giovedì 31 dicembre 2015

Animali in Pittura - Leda e il cigno

Il cigno è un animale simbolico per eccellenza, dotato di sacralità in molte antiche religioni. Nelle culture mediterranee come in quelle nordiche è simbolo di saggezza, purezza, potenza e coraggio. In esoterismo esso è dotato di grande potere magico ed è sinonimo di evoluzione spirituale.
Il mito più antico che lo riguarda, narrato anche nelle Metamorfosi di Ovidio, è quello di Leda, moglie di Tindaro, re di Sparta. La leggenda narra che Zeus, innamoratosi di Leda, si trasformò in un cigno e si accoppiò con lei, che dormiva presso le acque del fiume Eurota, nella Laconia e che, in seguito a questa unione, generò due uova: dall’uno, proveniente dal suo connubio con Zeus, sarebbero usciti i Dioscuri ("figli del dio"), Castore e Polluce, mentre dall'altro, frutto dell'unione di Leda con il marito, sarebbero uscite Elena e Clitennestra, anche se la tradizione mitica non è concorde su quale fosse la progenie divina; secondo alcune versioni i figli immortali di Zeus non sarebbero i Dioscuri, ma Polluce ed Elena, mentre gli altri due sarebbero i mortali figli di Tindaro.

mercoledì 30 dicembre 2015

Animali in Pittura - Il gatto dell'Annunciazione di Lorenzo Lotto

Quella di Recanati, eseguita da Lorenzo Lotto, è sicuramente la più singolare Annunciazione della storia della pittura, per l’approccio originale e non retorico a un tema così familiare e diffuso nell’immaginario collettivo.

Lorenzo Lotto, Annunciazione, 1534-1535, Recanati, Pinacoteca Civica, Villa Colloredo Mels.

L’insieme compositivo di questo dipinto è estremamente interessante ed innovativo rispetto alla tradizione tre-quattrocentesca, dove l’Angelo e Maria vengono rappresentati di profilo, l’uno inginocchiato di fronte all’altra, sulla soglia di una stanza o nel chiostro o in un colonnato di un convento; il punto di vista del pittore (e dunque dello spettatore) è di solito esterno al luogo in cui avviene l'annuncio. Nella tela di Lotto, invece, lo spettatore viene collocato nel lato più interno della stanza. Inoltre lo schema pittorico è invertito: se l'Arcangelo Gabriele, infatti, è tradizionalmente a sinistra e la Madonna a destra, qui accade esattamente il contrario.

martedì 29 dicembre 2015

Animali nel Cinema - Umberto D.

Il titolo Umberto D., con la d puntata, significa storia di un uomo qualunque, di un uomo della strada, alle prese con la quotidiana lotta per non perdere la dignità e il rispetto di se stesso. Con lui, infatti, Cesare Zavattini, autore del soggetto e della sceneggiatura, realizza perfettamente la sua poetica del pedinamento, seguendolo nei gesti più piccoli della vita quotidiana, riducendo i dialoghi al minimo e lasciando che a raccontare la storia siano le immagini.
Il film si apre con un corteo di pensionati che protestano per le pensioni troppo basse, fino all’irruzione delle camionette della polizia che disperde i manifestanti, ed è a questo punto che conosciamo Umberto D. e cominciamo a seguire i suoi passi e le sue vicissitudini.
Umberto D. è film simbolo del neorealismo e uno dei più belli di quelli nati dal connubio creativo De Sica – Zavattini. E’ interpretato da Carlo Battisti, attore non professionista, come esige la poetica neorealista (è infatti un professore di glottologia all’Università di Firenze). Fotogramma dopo fotogramma veniamo introdotti nella storia dell’anziano protagonista; veniamo a sapere che vive in ristrettezze economiche; mangia alla mensa dei poveri e vende l’orologio e alcuni libri per racimolare denaro, perché la fredda e inflessibile padrona di casa vuole sfrattarlo per morosità. La sua dimora è una stanza in affitto, dove vive

domenica 27 dicembre 2015

Animali in Fotografia - La ragazza e il cane di Andrej Vasilenko

Andrej Vasilenko, La ragazza e il cane, 2007.

