il termine “spettatore”, perché l’ambiente barocco è essenzialmente spazio di teatro e di “finzione”, sia esso di ispirazione religiosa o laica.
La finta prospettiva architettonica, o pittura illusionistica, che include tecniche come il “sotto in su” e la “quadratura”, già usata nell’arte classica e nel Rinascimento, diviene un genere in cui si specializzano artisti e decoratori barocchi nei primi decenni del Seicento. Il quadraturismo riguarda in particolar modo la rappresentazione pittorica di finte architetture in prospettiva, con statue e decorazioni a stucco altrettanto finte, che talvolta si proiettano su uno sfondo a cielo aperto. Si creano spazi virtuali, popolati da architetture illusionistiche di chiara matrice scenografica, per affascinare, incantare ed ingannare lo spettatore. E infatti i grandi autori quadraturisti di questo periodo sono spesso specializzati anche nella realizzazione di scenografie teatrali. D’altra parte, la moda dello spettacolo italiano e il successo dell’opera in musica avevano incentivato, presso le corti europee, sempre nuovi allestimenti e quindi la necessità di scenografi specialisti.

La teatralità rappresenta il vero tratto distintivo del Seicento: ogni spazio ne è permeato, comprese le piazze e le strade, che diventano spesso luoghi di cerimonie e manifestazioni di carattere teatrale. Ma l’artificio e la dissimulazione coinvolgono altri aspetti della cultura dell'epoca. Basti pensare alla moda del periodo, intesa come espressione del costume, che elabora strutture e trucchi che ampliano, gonfiano, mascherano le forme del corpo, ingannando e confondendo l’occhio.
Le realizzazioni architettoniche di questo periodo rispecchiano questa volontà di ripensare la fruizione e la percezione spaziale dell’osservatore. Inserendosi infatti nel contesto urbano, l’opera d’arte barocca, attraverso l’inganno e lo stupore, sollecita una visione illusoria dello spazio, amplificandone le dimensioni o modificandone la percezione delle forme. Basti pensare, a titolo di esempio, al colonnato ellittico che definisce la piazza antistante la basilica di San Pietro, concepita come un grande teatro in grado di accogliere la comunità dei fedeli e realizzato facendo ricorso ad accorgimenti e illusioni ottiche che giocano con il punto di vista dell'osservatore. In altre parole, usando le parole dello stesso Bernini, «l’ingegno e il disegno sono l’arte magica attraverso cui si arriva a ingannare la vista in modo da stupire». E' pertanto lo spettatore il perno dell’arte barocca, perché tutta la finzione gioca intorno all’inganno del suo occhio.
In campo pittorico, il quadraturismo, trasfigurando la volta dei palazzi e delle chiese, suggerisce l’illusione di uno spazio aperto e infinito, esteso oltre i limiti materiali dell’architettura reale. L’uso virtuosistico della prospettiva permette il dilatarsi dello spazio e l’espansione della composizione attorno a un centro che agisce come vortice, che risucchia figure luminose e ascendenti (spirali di nuvole e angeli vorticosamente roteanti verso un empireo di luce). Questa nuova estetica, che mette in scena il trionfo del cielo e sconfina nella rappresentazione di uno spazio infinito, testimonia la rinnovata fiducia in se stessa della Chiesa uscita vittoriosa dalla Controriforma e, nello stesso tempo, l’evoluzione del concetto di spazio e di universo, che risente delle suggestioni delle nuove scoperte astronomiche.
Gradualmente, il quadraturismo barocco passa da un’impostazione prospettica che prevede un unico punto di fuga sull’asse centrale a una composizione, detta “ad angolo”, fondata su un sistema di direttrici prospettiche indipendenti da quelle della sala e inclinato rispetto a esse secondo linee diagonali o assi prospettici verso fuochi laterali ed esterni alla scena. Questo tipo di scenografia spezza l’unità dell’ambiente , introducendo prospettive policentriche, che prevedono molteplici punti di vista.
Attraverso l’uso dell’artificio ottico e della prospettiva, la nuova poetica barocca fa dell’illusione e della finzione gli strumenti per proporre una realtà oltre il visibile. In tale modo la prospettiva perde il ruolo che aveva avuto nel Quattrocento, quale strumento di costruzione di uno spazio ordinato e armonico, per diventare mezzo per rappresentare uno spazio che non ha più confini delimitati. Negli artisti rinascimentali la prospettiva rendeva chiaro e razionale lo spazio rappresentato, mentre l’artista barocco usa la prospettiva quale mezzo per ingannare l’occhio e far vedere, in maniera illusionistica, spazi che non esistono. Anche l’illusionismo prospettico rinascimentale aveva prolungato lo spazio reale in quello virtuale del quadro, ma il tutto era rimasto sempre all’interno di un sistema di proporzioni a misura d’uomo. Di fronte alle fantasmagorie barocche, invece, lo spettatore non è invitato a una visione ordinata, che egli è in grado di dominare razionalmente, ma è indotto alla reazione emotiva del fascino e della meraviglia nei confronti di qualcosa che travalica la capacità di comprensione.
L’osservatore ha sì a che fare con uno spazio di rappresentazione che prolunga quello reale e che pertanto lo coinvolge totalmente, ma nel contempo non è in grado di governarlo tramite una visione unitaria. Egli alza lo sguardo e non può che sentirsi disorientato e sopraffatto da quel vortice di figure fluttuanti che sembrano risucchiate dal cielo infinito.
In conclusione, il fattore distintivo dell’estetica barocca basa l’identificazione del bello su ciò che desta meraviglia. Suscitare sorpresa, impressionare, anche attraverso l’illusione e il piacevole inganno dell’occhio, sono i mezzi utilizzati dall’artista barocco per coinvolgere emotivamente lo spettatore, facendogli credere vero ciò che è solo apparenza, confondendo realtà e finzione. Si può dire che cominci qui la moderna civiltà dell’immagine.

Il “Trionfo della Divina Provvidenza” di Pietro da Cortona può essere considerato a ragione uno degli esempi più spettacolari del quadraturismo barocco, a causa dell’eccesso e della fantasmagoria della rappresentazione. Impossibile cogliere il tutto attraverso un solo colpo d’occhio. La visione si riduce, così, al passaggio da un punto di vista all’altro, con una sensazione di vertigine e stordimento.


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