giovedì 17 ottobre 2019

Donne davanti a uno specchio



Esistono centinaia, probabilmente migliaia, di rappresentazioni in cui l'immagine della donna viene sdoppiata in due da uno specchio. Al confronto, il numero di analoghe rappresentazioni maschili è insignificante. L'immaginario figurativo, dunque, ha configurato nei secoli l'identità femminile come doppio, come territorio interpretativo problematico e sfuggente.

Il rapporto della donna con lo specchio si perde nella notte dei tempi. Forse non tutti sanno che il simbolo del femminile, cioè ♀, è la rappresentazione stilizzata della mano della dea Venere che sorregge uno specchio (mentre quello maschile, convenzionalmente rappresentato con il simbolo ♂, è la raffigurazione stilizzata dello scudo e della lancia del dio Marte).
Lo specchio è un oggetto estremamente ambivalente, che si è storicamente prestato ad essere associato a varie attività e situazioni umane, le più disparate: la conoscenza, la magia, il vizio, l’eros, l’introspezione (l’identità e il rapporto con se stessi),  ecc.
I dipinti raffiguranti donne davanti a uno specchio sono migliaia. E’ lecito affermare che si tratti di uno stereotipo iconografico di genere, dato che il numero di  rappresentazioni di soggetti maschili ritratti in relazione con uno specchio è davvero insignificante se paragonato a quello che caratterizza le rappresentazioni femminili.
In genere il soggetto femminile viene mostrato in un interno, di schiena o di profilo, seduto o in piedi.
Queste raffigurazioni abbracciano le epoche e gli stili più vari, e dunque veicolano anche messaggi estetici, culturali e sociali diversi.

A partire dal Rinascimento questa iconografia ha una significazione prevalentemente allegorica, legata alla rappresentazione di Venere o di virtù come la Prudenza, della Verità oppure di vizi come la Vanitas. Dalla fine del Settecento in poi, però, assistiamo a un cambiamento radicale, che riflette i mutamenti sociali e culturali avvenuti nel frattempo. E' l'epoca dell'ascesa della classe borghese, che rivendica l'importanza di una dimensione privata distinta da quella pubblica dell'esistenza, e la centralità fisica e morale dell'individuo. La casa borghese, in quanto "regno" della sfera privata, acquista un valore quasi sacro di regno inviolabile della famiglia e dell'individuo. Per quanto riguarda gli oggetti di uso quotidiano, inoltre, i progressi della tecnologia hanno mutato radicalmente l'aspetto delle case borghesi. Lo specchio, in particolare, prodotto su più larga scala, è diventato un oggetto accessibile a una parte più ampia della popolazione, grazie al prezzo più contenuto rispetto al passato. Nell'Ottocento si diffonde in quasi tutte le case, per cui il guardarsi allo specchio diventa un gesto usuale, quotidiano, espressione di quella intimità privata che avviene dentro l'ambiente domestico.
L’immagine della donna allo specchio perde la connotazione allegorica e acquista un carattere più mondano e borghese.


Si diffonde il topos iconografico della toeletta femminile, cioè della donna che si pettina davanti a uno specchio (si ricordi che lo specchio e il pettine erano gli oggetti distintivi di una figura mitica, sensuale quanto pericolosa, la sirena).
Ma cosa vediamo realmente davanti a queste opere di donne allo specchio? Potremmo dire che ciò a cui assistiamo spesso in questo tipo di rappresentazioni è solo l'atmosfera raccolta e appartata di una donna sola con se stessa: alcune opere evidenziano la sensualità del momento privato, altre sottolineano l’aspetto psicologico-introspettivo dell'atto della donna di riappropriarsi della propria intimità, strappandola allo sguardo indiscreto del mondo. Di contro, tuttavia, possiamo anche obiettare che ciò che si vede è il processo di trasformazione della donna in immagine, in specchio del desiderio maschile, "perseguitata" fin nella sua più profonda intimità ed esposta al voyeurismo. E probabilmente questi due aspetti sono entrambi inscindibili da ogni discorso sull'argomento.
Ma c’è un altro elemento su cui vale la pena soffermarsi. Lo specchio permette la rappresentazione di un tema iconografico molto importante, quello del doppio.
In questi quadri, infatti, vediamo la donna di schiena e, contemporaneamente, il suo viso riflesso nello specchio. Grazie a questo oggetto, il soggetto subisce un doppio punto di vista che lo sdoppia e lo aliena a se stesso.
Essendo un’iconografia prevalentemente di genere, si può inferire che l’immaginario figurativo sulla donna è stato plasmato da questo cliché che la imprigiona in un’identità problematica, indefinita, ambivalente, che comprende un lato nascosto e misterioso che prende vita sulla superficie dello specchio.

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