Certamente è una cosa antipatica vedere una propria foto celebrata in rete su decine di siti ma attribuita ad un altro, ma quando questo "altro" è niente di meno che Henri Cartier Bresson, di sicuro il fotografo in questione, emerito sconosciuto fino a quel momento, avrà avuto più di un motivo per essere soddisfatto. Risultato: in rete ci sono ancora molti siti (decine e decine) che sotto questa foto riportano la didascalia: "Henri Cartier-Bresson, Isabelle Huppert, 1966", ma altrettanti che raccontano la storia di questo malinteso, facendo

sabato 26 dicembre 2015

Animali in Pittura - La Venere di Urbino

Nel 1538 Guidobaldo della Rovere, duca di Camerino e futuro duca di Urbino, manda un suo agente a Venezia a ritirare il quadro della "donna ignuda" presso la bottega del grande Tiziano. Da varie lettere pervenute, sappiamo che il giovane rampollo aveva più volte chiesto alla madre Eleonora Gonzaga della Rovere i soldi per l'acquisto del dipinto, ma la matrona era stata irremovibile. In qualche modo Guidobaldo riuscì a provvedere al pagamento e finalmente poté entrare in possesso della celebre Venere di Urbino.
Tiziano Vecellio, Venere d'Urbino, 1538, Galleria degli Uffizi.

Secondo l'interpretazione più accreditata, il dipinto doveva servire come modello "didattico" per Giulia Varano, la giovane moglie del duca, sposata per ragioni politiche nel 1534 quando la fanciulla aveva solo dieci anni e, all'epoca del dipinto, adolescente chiamata ad assolvere i propri doveri coniugali. L'opera aveva dunque la funzione di

giovedì 24 dicembre 2015

Animali in Pittura - Cani e unicorni

Raffaello Sanzio, La dama con liocorno, 1505-1507, Galleria Borghese, Roma.
Questo dipinto ha una storia alquanto singolare. Eseguito da Raffaello, ha tuttavia subito negli anni successivi una serie di rimaneggiamenti. Nel quadro è raffigurata, contro un parapetto e fra due colonne di una loggia aperta, una fanciulla bionda (fiorentina a giudicare dalla veste, la “gamurra”, e dalla pettinatura) elegantemente vestita, ritratta frontalmente, con in grembo un piccolo unicorno.

mercoledì 23 dicembre 2015

Animali in Pittura - Il mistero del cane tagliato


Vittore Carpaccio, Due Dame, 1495 circa, Museo Correr, Venezia.

Lo straordinario quadro Due Dame di Vittore Carpaccio (pittore di origini venete vissuto a cavallo tra Quattrocento e Cinquecento) è una delle opere più enigmatiche della pittura rinascimentale, esposto nel Museo Correr di Venezia. Lo studioso dell'arte Giandomenico Romanelli nel 2003 ne ha anche ricostruito la rocambolesca vicenda nel suo libro Il mistero delle Due Dame. Il famoso critico ottocentesco John Ruskin, attento studioso dell'arte italiana, lo aveva definito addirittura "Il più bel quadro del mondo".
Bello, ma misterioso. Sì, perché questo dipinto contiene degli enigmi, che a partire dalla metà dell’Ottocento hanno dato vita a contrastanti interpretazioni: chi sono le due eleganti dame raffigurate? che cosa fanno? quale segreto si cela dietro il loro sguardo assorto? perché il cane davanti a una di loro è tagliato? perché il vaso sulla balaustra contiene solo la parte inferiore del gambo di un fiore?

