lunedì 24 settembre 2018

Gli animali nell'arte - I Bestiari medievali

Aberdeen Bestiary


Innanzitutto, per capire l'iconografia medievale riguardante gli animali, dobbiamo partire da un brano di Michel Pastoureau: "A differenza di quanto generalmente si creda, gli uomini del Medioevo sapevano osservare assai bene la fauna e la flora, ma non pensavano affatto che ciò avesse un rapporto con il sapere, né che potesse condurre alla verità. Quest'ultima non rientra nel campo della fisica, ma della metafisica: il reale è una cosa, il vero un'altra, diversa. Allo stesso modo, artisti e illustratori sarebbero stati perfettamente in grado di raffigurare gli animali in maniera realistica, eppure iniziarono a farlo solo al termine del Medioevo. Dal loro punto di vista, infatti, le rappresentazioni convenzionali - quelle che si vedono nei bestiari miniati - erano più importanti e veritiere di quelle naturalistiche. Per la cultura medievale, preciso non significa vero".
Per comprendere l'iconografia medievale, dunque, dobbiamo considerare il rapporto tra l'uomo di quel tempo e la natura. La realtà fisica della natura non era considerata dal punto di vista estetico o scientifico, ma veniva vista e pensata, compresa e assimilata in rapporto con la dimensione spirituale. Se già San Paolo, nelle sue epistole, aveva affermato che il mondo terreno è lo specchio della volontà divina, è Ugo di San Vittore che nel De tribus diebus (1123) afferma esplicitamente che “questo mondo sensibile è quasi un libro scritto dal dito di Dio”. La natura, dunque, è una sorta di testo cifrato, in cui ogni elemento è signum, cioè simbolo che allude ad "altro", a verità spirituali e religiose, una sorta di Sacra Scrittura redatta in un linguaggio diverso dalle parole.



Bestiario di Aberdeen, folio 15 recto - Monocero (Monoceros) – Public Domain via Wikipedia Commons.

La concezione simbolica della natura è alla base del linguaggio artistico medievale, concepito innanzitutto come mezzo per esprimere i concetti essenziali della fede cristiana. Il simbolismo cristiano, infatti, ama fin dall'inizio esprimersi per immagini: nel basso Medioevo sono diffusissime le Bibliae pauperum, che traducono la materia biblica in immagini, per lo più simboliche, quasi abolendo il testo, in modo da renderla attraente e comprensibile a tutti, anche al popolo analfabeta.  Va sottolineato, poi, che nel Medioevo non troviamo mai un'immagine realistica, ma questa mancanza è qualcosa che l'uomo medievale non sente e non può sentire, in quanto in lui fantasia e realtà si fondono indissolubilmente.

Aberdeen Bestiary, Adam names the Animals, Folio 5r



I bestiari
Gli elementi che costituiscono la natura (in quanto riflesso del mondo divino) e la loro rappresentazione hanno per l'uomo del Medioevo una funzione didascalica, carica di significati teologici e morali: in sostanza, la natura e le sue immagini, soprattutto quelle di tipo zoomorfo, oltre ad impressionare e commuovere, hanno essenzialmente il compito di insegnare ad essere dei buoni cristiani, allorché il comportamento umano si percepisce in analogia con il comportamento degli animali. Da questo punto di vista grande rilevanza hanno dei testi particolari chiamati bestiari.


