lunedì 5 novembre 2018

Il punto di vista. Inquadrature oggettive e soggettive

Federico Fellini, 8 ½

Lo schermo, in quanto superficie che raccoglie la proiezione di immagini, richiama di per sé l’atto del guardare, di rivolgere o fissare lo sguardo verso qualcosa o qualcuno: un atto attraverso cui lo schermo diviene oggetto di uno sguardo, quello dello spettatore. Al contempo lo schermo non fa altro che raccogliere e visualizzare un punto di vista, quello di colui che ha inquadrato l’immagine con la macchina da presa. Lo schermo, cioè, veicola anche la presenza di un soggetto dello sguardo, il soggetto dell’enunciazione filmica. La visione di un film è, pertanto, sempre la risultanza di un rapporto dialettico tra questi due sguardi, presupposti dal dispositivo cinematografico.
Se il teatro è una rappresentazione che si svolge, più o meno nella sua totalità, davanti agli occhi dello spettatore, il cinema è invece, come la fotografia, una rappresentazione che viene presentata sempre attraverso lo sguardo di un altro.
Ma chi è questo altro?

Tecnicamente un film è una successione di inquadrature organizzate in scene ed è il regista a dare le indicazioni opportune all'operatore delle riprese, stabilendo la posizione (e il movimento) della macchina e il tipo di inquadratura. Il punto di vista scelto per la macchina da presa è di vitale importanza per il film, perché lo sguardo dello spettatore si identifica sempre e comunque con quello della macchina. Questo punto di vista, che cambia sempre nel corso del film, viene definito il "narratore impersonale" del film (o, più tecnicamente, il soggetto dell'enunciazione cinematografica) e costituisce il centro attorno al quale ruota tutta la rappresentazione.
Esso è, altresì, il filtro attraverso cui lo spettatore assiste alla narrazione. Il punto di vista è la posizione del narratore rispetto alla scena ed è nello stesso tempo la posizione dello spettatore che guarda attraverso gli occhi del narratore.

Succede che a volte la figura del narratore non sia sempre la stessa. Nella maggior parte dei casi, infatti, il punto di vista rimane quello di un narratore esterno ed imparziale. A volte, però, il nostro sguardo coincide con quello di uno dei personaggi, dandoci l'impressione di vedere ciò che lui vede.
Schematicamente, la narrazione filmica può darsi attraverso due tipi principali di punti di vista:
1. l'inquadratura Oggettiva (in inglese Nobody's shot): lo spettatore vede attraverso un'immaginaria quarta parete e la macchina da presa si identifica con lo sguardo di un ipotetico osservatore esterno. E' un punto di vista impersonale, che cerca di mantenere uno sguardo oggettivo e distaccato sulla scena, per far sì che lo spettatore abbia l'impressione di assistere a una storia reale e dimentichi la presenza della macchina da presa. In questo caso lo spettatore gioca il ruolo del testimone, in quanto si appropria di uno sguardo neutro, che non appartiene a nessuno.
2. l’inquadratura Soggettiva: la scena è girata come se la macchina da presa si trovasse al posto degli occhi di un personaggio. Con questa inquadratura lo spettatore ha l’impressione di vedere esattamente ciò che vede il personaggio e questo può indurci a concludere che la soggettiva sia una forma in grado di esaltare l’immedesimazione dello spettatore, che può prendere il posto del personaggio e vivere lo spazio filmico dall’interno. D’altra parte, la soggettiva è l’inquadratura tipica di molti videogiochi, perfettamente a proprio agio in quei mondi virtuali dove il protagonista attivo è lo stesso soggetto che gioca. In realtà, però, in molti film, soprattutto di genere horror o thriller, la soggettiva è più che altro un’espediente in grado di accrescere la tensione e la suspence, mantenendo fuori campo e celando il personaggio di cui vediamo lo sguardo. A differenza di quanto si potrebbe pensare in un primo momento, infatti, l’identificazione dello spettatore coi personaggi non passa per la soggettiva, perché non è possibile identificarsi con un personaggio che non si vede; anzi la soggettiva, lasciando fuori campo il soggetto possessore dello sguardo, ottiene l’effetto opposto ed infatti è l’inquadratura ideale per mantenere il mistero sull’assassino o comunque sul personaggio che incarna il pericolo.