martedì 22 dicembre 2015

Il bestiario della follia di Hieronymus Bosch



Il giardino delle delizie 
Mentre gli artisti del Rinascimento italiano ed europeo, come Leonardo da Vinci e Albrecht Dürer, si volgevano allo studio rigoroso e oggettivo della natura, le opere del fiammingo Hieronymus Bosch fiorivano di deliri vegetali e animali più sconvolgenti e fantasiosi di ogni bestiario dell'antichità classica o medievale.
Bosch fu un pittore olandese che attraversò tutta la seconda metà del Quattrocento e i primi anni del Cinquecento e che, mentre in Italia si compiva la celebrazione umanistica dell'intelletto, poneva piuttosto l'accento sugli aspetti trascendenti e irrazionali della vita umana. Egli seppe mettere in scena con grande forza visionaria i conflitti dell'uomo rispetto alle regole imposte dalla morale e dalla religione, e quindi la follia, i vizi, i peccati e le punizioni infernali.
La sua opera più ambiziosa rimane il trittico de Il giardino delle delizie (o Il Millennio), databile 1480-1490 circa e conservato nel Museo del Prado di Madrid. E' un'opera di grande visionarietà e densa di rimandi simbolici, a tal punto complessa che storici e critici non sono mai giunti a darne una lettura interpretativa concorde.

lunedì 21 dicembre 2015

Animali in pittura - La fauna nella pittura di Albrecht Dürer

Con Leonardo, il grande pittore tedesco Albrecht Dürer, condivideva la curiosità enciclopedica e la visione dell'uomo come parte armoniosa della natura. Massima espressione del Rinascimento tedesco, Dürer è inoltre affiancabile all’artista e scienziato italiano per l'esigenza di impostazione teorica dell'operare artistico, per la ricerca di misura e proporzione delle forme, per la volontà di indagine scientifica del reale. A questo proposito Albrecht Dürer costituisce un ponte fra il realismo nordico e la tradizione classica italiana, capace di coniugare la sensibilità del primo con la forza cromatica del secondo. Molti suoi dipinti e incisioni contengono elementi naturali, floreali e faunistici, e non sempre con funzione simbolica.
Nel bellissimo disegno a penna e acquerello su carta Madonna degli animali (1503 ca.), la fauna presente diventa quasi la vera protagonista dell’opera, pur essendo la maestosa immagine della Vergine col Bambino, il vero centro del disegno. Cristo è qui rappresentato, ed è una novità, come Signore non solo degli uomini, ma anche

domenica 20 dicembre 2015

Animali in Pittura - La Dama con l'ermellino

Leonardo da Vinci, La Dama con l'ermellino, 1489-90, Castello del Wawel, Museo Czartoryski.

Se il grande Michelangelo Buonarroti, interessato principalmente alla figura umana, disdegnerà di rappresentare animali, l’opera di Leonardo da Vinci è invece densa di dipinti e soprattutto di studi riguardanti piante e animali. A volte passava intere giornate a osservare gatti, uccelli, pesci e altra fauna acquatica, a studiare, disegnare e misurare dal vero le proporzioni dei cavalli. Il suo interesse e la sua smisurata curiosità spaziavano dappertutto.
Mentre in passato il compito dell’artista era quello di imparare certi antichi schemi corrispondenti ai principali personaggi della storia sacra e adattarli a combinazioni sempre nuove,

sabato 19 dicembre 2015

Animali al cinema - Uccellacci e uccellini


Uccellacci e uccellini, regia di Pier Paolo Pasolini, 1966.
Uccellacci e Uccellini è un film che ha la forma di una favola surrealista in cui, proprio come nelle favole, troviamo dei personaggi archetipici impegnati a compiere un viaggio, che non ha inizio e non ha fine, nel corso del quale incontrano altri luoghi e personaggi, anch’essi costruiti secondo caratteri simbolici. Tutti i singoli elementi presenti nella storia sono maschere metaforiche, per cui il film risulta il più poetico di Pasolini, in quanto il più difficilmente definibile e interpretabile, restio a una decifrazione definitiva.
I protagonisti sono Totò e Ninetto Innocenti, padre e figlio (interpretati da Totò e Ninetto Davoli), personaggi surrealisticamente inconsapevoli, che proseguono nel loro viaggio lungo grigie,

venerdì 18 dicembre 2015

Animali in pittura - Giotto

Giotto di Bondone, San Francesco d'Assisi predica agli uccelli (1290 - 1295 ca.), affresco, Basilica Superiore di San Francesco in Assisi.