Unknown Miniaturist, English (active 1190s), On the Nature of the Lion, folio 010v from Ashmole Bestiary - Public Domain via Wikipedia Commons

Col termine bestiario si indica in particolare una tipologia di testo diffusasi soprattutto durante il Medioevo, dove vengono descritti e catalogati animali sia reali sia fantastici, come il grifone, la manticora, il drago o il minotauro.
Prima di addentrarci nella storia nella composizione dei bestiari, è bene precisare che nel Medioevo l'animale è onnipresente, si incontra dappertutto. Sembra proprio che nel mondo occidentale nessun'altra epoca l’abbia così tanto intensamente raccontato e rappresentato. Gli animali affollano perfino le chiese e i monasteri, occupando buona parte degli apparati decorativi e delle scene figurate che i sacerdoti, i fedeli e i monaci hanno quotidianamente sotto gli occhi, tanto da suscitare sdegno in alcuni prelati come Bernardo di Chiaravalle, il quale si scaglierà contro i mostri scolpiti nella pietra delle cattedrali cluniacensi.
I bestiari sono opere di carattere didattico allegorico-morale in cui sono descritte le proprietà di animali sia reali che fantastici attraverso le quali ricavare insegnamenti etici e religiosi. Tali proprietà - reali o immaginarie - si riferiscono sia all'aspetto fisico dell'animale, sia al suo comportamento e alle sue abitudini, ai suoi rapporti con le altre specie, compresa quella umana. Prendiamo ad esempio il leone: nel Medioevo si diceva che dormisse con gli occhi aperti. Perciò, molti bestiari ne fanno un simbolo di vigilanza, spiegando così la sua presenza alle porte delle chiese, e per questo il leone è anche figura di Dio o del Cristo. Il maiale, al contrario, intento solo a mangiare frugando immondamente per terra e tra i rifiuti senza mai alzare gli occhi verso il cielo, è l'immagine dell'uomo peccatore che preferisce i beni materiali alla contemplazione di Dio. Ogni animale, quindi, appare come l'immagine di un'altra cosa che gli corrisponde su un piano superiore e di cui esso è il simbolo.
I bestiari sono una sorta di tassonomie, le quali mettono insieme, in una modalità che all'uomo moderno appare caotica e contraddittoria, osservazioni scientifico-razionali (di provenienza prevalentemente aristotelica), visioni filosofiche, credenze magiche, elementi derivati dalle Sacre Scritture e dati tratti dall’esperienza diretta o da leggende e racconti popolari.


Elephants - British Library Royal 12 F XIII - The Rochester Bestiary, c. 1230–1240 - Public Domain via Wikipedia Commons

La fonte è principalmente Aristotele, giunto al Medioevo latino dapprima tramite la Naturalis Historia di Plinio il Vecchio, e poi, tra il XII e XIII secolo, recuperato attraverso le traduzioni e i commenti arabi. A questo approccio naturalistico si sovrappone quello teologico-cristiano, fondato sull’esegesi della Sacra Scrittura e degli insegnamenti dei Padri della Chiesa. All’uomo medievale non interessa affatto conoscere il fatto naturalistico in sé e nei suoi nessi causali poiché considera ciò una superficiale e pericolosa curiositas; ciò che veramente gli sta a cuore è capire in che maniera esso sia “specchio” della rivelazione e quali insegnamenti morali se ne possono trarre, e per questo attinge agli autorevoli testi di scrittori antichi che appartengono alla tradizione letteraria, filosofica e teologica.
Nel Medioevo i bestiari rappresentano un vero e proprio "genere", costituito da raccolte, per lo più illustrate, che descrivono gli animali e i loro comportamenti. Il capostipite è il Physiologus (“Il Naturalista”) scritto forse nel II o nel III secolo d.C. in lingua greca da un anonimo autore di cultura giudeo-cristiana (molto probabilmente ad Alessandria d'Egitto) e tradotto in latino nel IV secolo.


