mercoledì 13 gennaio 2016

Animali in pittura - Guernica

Pablo Picasso, Guernica, 1937, Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofía di Madrid.
Nell'estate del 1937 si tiene a Parigi l’Esposizione universale. In Spagna infuria la guerra civile. In gennaio, il governo repubblicano commissiona a Picasso, riconosciuto e acclamato in tutto il mondo come il più grande genio artistico del tempo, un dipinto murale da collocare nel padiglione spagnolo. Picasso non ha ancora deciso il soggetto, quando il 26 aprile del 1937 aerei tedeschi e italiani, in appoggio alle truppe di Franco schierate contro le forze del legittimo governo repubblicano, devastano con un bombardamento spietato e selvaggio l'antica cittadina basca di Guernica, provocando un orrendo massacro tra la gente civile. Picasso, che aveva già fatto la sua scelta di
parte schierandosi dalla parte dei repubblicani e intuendo il rischio del baratro in cui stava per precipitare l’intera Europa, decide d'impeto di esprimere il suo sdegno furioso e il suo impegno politico, facendo del murale destinato all’Esposizione la risposta all'atrocità di quella devastazione. Nasce così Guernica, un grande dipinto a tempera su tela di quasi otto metri per tre metri e mezzo. L'opera viene realizzata in appena due mesi, preceduta da un’intensa fase di studio, testimoniata da un cospicuo numero di schizzi e bozzetti.
Come afferma Argan, Guernica “può dirsi l'unico quadro storico del nostro secolo. È tale non perché rappresenta un fatto storico, ma perché è un fatto storico. È il primo, deciso intervento della cultura nella lotta politica: alla reazione, che si esprime distruggendo, la cultura democratica risponde per mano di Picasso, creando un capolavoro”. Da questo momento, gli intellettuali cominciano ad esercitare una pressione maggiore sui governi democratici, restii ad intervenire contro l’aggressione fascista alla Spagna per paura di accelerare il processo rivoluzionario delle classi lavoratrici, per indurli finalmente a difendere la democrazia.
Quello di Picasso è un atto di grande significato simbolico, che agisce col peso di tutta l’autorevolezza morale ed artistica del pittore, il primo esempio di intervento deciso dell'arte nella moderna lotta politica. Dopo l'esempio di Picasso, sarà impossibile per il mondo intellettuale europeo chiudere gli occhi sulle atrocità, sulle oscenità del nazifascismo e della guerra. E' sempre Argan ad istituire un confronto efficacissimo tra l'opera di Picasso ed Il giudizio universale della cappella Sistina, l'opera attraverso cui Michelangelo si era schierato con la chiesa cattolica romana contro le tesi protestanti che liquidavano il libero arbitrio e la responsabilità personale a favore della tesi della predestinazione. Picasso fa lo stesso, solo che invece di schierarsi con una chiesa, si schiera con la comunità laica del mondo libero e democratico. Guernica infatti non rappresenta solo l’episodio del bombardamento della città basca, ma è un grido universale contro lo scempio di ogni guerra e contro la distruzione della civiltà operato dai totalitarismi nazi-fascisti.
L’opera di Guernica, che ha al suo interno molti richiami alla storia dell’arte, è strutturata a trittico, centrato a sinistra sul toro e sulla donna col bambino in braccio, al centro sul cavallo e su altri personaggi, a destra sulla figura femminile con le braccia alzate; tutte e tre le parti culminano in un’espressione estrema di dolore, evidenziato dalla bocca spalancata, bloccata in un grido muto. L’ossatura della composizione è di impostazione classica, riscontrabile ad esempio nella simmetria delle figure e nella presenza di piani prospettici, mentre la triangolarità della composizione richiama le caratteristiche del frontone di un tempio greco.


