mercoledì 9 dicembre 2015

Animali in Fotografia - Il cavallo al galoppo di Muybridge

Eadweard Muybridge, Cavallo al galoppo – 1878
Dopo il 1870, alcune innovazioni tecniche in campo fotografico, che riducevano i tempi di esposizione a minime frazioni di secondo, e l'invenzione di lastre alla gelatina molto più sensibili, rendevano possibile cogliere dettagli di un corpo in movimento che l'occhio umano non poteva percepire; una serie di scatti dello stesso soggetto in moto, presi a breve distanza l’uno dall’altro, dava l’impressione del movimento, soprattutto se le immagini venivano presentate in rapida successione.

L’ex governatore dello stato della California, Leland Stanford, facoltoso allevatore e presidente di una grande compagnia ferroviaria, scommette con un amico che un cavallo in una fase del galoppo (secondo quanto riprodotto dalla iconografia ufficiale pittorica. Si pensi a "Il derby di Epsom" di Théodore Géricault, del 1821) ha tutti e quattro gli arti sollevati da terra ed estesi verso l’esterno (come nei cavalli a dondolo).

Théodore Géricault, Il Derby d'Epsom (1821).

Per provare ciò, nel 1869, assume il fotografo inglese Eadweard Muybridge, allora noto per le sue immagini della Yosemite Valley. I primi esperimenti di ripresa, eseguiti con un unico apparecchio fotografico e lastre al collodio umido, non danno i risultati voluti, in quanto egli ottiene solo un’ombra vaga. Intanto un drammatico avvenimento costringe Muybridge a interrompere le sperimentazioni: l'omicidio dell'amante della moglie, per il quale viene processato, ma assolto perché ritenuto un "omicidio giustificato" (questo episodio è stato rappresentato nell'opera del compositore Philip Glass, The Photographer). Qualche anno dopo il fotografo ricomincia, sempre per Leland, le sue ricerche, questa volta attrezzando la pista, lungo la quale corre il cavallo Occident, di dodici apparecchi il cui otturatore viene azionato dal filo che il cavallo spezza durante la sua corsa (la tecnica che verrà poi usata per il foto-finish). Il tempo di esposizione impiegato è di 1/1000 di secondo, usando lastre alla gelatina. Muybridge riesce ad ottenere una serie d’immagini che mostrano le varie fasi del movimento del cavallo al galoppo nelle quali si vede che, nel momento in cui le quattro zampe sono sollevate da terra, esse non sono rivolte all’esterno bensì ripiegate all'interno.
Queste immagini suscitano un grande clamore in Europa e negli Stati Uniti. Scienziati e artisti sono profondamente colpiti da queste istantanee, tra questi anche Edgar Degas che, in svariate statuette di cavalli, si rifà alle posizioni dell'animale immortalate da Muybridge.

Edgar Degas, Cheval au galop sur le pied droit, 1880-90 ca.

Per dare il senso del movimento, le immagini del fotografo inglese vengono utilizzate con un Zootropio (una specie di tamburo con delle feritoie sui lati montato orizzontalmente su un perno; inserendo le immagini nel tamburo e facendolo girare, le si possono vedere, attraverso le feritoie, come un continuo movimento). Muybridge perfeziona, per i suoi scopi, questa apparecchiatura chiamandola Zoogiroscopio o Zoopraxiscopio e la usa per proiettare le sue immagini su uno schermo, che di fatto è uno dei precursori del cinema.
L’Università di Filadelfia offre a Muybridge un contratto per il prosieguo delle sue ricerche. Tra il 1884 ed il 1885 scatta 30.000 negativi con 3 apparecchiature, azionate da “timer”, che riprendono i soggetti da differenti angolature (frontale, posteriore e laterale). Nasce Animal Locomotion, una raccolta di 20.000 fotografie in undici volumi. Le fotografie sono organizzate in 781 tavole, ognuna delle quali mostra l'immagine dello stesso soggetto raffigurato in diverse fasi dello stesso movimento. Più di cinquecento di queste tavole sono dedicate a soggetti umani, un centinaio, invece, mostrano cavalli ripresi a diverse andature. Centoventi tavole, infine hanno per tema vari tipi di animali come cerbiatte, elefanti, cani, maiali, tori, leoni, gatti o pappagalli. Molti dei suoi soggetti, uomini e donne, sono completamente nudi e impegnati in ogni tipo di attività come camminare, correre, salire scale, eseguire un movimento ginnico e saltare; ci sono anche contorsionisti, e persone di straordinaria obesità. L’intento scientifico consente uno sguardo sul corpo, e una soggezione del corpo alle esigenze del fotografo, che la morale del tempo non avrebbe consentito. Tutti i soggetti sono ripresi su uno sfondo a griglia. Il risultato è un atlante ad uso degli artisti che mostri, con correttezza anatomica, la scansione del movimento, in modo tale da correggere gli errori di reiterate convenzioni. Le reazioni da parte degli artisti sono controverse in quanto, se da un lato le foto di Muybridge evidenziano gli errori che sono stati compiuti fino allora (in alcuni casi i pittori accusano le immagini di falsità), dall’altro esse sono un inestimabile aiuto per “sezionare” analiticamente l’azione. Un’altra critica avanzata è che, nonostante l’oggetto sia fotografato in movimento, esso appare statico, quindi privo del movimento stesso.
Altri fotografi ricorreranno ad altre soluzioni, come la cronofotografia di Marey e la fotodinamica di Anton Giulio Bragaglia (basata sul prolungamento del tempo di esposizione), per ottenere un’impressione più convincente del movimento. Per Bragaglia, in particolare, scopo della fotografia è di rendere la continuità del gesto nello spazio; si tratta quindi, secondo lui, di trovare la sintesi del movimento e non la sua analisi, come invece risulta dalle lastre di Muybridge.
Nel 1993 gli U2 tributarono al lavoro di Muybridge il video di Lemon:


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