Bestiario di Aberdeen, folio 8 recto - Tigre (Tigris), XII sec. - Public Domain via Wikipedia Commons

Il libro è un piccolo trattato, aventi finalità didattiche, composto di quarantotto capitoletti, ciascuno dedicato ad un animale e costituisce un testo molto importante nel Medioevo (forse il più diffuso e letto dopo la Bibbia), in quanto fornisce un repertorio di simboli per la predicazione e per le arti figurative, oltre ad essere fonte di ispirazione per la lirica religiosa e profana. Il termine "fisiologo" non va inteso come "esperto di scienze naturali", ma come colui che interpreta la natura alla luce della morale, iniziando il lettore ai misteri divini.
Ogni animale, reale o immaginario, viene illustrato attraverso una struttura ricorrente: prima viene fornita una descrizione "oggettiva" delle sue qualità peculiari, dei suoi comportamenti e abitudini, unendo spesso ai dati naturali notizie leggendarie e fantastiche; segue poi l'esegesi simbolica, cioè l'interpretazione allegorico-morale documentata dalle citazioni bibliche. Le fonti utilizzate per la descrizione e l'interpretazione degli animali sono le favole della mitologia greca, la Bibbia, ma anche Aristotele e Plinio.


Bestiario di Aberdeen, folio 5 recto - Adamo dà nome agli animali - Public Domain via Wikipedia Commons

Poiché la natura è assimilata a un libro divino, nel Medioevo scienza e religione, reale e immaginario si fondono e si confondono. Gli elementi della natura, pertanto, compresi gli animali, non sono interessanti per se stessi, ma per la loro funzione simbolica. Per questo l'uomo medievale non fa distinzione tra gli animali reali, di cui fa esperienza reale, e quelli immaginari tramandatigli dalla tradizione letteraria e dalle credenze popolari. Il naturale e il soprannaturale sono senza soluzione di continuità. Il confine tra il vero e il falso, in questa prospettiva, è molto incerto, se non addirittura trascurabile: conta molto di più ciò che la cosa significa di ciò che è.


Bestiario di Aberdeen, Folio 66 recto - Basilisco (Basiliscus) - Public Domain via Wikipedia Commons

Per l'uomo medievale prevale il principio dell’auctoritas e lo scrittore antico è di per sé visto come un'autorità, per cui non c’è motivo di dubitare dell’esistenza di un animale, per quanto prodigioso, se attestato da una fonte letteraria della tradizione e se dotato di un significato simbolico appropriato all'insegnamento morale o alla spiegazione dell'enigma divino. Gli animali che la mentalità moderna considererà fantastici, dalla fenice al basilisco alla sirena, per l’uomo medievale hanno la loro ragione d'esistere nell'essere simboli che rimandano a un piano di realtà superiore, segni di un ordine e di un disegno divino.

Aberdeen Bestiary, Folio 9 recto - Pantera (Panther) - Public Domain via Wikipedia Commons.

In questi bestiari, fondamentale  è  l’opposizione  costante tra il bene e il male, tra Cristo e il diavolo, che si manifesta nella natura degli animali: per cui il pellicano, la fenice, l’unicorno, il leone, l’aquila e la pantera vengono decifrati come simboli  di  Cristo,  mentre la iena, la scimmia, la volpe, il lupo, la balena, l’onagro sono immagini del demonio; l’elefante è simbolo di castità e di temperanza, è saggio e casto, è nemico del  serpente, cioè del male; dell’aquila si dice che, ormai vecchia, vola diretta verso il Sole così da bruciare le piume vecchie e logore per gli anni, indicando in tal modo  come l’uomo debba fissare il suo sguardo in Dio per potersi rigenerare spiritualmente; invece nell’aspide che chiude l’orecchio con la coda si legge il peccatore che si nega alla parola del Signore.


Rochester Bestiary, BL Royal 12 F xiii - Public Domain via Wikipedia Commons.

L’immagine complessiva della natura che sta alla base di questo testo è quella di un’arena in cui si combatte la lotta tra il bene e il male, il luogo di un conflitto tra forze positive e forze negative, di opposizione o di compenetrazione. Si pensi, ad esempio, al capitolo dedicato all’albero peridéxion in cui l’albero della vita, identificato con la croce del Salvatore e sotto i cui rami vivono le colombe, figure dello Spirito Santo, è posto in opposizione con i draghi, simbolo del male e del demonio.


