lunedì 11 gennaio 2016

Animali in Pittura - "La città che sale" di Boccioni

"Noi canteremo le grandi folle agitate dal lavoro, dal piacere o dalla sommossa: canteremo le maree multicolori e polifoniche delle rivoluzioni nelle capitali moderne; canteremo il vibrante fervore notturno degli arsenali e dei cantieri, incendiati da violente lune elettriche" (dal Manifesto del futurismo, 1909).
Inizialmente intitolata Il lavoro, l'opera di Boccioni La citta che sale (1910 - 1911) è una tela di grandi dimensioni, frutto di vari tentativi e studi preparatori, disegni e schizzi a penna e matita realizzati dal pittore in diverse zone industriali di Milano. Nonostante la presenza di elementi realistici come il cantiere, o ancora la resa dello spazio in maniera prospettica, questo dipinto è considerato la prima opera veramente futurista di Boccioni, per la visione dinamica che la anima, per l'esaltazione visiva della forza e del movimento.

Umberto Boccioni, La città che sale, 1910-11, New York, Museo Gugghenheim.
   
La scena ha come sfondo la periferia industriale: in alto si intravedono infatti le impalcature adibite alla costruzione di nuovi edifici, ai quali fanno da sfondo, a destra
e al centro, le ciminiere fumanti delle fabbriche e, a sinistra, una linea tranviaria, entrambe simboli del progresso industriale, che proietta la città verso il futuro. La composizione è dominata dalla possente figura di un gigantesco cavallo rosso fuoco, dal basto acuminato, teso nello sforzo di trainare un carro con l'aiuto di diversi uomini. Questa figura ricorda i cavalli del pannello centrale del Trittico dell'eroica di Previati ed è, oltre che il simbolo del lavoro, una grandiosa rappresentazione della forza fisica. La sua struttura ed il suo movimento creano l'effetto di un vortice, che struttura l'intera composizione. Questo dipinto rappresenta un'esplosione di energia, insieme umana ed animale, espressa con un moto turbinoso e travolgente, che prosegue anche oltre i limiti della cornice attraverso linee di forza che convogliano e sprigionano le spinte in molteplici direzioni.
Nell'opera di Boccioni, l'animale è ancora legato all'estetica simbolista, cioè mira a rendere visibile un mito attraverso l'immagine. Ma in questo caso non si tratta di miti arcaici e primitivi, bensì della narrazione di un'epica nuova, incentrata sul mito dell'uomo moderno, artefice di un nuovo mondo, quello venuto fuori dalla rivoluzione industriale. Con questo dipinto l'autore si proponeva di "erigere un nuovo vibrante e dinamico altare alla vita moderna", di celebrare l'esaltazione del lavoro dell'uomo, motore del progresso che avanza inarrestabile, proprio come il cavallo che si spinge potentemente in avanti, il cui sforzo si fonde dinamicamente con quello degli uomini esasperatamente protesi nella stessa direzione.
Il soggetto dunque, da raffigurazione di un normale cantiere in fermento, si trasforma nell'esaltazione visiva della forza e del movimento e nella celebrazione dell'idea del progresso industriale nella sua inarrestabile avanzata. Il cavallo che sovrasta l'uomo è visto come la metafora di quel progresso inteso come forza indomabile.
La città che sale, definita dallo stesso pittore "una sintesi di lavoro, luce e colore", rappresenta il passaggio di Boccioni dall'esperienza divisionista, evidente nelle pennellate filamentose e curvilinee e nella tecnica di scomposizione del colore, a quella futurista. I tocchi di pennello, rapidi ed energici, hanno andamenti direzionati funzionali non alla costruzione di masse e volumi ma alla evidenziazione delle linee di forza che caratterizzano i movimenti delle figure. In questo modo, la consistenza del volume e il peso della massa sono sacrificati a una maggiore dinamicità della composizione. Le figure sono prive di contorni, generate dai corpuscoli colorati delle pennellate che formano delle onde di moto. I colori puri, accesi nei toni caldi e di grande intensità espressiva (rosso, blu e giallo), creano una sensazione di incalzante impetuosità, un vortice di luce e movimento. La realtà è trasfigurata in ritmi puri di linee e colori.
La composizione del quadro conserva ancora un impianto tradizionale, strutturato su schemi prospettici a diversi piani di profondità, con in basso le figure in primo piano e in alto le immagini sui piani più profondi. Il quadro si divide sostanzialmente in tre fasce orizzontali: nella prima in basso Boccioni colloca le figure umane, realizzate secondo linee oblique per evidenziare lo sforzo dinamico che esse compiono. Al centro dominano alcune figure di cavalli, delle quali quella centrale occupa buona parte della superficie del quadro; nella fascia in alto compare lo sfondo della periferia urbana.
Nella composizione prevalgono le linee curve, sviluppate secondo lo schema diagonale, che descrivono il movimento vorticoso degli uomini e dei cavalli; sullo sfondo, le linee rette proiettano la città verso l'alto, in un moto ascensionale che oltrepassa i limiti della tela.
Lo spettatore viene direttamente coinvolto nella dinamica del quadro, trascinato dalle sue linee di forza, incalzato a sua volta, come gli uomini dipinti in primo piano, dall'energia e dall'impetuosità del cavallo centrale, perché il dinamismo non è semplice descrizione fenomenica, ma una sensazione emotiva e uno stato d'animo.
A questo link un filmato sull'opera di Boccioni:
https://www.youtube.com/watch?v=ThnvQbkrLNc


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