Cominciamo con un riferimento cinematografico e,dopo tanta bellezza di Veneri rubiconde, facciamo un’incursione nell’horror.
Profondo rosso, regia di Dario Argento, 1975. |
Nel film cult di Dario Argento “Profondo rosso”, di cui si celebrano i quaranta anni, lo specchio riveste un ruolo chiave nello sviluppo del film. Infatti già dopo il primo quartodora, Argento rischia molto e inquadra, per una piccola frazione di secondo, il volto dell’assassino riflesso in uno specchio, solo che sia il protagonista sia lo spettatore in quel caso “vedono” ma non “comprendono”, rimanendo intrappolati nell’illusione che il volto che si vede nello specchio sia invece parte di un quadro, uno dei tanti appesi nel corridoio, nel quale sono raffigurati altri volti inquietanti e spettrali.
La realtà viene scambiata per illusione. Lo specchio ha creato un ambiente mimetico in cui l’assassino può celarsi allo sguardo. Ma l’occhio ha captato l’immagine, sebbene il significato vero di essa non sia stato compreso dalla mente. Per tutto il film il protagonista, col ruolo di investigatore, sarà tormentato dal ricordo di quella visione, sentendo di aver visto qualcosa di importante, ma solo alla fine capirà l’inganno di cui è stato vittima scambiando lo specchio per un quadro, e in questo modo arriverà a scoprire l’identità dell’assassino. E lo spettatore capirà l’inganno a cui il regista l’ha sottoposto. E d’altra parte cos’è il cinema se non un grande specchio delle illusioni, una mirabile arte dell’inganno?
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