venerdì 15 dicembre 2017

La porta di una baracca

Dorothea Lange, Between Weedpatch and Lamont, Kern County, California. Children living in camp...Rent $2.75 plus electricity, 12 April 1940.

Dorothea Lange (1895-1965) è stata una grande fotografa documentarista americana, nota soprattutto per le sue cronache della Grande Depressione e per le fotografie di lavoratori agricoli migranti. Anche lei, come Walker Evans, lavora su commissione della Farm Security Administration (organismo federale di monitoraggio della crisi) esaminando le condizioni di vita dei lavoratori agricoli e delle loro famiglie negli Stati occidentali.
Lange fotografa i contadini che hanno abbandonato le campagne e si spostano ad ovest, a causa del Dust Bowl (tazza di polvere), il lungo periodo di siccità e tempeste di polvere e sabbia che aveva desertificato 400.000 km² di terreni agricoli negli stati del Midwest, come l'Oklahoma. Mezzadri e braccianti, con famiglia e masserizie al seguito, danno vita al più drammatico e silenzioso esodo della storia americana del XX secolo.

Il suo lavoro è affiancato da Paul Schuster Taylor, professore di economia presso l'Università della California e futuro secondo marito della Lange. Insieme e per cinque anni documentano la povertà rurale e lo sfruttamento dei mezzadri e dei lavoratori migranti. Dal 1935 al 1939, il lavoro di Lange per la FSA porta la condizione dei poveri e dei dimenticati all'attenzione del pubblico. Distribuite gratuitamente ai giornali di tutto il paese, le sue immagini toccanti divengono icone dell'epoca. Il suo lavoro sul campo, in collaborazione con Taylor che scrive i testi, in California, e poi in Oklahoma, Arkansas e Texas sfocia nel 1939 nella realizzazione del libro An american exodus: a record of human erosion che, attraverso scritti ed immagini, racconta il cambiamento profondo di una società duramente provata nella sua più intima sostanza.
Dorothea Lange, combinando istinto e sensibilità, indossa la macchina fotografica come protesi del proprio corpo per registrare la vita reale, affondando lo sguardo sulla forza dell’isolamento del particolare. Le sue foto infatti utilizzano principalmente un'inquadratura che spazia dal piano medio al primo piano, scelta che senza mai escludere completamente l’ambiente, tende a fissare l'attenzione soprattutto sul ritratto. Il taglio è tale da sottolineare il senso di spaesamento colto nei volti di individui segnati loro malgrado da eventi naturali ed umani superiori alle loro forze e ai quali la fatica e la povertà conferiscono un’insospettata eroicità, in cui orgoglio e umiltà si mescolano indissolubilmente. L’ossessione per la precisione e per il dettaglio, nonché il profondo rispetto che la Lange dimostra per i soggetti fotografati, svelano le caratteristiche di uno sguardo fotografico sempre più empatico e relazionale.
La realtà catturata dalla Lange è quotidiana e precaria, lontana da ogni sensazionalismo e fatta di concretezza. Una realtà colta in totale autonomia espressiva e restituita all’osservatore nel completo rispetto del contesto spaziale e temporale nonché dell’integrità dei soggetti. Se la realtà è l’imprescindibile punto di partenza, l'obiettivo è quello di andare oltre per arrivare alla creazione di un linguaggio che porti all’attenzione dei più le incoerenze su cui si fonda la società americana. L’intento è penetrare nella spietata realtà di quelle esistenze, strapparle alla loro anonima quotidianità e restituirle intatte all'attenzione del mondo. In questo il suo lavoro è accostabile a quello di scrittori come Faulkner, Caldwell e Steinbeck, creatori di un’epica americana dell'epoca della Grande Crisi. Medesimi sono i temi, medesima è la struttura narrativa, limpida, scarna, disincantata e, soprattutto, medesimo è il fine: costringere l’America a comprendere le sue profonde contraddizioni.
Il suo lavoro fornirà importanti spunti alla cinematografia contemporanea: basti pensare a Furore, film che Ford realizza nel 1940 dall’omonimo romanzo di Steinbeck. Alcune piani sequenza del film sono una citazione quasi letterale delle immagini scattate da Lange lungo le strade della California nel 1936.

Nella fotografia della Lange, occupano un posto speciale i bambini , nei cui confronti dimostra grande rispetto e sensibilità, senza scadere nella retorica o nel patetico.


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