Ma, continua Argan, “all'ordine classico si sovrappone una scomposizione formale di tipo manifestamente cubista: un linguaggio, dunque, nettamente moderno, che Picasso stesso aveva creato trent'anni prima”. Ma se a quel tempo il cubismo era stato soprattutto uno strumento analitico non solo di rappresentazione, ma anche di conoscenza di tutti gli aspetti della realtà e dei suoi lati non-apparenti, qui il linguaggio cubista diventa, oltre che visione simultanea, soprattutto frantumazione violenta, deformazione, distruzione, morte.
Ma l’impostazione classica di Guernica non solo ha subito lo sconvolgimento delle forme e dello spazio da parte del linguaggio cubista. Guernica ha anche perduto i colori. Sulla tela ci sono solo il nero, il bianco e il grigio, stesi con una precisione piatta e asciutta che sacrifica l'effetto del rilievo e l'emozione cromatica ed evita sia gli accenti patetici che il coinvolgimento emotivo. Secondo alcune interpretazioni, l'assenza di colori deriverebbe dal fatto che Picasso aveva avuto informazioni dell’evento solo tramite reportage fotografici in bianco e nero, secondo altre invece questa soluzione è finalizzata ad accentuare il tono cupo e drammatico dell’opera. Secondo Argan, il monocromato e la mancanza di rilievo plastico nelle forme hanno un’altra spiegazione: “Il colore e il rilievo sono due qualità con cui la natura si dà alla percezione sensoria, si fa conoscere. Eliminare il colore e il rilievo è tagliare il rapporto dell'uomo col mondo: tagliandolo, non c’è più la natura o la vita. Nel quadro c'è, invece, la morte; e non è rappresentata con le sembianze della natura o della vita, perché quella morte non è il termine naturale della vita, è il contrario”. Per questo, secondo il critico, quest’opera non “rappresenta” la morte: la visione di Guernica è la “visione della morte in atto”, in cui lo spezzarsi delle linee e delle forme mettono in scena un insieme di spezzoni deformati di corpi di uomini e animali confusi con pezzi di cose, di case, di spazi frantumati e ridotti in schegge, un insieme che è come un lacerante grido di dolore e di morte.
In Guernica non sono richiamati né un luogo, né un tempo specifici. Lo spazio rappresentato nell’opera è uno spazio sia interno (ce ne accorgiamo dalla pavimentazione e dal lampadario centrale, che appare un enorme occhio da cui si diffonde, con taglio in diagonale, la luce artificiale) che esterno (si vedono infatti i palazzi in fiamme), perché il bombardamento ha sventrato le case e ribaltato l’organizzazione degli spazi, violando l’intimità domestica.
Chi sono le figure rappresentate in Guernica?
Partendo da sinistra verso destra notiamo subito una madre con un bambino morto in grembo, che richiama l’iconografia delle Pietà. Salendo verso il vertice del triangolo incontriamo tre figure di animali, che hanno fatto irruzione in uno spazio un momento prima fatto di affetti semplici e quotidiani: un toro, una colomba agonizzante nell’ombra e un cavallo. In molti hanno tentato di svelare le simbologie nascoste dietro questi personaggi: per alcuni il toro è il simbolo della Spagna offesa, per altri è invece espressione di bestialità cieca e di oscura brutalità, come il protagonista delle Tauromachie e delle Minotauromachie dell’artista catalano.

    Pablo Picasso, Minotauromachia, 1935.

Il cavallo, figura centrale, sarebbe invece il simbolo della natura ferita oppure del popolo, al cui dolore universale dà voce con il suo grido straziante, un grido che accomuna tutti, uomini e bestie.

                                     Pablo Picasso, La Testa di Cavallo. Schizzo per Guernica, 1937.

Toro e cavallo sono i due animali che hanno sempre interessato l'artista, i protagonisti delle corride. Ma queste richiamano l’ideale di un duello compiuto (secondo la cultura spagnola) ad armi pari, dove un uomo armato di spada ingaggia la lotta con un animale più forte di lui rischiando la propria vita. Orbene, cosa c’è di leale in un bombardamento aereo, in cui morte e distruzione piombano dal cielo senza che gli si possa opporre resistenza? Il tempo dei duelli ad armi pari è finito: nella tela anche il toro ha uno sguardo smarrito e sofferente, il cavallo è ferito a morte da una picca, la spada è spezzata, l’uomo che la reggeva è ormai solo un simulacro mutilato.
Eppure dalla mano che regge la spada è sbocciato un pallido, fragile segno di speranza: un piccolo fiore, simbolo di pace e di rinascita.
Le figure sulla parte destra invece sono figure umane: una donna che grida e corre verso sinistra (l’intera l’opera sembra essere attraversata da una forza che spinge tutti verso quella direzione, come un vento inarrestabile), un’altra figura di donna che regge un lume e si protende verso il lampadario, mentre nella parte terminale di destra inquietanti lingue di fuoco si sprigionano dalle case bombardate e lambiscono un’altra figura di donna che protende al cielo le braccia e il suo urlo di dolore.
Ogni figura raffigurata reinterpreta elementi di opere del passato come l’ “Incendio di Borgo” di Raffaello, la Strage degli innocenti di Guido Reni e la Fucilazione del 3 maggio 1808 di Goya. Picasso in Guernica ha rappresentato una sintesi di tutta l’arte occidentale, perché è tutta la cultura e la civiltà di cui fa parte ad essere stata oltraggiata da quella barbarie.

Raffaello Sanzio, Incendio di Borgo, 1514, Musei Vaticani, Città del Vaticano.

Terminata l’Esposizione, Picasso donerà l’opera alla Spagna ma il ritorno della tela in patria poteva avvenire solo a condizione che nel paese terminasse la dittatura e venisse ripristinata la democrazia. Per questo motivo l’opera fu conservata presso il Museum of Modern Art di New York e ritornò in Spagna solo nel 1981.

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