Esiste poi uno stilema, non frequentissimo, che viene definito "sguardo in macchina" (eye contact, regard caméra): il personaggio guarda direttamente dentro la macchina da presa, interpellando lo spettatore. E’, appunto, la forma dell’interpellazione, che trasforma lo spettatore in un interlocutore diretto, unendo metaforicamente il film al pubblico.
Queste sono, per sommi capi, le forme di sguardo cinematografico, i modelli di enunciazione filmica che determinano la posizione dello spettatore, cioè il suo concreto collocarsi di fronte e dentro lo spazio della scena. Oggettive e soggettive possono alternarsi le une alle altre e lo spettatore dovrebbe essere sempre in grado di assumere ogni volta il corretto punto di vista. Ciò dimostra la capacità del cinema di esplicitare una narrazione multiprospettica, che salta continuamente dalla prima persona (ciò che vede il personaggio) alla terza (ciò che vede la macchina da presa) e viceversa.
Nel saggio Dentro lo sguardo. Il film e il suo spettatore (1986), Francesco Casetti mette a nudo il ruolo spettatoriale definito dal testo filmico. Soffermandosi sulle caratteristiche della soggettiva, egli scrive come in essa «si scontrano la paura di un coinvolgimento e il piacere di un dominio: l’una, la paura, legata all’idea che il seguire le cose dall’interno dell’azione porta a esporsi troppo, o a restarne soggiogati; l’altro, il piacere, dovuto al fatto che lo star al centro della scena costituisce comunque una posizione di privilegio».
Nella soggettiva, lo spettatore adotta il punto di vista parziale del personaggio, assumendone lo sguardo, anche se il cinema “postmoderno” tende a rompere il legame tra sguardo e soggettiva. Ci sono casi, infatti, di soggettive impossibili, come quella della freccia in volo in "Robin Hood principe dei ladri" (1991) di Kevin Reynolds, o quella dall’interno della palla da bowling ne "Il grande Lebowski" (1998) di Joel ed Ethan Coen. Oppure, si pensi ancora alle “soggettive senza soggetto” che troviamo nel capolavoro di David Lynch “Mulholland Drive" (2001), le quali, non essendo attribuibili a personaggi identificabili, implicano l’impossibilità di determinarne l’origine, dando vita a uno “sguardo senza soggetto”. Questa risulta un'esperienza profondamente perturbante, che disorienta lo spettatore, in quanto lo priva della certezza del punto di vista, aprendo una crepa nella visione.
A questo link una di queste soggettive senza soggetto:



L'immagine che vedete è un fotogramma tratto dal film di Fellini "8 ½", e precisamente dalla sequenza dell'incubo iniziale. Tutto il film, peraltro, è denso di inquadrature soggettive, in quanto la narrazione può dirsi una sorta di monologo interiore del protagonista Guido. Accade costantemente, lungo tutta la pellicola, che le sequenze vengano rappresentate tramite il punto di vista emotivo del personaggio.

A questo link, l'intera sequenza del sogno:



A quest'altro link, invece, un video che tratta le inquadrature oggettive e soggettive:



Vedi M. G. Eusebio, Lo sguardo dello schermo. Teoria del cinema e psicoanalisi, 2017
https://www.ibs.it/sguardo-dello-schermo-teorie-del-ebook-massimo-eusebio/e/9788891755803

2 commenti:

  1. Ciao Marisa, complimenti per gli articoli, molto interessanti! Ti scrivo per chiederti suggerimenti di testi o films che riguardano, appunto, la ripresa in soggettiva, riferita principalmente al paesaggio urbano. Grazie! Ivana F.

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    1. Ciao Ivana, grazie. Un testo specifico sull'argomento non mi viene in mente. Puoi sicuramente consultare tutti quelli sul linguaggio cinematografico, come il testo di Alonge (Giaime Alonge, Il Cinema - Tecnica e linguaggio, Kaplan, 2011) o di Fabio Rossi (Il linguaggio cinematografico, Aracne 2006). Ma ce ne sono sicuramente molti altri. Per quanto riguarda i film, puoi consultare, per qualche indicazione sui titoli, questo link https://www.wired.it/play/cinema/2016/04/15/5-film-soggettiva-hardcore/ e quest'altro https://www.longtake.it/news/cinema-in-soggettiva-la-nostra-top-10

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