Una pagina del bestiario di Aberdeen, XII sec., Folio 65 recto, Perindens tree (Perindens) - Public Domain via Wikipedia Commons

Particolare interesse suscitano le descrizioni di animali fantastici (il drago, il centauro, la fenice, l’unicorno, il basilisco, la sirena, l’idra, le sfingi, i cinocefali, il leone-formica) che vengono condotte con gli stessi criteri seguiti per gli animali reali. Alcuni di questi animali sono portatori di messaggi positivi come, ad esempio, la fenice che è immagine del Cristo e della risurrezione; la maggior parte sono invece espressioni di forze oscure e negative come, ad esempio, le sirene e gli ippocentauri.

Aberdeen Bestiary, Folio 55 verso - Fenice (Fenix) mentre rinasce dalle proprie ceneri - Public Domain via Wikipedia Commons

Nel XII-XIII secolo si ha un'autentica proliferazione di redazioni latine notevolmente variate ed arricchite rispetto alla fonte greca (le integrazioni provengono soprattutto dalle Etymologiae di Isidoro di Siviglia), che assumono per lo più il nome di Bestiari, i quali fungono da chiave di lettura per l'interpretazione simbolica della natura (a questo link, un elenco dei manoscritti e della loro collocazione: http://bestiary.ca/manuscripts/manucityshelf.htm).
Essi influenzeranno profondamente l'immaginario medievale, nelle sue manifestazioni letterarie ed artistiche. Con il loro interesse per il prodigioso e la loro fantasia visionaria, incideranno fortemente nelle figurazioni scolpite nelle chiese romaniche e gotiche a partire dall’XI secolo.


Abbazia di Sant'Antimo, capitello con Daniele nella fossa dei leoni del maestro di Cabestany  - Public Domain via Wikipedia Commons

Dal Romanico al Gotico l'iconografia si arricchisce di elementi, rappresentazioni naturalistiche, forme animali, decorazioni floreali, cosmogonie. Le facciate, le cornici, le finestre ma anche le mura perimetrali esterne, i capitelli e gli elementi decorativi si popolano di temi animali, di fregi zoomorfi, intrecci di forme vegetali e spunti naturali di ogni genere.


Milano - Sant'Ambrogio - Navata centrale - Capitello (sec. XII) - Public Domain via Wikipedia Commons.

Le immagini di animali che decorano le chiese romaniche e gotiche, le immagini dei mosaici o delle sculture hanno come fonte principale, dunque, oltre le enciclopedie e i trattati naturalistici (si ricordino il XII libro delle Etimologie di Isidoro, il De Universo di Rabano Mauro, del  IX sec., e il De animalibus di Alberto Magno) anche i repertori zoologici contenuti nei Bestiari. Rispetto al modello antico i bestiari tardo-medievali presentano una maggiore complessità, derivata da una lettura allegorica arricchita da altre chiavi interpretative.
Fu soprattutto in area francese che il bestiario si diffuse nel XII secolo attraverso varie rielaborazioni volgari del Fisiologo latino: quella in versi del chierico di origini normanne Philippe de Thaün (la prima ad avere il titolo di Bestiario), quella del normanno Guillaume le Clerc, il Bestiaire in prosa di Pierre de Beauvais.
Al complesso sistema di simboli racchiuso in questi testi bisogna attingere per cercare di leggere e comprendere i ricchi complessi iconografici delle chiese romaniche e gotiche, per cercare di ricostruire l’universo concettuale e immaginario del fedele che, pur nella diversità delle forme e dei tratti che la singola specie animale poteva assumere, ne riconosceva con sicurezza i significati morali e mistici. In particolar modo la chiesa romanica (pensiamo ad esempio a San Michele a Pavia, al Duomo di Modena o alla Basilica di Santa Maria Maddalena a Vézelay), si presentava come un immenso libro aperto, da osservare in ogni suo particolare decorativo e costruttivo: il fedele che vi si addentrava veniva colpito dalla selva di immagini, narrazioni, animali,  alcuni  familiari altri terrificanti o curiosi, impressi sui capitelli, nei portali o sugli architravi;  ma  veniva anche semplicemente affascinato dalla fantasia delle forme e dalla non convenzionalità delle figure, dalla “mira deformis formositas ac formosa deformitas”, ‘bellezza deforme e bella deformità’, che non sempre i bestiari ci aiutano a spiegare poiché prodotto originale della fantasia artistica.

