giovedì 13 settembre 2018

L'Estasi di Santa Teresa di Gian Lorenzo Bernini. L'arte sacra diviene spettacolo

Gian Lorenzo Bernini, Estasi di santa Teresa, particolare, 1647-1652, marmi policromi e bronzo, chiesa di Santa Maria della Vittoria, cappella Cornaro, Roma.

Se, in seguito alla Riforma luterana, l’Europa protestante elimina le immagini dal culto, quella cattolica, al contrario, fa dell’immagine il più formidabile strumento di persuasione e propaganda di un rinnovato fervore religioso. Un’immagine, però, lontana dal rigoroso razionalismo rinascimentale e, piuttosto, fortemente intrisa di retorica e teatralità, quali strumenti di comunicazione più immediata in grado di permeare la cultura popolare.
Se il dipinto rinascimentale mirava a convincere la ragione, principio cardine di ordine ed equilibrio, infuso da Dio nella creazione, l’immagine barocca punta per lo più alla seduzione degli occhi, attraverso la sontuosità scenografica, l’inganno e l’artificio illusorio oppure facendo leva sulle emozioni del fruitore e sul suo coinvolgimento interiore.

L'artista barocco vuole stupire e commuovere, agire sulla sfera affettiva del ricevente, provocare la sua immersione nella storia e l’identificazione con i personaggi rappresentati.
Una delle opere che meglio incarnano le caratteristiche della cultura barocca, e cioè il pathos, l’effetto teatrale e illusionistico, la ricerca della partecipazione del fruitore attraverso lo stupore e il coinvolgimento emotivo, è indubbiamente l’Estasi di santa Teresa d’Avila nella cappella Cornaro in Santa Maria della Vittoria a Roma, realizzata da Gian Lorenzo Bernini. L’autore, in questa come nella maggior parte della sua produzione artistica, fa di tutto per provocare la totale immersione dello spettatore nell’opera.


All’interno di una nicchia, adagiata su una nuvola di marmo che sembra effettivamente sospesa da terra, giace la santa in rapimento mistico. Un angelo davanti a lei si prepara a trafiggere (trasverberare) il suo corpo con una freccia.
Dietro la statua, da una finestrella nascosta, entra un fascio di luce che illumina la scultura, esaltando lo scintillio dei raggi dorati di bronzo che scendono dall’alto, dando l’effetto di un riflettore teatrale che illumina la scena.
Rispetto alla penombra della cappella (quando ancora non c’era l’illuminazione artificiale), la discesa della luce naturale, ottenuta da una fonte invisibile, doveva creare una sensazione di illusionismo scenografico assolutamente inedita, simile a un palcoscenico teatrale. La scarsa illuminazione, inoltre, costringeva il fruitore a uno sguardo prolungato, per cogliere tutti i particolari dell’opera, per seguire le linee scultoree, fino ad averne quasi una percezione tattile. In questo modo, lo spettatore aveva tutto il tempo per entrare in una relazione profonda con la rappresentazione, fino a identificarsi emotivamente nella storia.
Un altro fattore di coinvolgimento è il dinamismo dell’opera, caratterizzata dalla composizione di linee verticali, diagonali e curve e dalla totale assenza di linee orizzontali (e dunque dall’assenza di senso di equilibrio e di stabilità). Tutta l’opera appare sospesa nel vuoto, mentre il corpo della santa è attraversato da una forte tensione, che lo tiene sollevato in una sorta di spasmo.
Il senso di movimento è reso dal gesto all’indietro del braccio e dalla postura dell’angelo, come dalla posizione del corpo della santa e dal drappeggio delle sue vesti, che sembrano animarsi e avvolgerla come fiamme, e ancora dalla verticalità dei raggi di bronzo che paiono saettare dal cielo. Questo dinamismo contribuisce ad enfatizzare la teatralità drammatica e spettacolare della scena, che cattura il fruitore facendolo immergere nella vicenda. Come sottolinea Lavin, la novità di quest’opera del Bernini fu quella di rappresentare l’incontro con Dio non in termini simbolici, ma come “una sorta di happening esistenziale, che avviene qui e adesso”, che si realizza immedesimandosi nell’esperienza della santa mistica.


Oltre all’aspetto spettacolare, all’illuminazione e al dinamismo che caratterizzano quest’opera, l’altro elemento mirante a coinvolgere lo spettatore è l’espressione accentuata delle emozioni, come mai era avvenuto prima d’allora nell’iconografia di Santa Teresa. I personaggi dell’arte barocca non hanno più l'equilibrata compostezza dei dipinti rinascimentali, ma sono animati dall’esasperazione dei moti passionali e delle manifestazioni emotive. Molti studi di psicologia cognitiva, come ad esempio quelli sui neuroni a specchio, hanno mostrato l’effetto coinvolgente delle emozioni espresse sul volto di chi ci sta di fronte o di un personaggio rappresentato. È proprio questa espressività a umanizzare e infondere vita alla santa, unendo insieme spiritualità e carnalità, e quindi a permettere l’identificazione da parte dello spettatore con il personaggio e con le sue emozioni.
Molto è stato discusso a proposito dell’ambiguità del rapimento della santa, espressione di estasi mistica, ma nel contempo di sensualità. La posizione supina del corpo, la testa reclinata all’indietro, gli occhi socchiusi e le labbra aperte come per un sospiro o gemito, mentre si offre alla freccia dell’angelo, hanno spesso dato adito a interpretazioni di significato espressamente sessuale. Ma questo argomento esula dal nostro obiettivo.


Restiamo sul tema della fruizione dell’opera. L’evento principale si svolge al centro della cappella, mentre ai due lati sono scolpite due finte balconate, da cui si affacciano le statue dei membri della famiglia Cornaro, i quali guardando la scena e la commentano, ma non come astanti presenti nella scena, bensì come spettatori che assistono a uno spettacolo dal loro palchetto. La figura del guardante è così inglobata in uno spazio in cui non esiste più un confine tra realtà e illusione. Bernini rende evidente, all’interno della stessa rappresentazione, l’aspetto teatrale e spettacolare della sua opera e il processo della sua fruizione. La relazione con il pubblico fa parte integrante della rappresentazione, ne garantisce la compiutezza e il significato. Combinando architettura, scultura e pittura Bernini realizza un’ “opera totale” che, più che rappresentare un evento religioso, lo mette in scena, proprio come uno spettacolo teatrale.


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