“Nell’epoca dei computer e degli smartphone, le lanterne girevoli si costruiscono ancora a mano... Chi l’avrebbe mai detto?”
Il primo personaggio è una donna di novantadue anni di nome Hatsue, un’ex insegnante che entra in questo luogo di passaggio prima della morte, anche se non ne è consapevole. È attraverso la sua storia che si delinea per la prima volta la natura ambigua dello studio fotografico: un luogo quieto, accogliente, quasi familiare, ma al tempo stesso attraversato da una corrente sottile di attesa, come se ogni oggetto fosse in bilico tra la presenza e il ricordo. Hatsue, inizialmente confusa, si trova davanti a un’enorme montagna di immagini: una fotografia per ogni giorno di ogni anno della sua vita. La scelta che Hirasaka le propone – selezionare un’unica immagine per ciascun anno – è un gesto che la costringe a misurarsi con ciò che resta, con ciò che sopravvive. È un’operazione di montaggio, fragile e faticosa, attraverso cui la sua esistenza viene distillata nei suoi momenti più significativi.



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