martedì 24 settembre 2019

Sguardi senza uscita


Se la donna, ripresa di schiena presso una finestra, veniva proiettata dallo sguardo del pittore verso un altrove, sospinta oltre l'ambiente chiuso della casa in direzione dell'infinito, sebbene solo un poco intravisto, guardata da lontano come incarnazione del desiderio di essere "oltre", le donne bloccate presso queste finestre racchiudono e generano emozioni ben diverse.
L'inquadratura, quasi sempre laterale, le inchioda di profilo, o al massimo di tre quarti. Sono sedute, ma non svolgono alcuna attività; il loro corpo trasmette una sorta di apatia e passiva rassegnazione. Il loro sguardo qualche volta cerca l'esterno, ma il più delle volte è assente, rivolto verso un punto indefinito o perso in un vuoto interiore. La loro è una pura presenza fisica, in quanto il loro mondo interiore rimane del tutto inaccessibile.
Sono circondate da un silenzio estremo, quasi metafisico, che rivela un malessere latente.
Il più delle volte hanno un volto inespressivo; la loro postura emana un senso di malinconia e di solitudine, spesso anche di alienazione, intesa come condizione di estraneità e di disinteresse per la realtà circostante.

Sembrano attendere qualcosa che non verrà, come se abitassero delle Annunciazioni annullate. Questa sensazione è particolarmente evidente nei quadri di Hopper e nelle rifacimenti di Tuschman, le cui opere occupano le ultime due fila del collage. I loro personaggi, immobili nella tensione assorta dello sguardo e colti in un atteggiamento di profonda quiete, sembrano in attesa che qualcosa avvenga, come una rivelazione. La casa diventa proiezione di un mondo interiore, da cui il desiderio di altrove della donna non riesce ad uscire e resta sospeso al di qua di una finestra diventata invalicabile come invalicabile è il mondo interiore dell'uomo moderno, incapace di uscire da se stesso. L'apertura nella parete non è altro che un luogo di sospensione al di fuori del tempo, simbolo di quel confine che la modernità ha posto tra l'uomo e il mondo, tra l'uomo e se stesso.
Queste figure non si proiettano verso un altrove, ma restano bloccate su una soglia, in un instabile equilibrio tra malinconia e desiderio, tra solitudine e attesa, tra rassegnazione e sguardo proteso al di là di una finestra.

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