lunedì 12 marzo 2018

L'Autoritratto su cavalletto di Annibale Carracci

Annibale Carracci (1560-1609) - Autoritratto sul cavalletto - 1604 ca. - Galleria degli Uffizi, Firenze.

Già in passato avevamo analizzato il tema dell’autoritratto nel XV e XVI secolo (https://finestresuartecinemaemusica.blogspot.it/2017/08/sguardi-selfie-dartista-lautore-nella.html).
Quello che vedremo ora è un'opera molto particolare. Si tratta dell’Autoritratto su cavalletto (1604) del pittore Annibale Carracci (in particolare la versione conservata agli Uffizi. Ne esiste un'altra, esposta all'Hermitage di San Pietroburgo).
Qual è la peculiarità di questo quadro?
L'autoritratto si presenta come una tela poggiata su un cavalletto. Il pittore non ci propone il proprio ritratto come immagine immediata di sé, ma ce lo presenta per quello che effettivamente è, cioè un dipinto, privo persino di cornice.

Gli fa da cornice quello che Stoichita definisce scenario di produzione, cioè il contesto della genesi dell'opera. Il cavalletto è infatti collocato in quello che ha l'aria di essere lo studio del pittore, avvolto nella penombra. Più che il proprio ritratto, il pittore sembra abbia voluto rappresentare lo stesso atto del dipingere, facendo spostare l'attenzione dello spettatore dall'opera al processo della sua formazione.
Pochi oggetti emergono dall'oscurità densa e indistinta del locale: oltre al cavalletto e al dipinto, vediamo una tavolozza, un cane, un gatto e, sullo sfondo, sembra di intravedere una donna affacciata a una piccola finestra, aperta al chiarore del sole. Questa figura forse è la personificazione della stessa Pittura, che si presenta a noi muta e di schiena, forse allegoria dell'intuizione artistica. Poi la stanza resa con colori bruniti e pennellate grossolane, presenze fumose e appena accennate; quindi, il ritratto sul cavalletto in primo piano, che emerge dalla penombra circostante; infine, si giunge al quadro nel suo insieme, quello posto di fronte a noi osservatori. L’autoritratto del 1604 mostra, dunque, tutto il processo di produzione dell’immagine, in tutti le sue varie fasi, che vanno dall’indistinto alla forma, dalle figure sfumate, quasi spettrali, sullo sfondo ai colori sapientemente dosati nel ritratto sul cavalletto.
In questo autoritratto è insomma raffigurata l’opera in fieri. Certo, al contrario di ciò che avviene nell’autoritratto (o Doppio autoritratto allo specchio) di Johannes Gumpp, del 1646 (in cui l’artista (di spalle) riflette la propria immagine in uno specchio, mentre con il pennello completa la sua stessa figura sulla tela poggiata sul cavalletto, tra un cane e un gatto che si guardano con aria di sfida), nell’opera del Carracci il pittore non appare per nulla. Eppure il dinamismo dell’esecuzione, tale da rappresentare sia il pittore quanto il dipingere stesso, è efficacemente rievocato attraverso la composizione dell’immagine e la tecnica pittorica utilizzata. Il pittore, in fondo, è il creatore che libera la figura dal caos tenebroso che l’avvolge, portandola alla luce e offrendola allo sguardo dello spettatore.

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