Rilievi romanici del portale della chiesa di San Michele a Pavia - via Wikipedia Commons


Il Bestiaire d’amour

Un interessante mutamento del genere avviene nel XIII secolo, quando la cultura cortese dei trovatori si impossessa dei bestiari, svincolando le caratteristiche degli animali dall’originaria esegesi teologica e applicandole all’ambito erotico e all’amor cortese. Utilizzando gran parte della materia zoologica presente nel già citato Bestiaire di Pierre de Beauvais, Richart de Fournival scrive nel 1250 il più importante ed originale fra i bestiari medievali francesi, il Bestiaire d’amour, un trattato allegorico in forma di epistola che reinterpreta il bestiario “divino” in bestiario d’amore, rintracciando, non senza ironia, analogie e similitudini tra il comportamento degli animali e quello degli innamorati, mischiando così sacro e profano.
Ad esempio, l’aquila, che costituiva l’allegoria dell’uomo cristiano desideroso di rigenerazione spirituale, nel Bestiario d’amore diviene simbolo dell’orgoglio, sentimento che è uno dei principali ostacoli all’amore cortese. Oppure il liocorno, che nel Fisiologo greco e latino era allegoria di Cristo, qui l’autore assegna, invece, un significato erotico, che avrà una grande fortuna iconografica.
Questi bestiari sono sempre riccamente decorati con immagini, le quali cessano di essere veicolo della comprensione di verità di fede e di insegnamenti morali e vengono ora piegate alle nuove esigenze profane.


Rochester Bestiary, Unicorn hunt - f10v - Public Domain via Wikipedia Commons


Il genere continuò nel XIV secolo adeguandosi alle esigenze di una nuova classe emergente, interessata più agli insegnamenti di morale pratica che a questioni teologiche o dottrinali. Un esempio è dato dal Bestiario moralizzato di Gubbio, del XIII-XIV secolo, una raccolta di 64 sonetti che aveva intenti etico-morali e che includeva anche animali fantastici come il satiro, la lamia, la manticora, estranei ai precedenti bestiari romanzi, e derivati invece dal repertorio enciclopedico.


Rochester Bestiary, Folio 024v, Manticora - Public Domain via Wikipedia Commons.

Rochester Bestiary, Folio 021, Monoceros - Public Domain via Wikipedia Commons.

Sempre nel XIII e nel XIV secolo, i testi dei bestiari entrano a far parte delle grandi enciclopedie dell'epoca, come lo Speculum naturale di Vincent de Beauvais.
Il pubblico continua ad apprezzare i bestiari fino al XIV secolo, fino a quando cioè le esplorazioni geografiche e le speculazioni mediche elaboreranno una nuova zoologia, non sempre meno fantastica di quella medievale.
A questo link, si accede al sito The Aberdeen Bestiary: http://www.abdn.ac.uk/bestiary/index.hti

Fonti bibliografiche:
Jurgis Baltrušaitis, Il Medioevo fantastico. Antichità ed esotismi nell'arte gotica, Gli Adelphi 1997.
Michel Pastoureau, Bestiari del Medioevo, Einaudi 2012.
Sara Sebenico, I mostri dell’Occidente medievale: fonti e diffusione di razze umane mostruose, ibridi ed animali fantastici, Università degli Studi di Trieste, A.A.2005.
Pieranti G., I bestiari medievali, Atlas.
Zambon, F., Il fisiologo, Milano, Adelphi 1993.

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