La Predica agli uccelli è la quindicesima delle ventotto scene del ciclo di affreschi delle Storie di san Francesco della Basilica superiore di Assisi, attribuiti a Giotto. Fu dipinta verosimilmente tra il 1295 e il 1299. L'episodio raffigurato si riferisce ad un avvenimento narrato nella Legenda Maior, che costituiva la biografia ufficiale di san Francesco d'Assisi, scritta tra il 1260 ed il 1263 da san Bonaventura da Bagnoregio.
Il Santo è qui ritratto leggermente chinato verso terra, mentre

lunedì 14 dicembre 2015

Animali al cinema - King Kong

King Kong, regia di Merian C. Cooper ed Ernest B. Schoedsack, 1933.

Il concetto di natura ha subito nel corso della storia un vigoroso ribaltamento: da una visione mitizzata e quasi sacralizzata, in cui appare piena di divinità e di forze magiche e nella quale l’uomo è totalmente immerso, alla visione moderna, in cui la natura è vista come un mondo staccato, se non opposto, a quello della “umanità” e costituito da un insieme di fenomeni indagati dalla fredda lente dell’osservazione scientifica e del metodo sperimentale. Entrambe le visioni comprendono un’esigenza di controllo delle forze naturali da parte dell’uomo in maniera da diminuirne il potenziale di minaccia: nel primo caso attraverso la magia o la religione, nel secondo attraverso la formulazione di leggi e manipolazioni scientifiche.

domenica 13 dicembre 2015

Animali in Fotografia - I cani di Elliott Erwitt


Elliott Erwitt, Felix, Gladys e Rover, York City 1974.
“Uno dei risultati più importanti che puoi raggiungere, è far ridere la gente. Se poi riesci, come ha fatto Chaplin, ad alternare il riso con il pianto, hai ottenuto la conquista più importante in assoluto. Non miro necessariamente a tanto, ma riconosco che si tratta del traguardo supremo”.
Questa frase appartiene al grande Elliott Erwitt, autodefinitosi “un professionista per mestiere e un dilettante per vocazione”, e riassume bene la sua fotografia, che copre un periodo di sessanta anni e tocca soggetti molto diversi tra loro. Tra questi, però, ce n'è uno che ricorre molto spesso, ovvero i cani, amatissimi dal fotografo, ai quali dedicò anche alcuni libri (per esempio Dog Dogs del 2002). Se gli si chiede perché, risponde che a loro non dispiace, “e poi non chiedono la ristampa delle fotografie”.

giovedì 10 dicembre 2015

Animali nell'arte - Gargoyle

Gargoyle della Cattedrale di Notre Dame, Parigi.


Aquile, leoni, serpenti, draghi, pesci, grifoni e chimere... Sulle facciate delle cattedrali, come sui capitelli delle chiese medievali o sulle pagine di antichi codici è tutto un agitarsi di creature animali, reali o fantastiche, dall’aria inoffensiva o minacciosa. Un “bestiario” sorprendente e affascinante, ma che oggi non sempre riusciamo a leggere e a comprendere.
Di questa fauna variegata e fantasiosa fanno parte anche delle creature di pietra che da sempre hanno suscitato fascino e inquietudine: i gargoyle (in francese gargouilles; “gargolla” o “garguglia” in italiano).

mercoledì 9 dicembre 2015

Animali in Fotografia - Il cavallo al galoppo di Muybridge

Eadweard Muybridge, Cavallo al galoppo – 1878
Dopo il 1870, alcune innovazioni tecniche in campo fotografico, che riducevano i tempi di esposizione a minime frazioni di secondo, e l'invenzione di lastre alla gelatina molto più sensibili, rendevano possibile cogliere dettagli di un corpo in movimento che l'occhio umano non poteva percepire; una serie di scatti dello stesso soggetto in moto, presi a breve distanza l’uno dall’altro, dava l’impressione del movimento, soprattutto se le immagini venivano presentate in rapida successione.

martedì 8 dicembre 2015

Animali nell'arte - Il fascino ambiguo della Sfinge

Sfinge, Necropoli di Giza.

L'intera storia dell'arte, a tutte le latitudini, è disseminata di ibridi zooantropomorfi, cioè di figure metà uomo e metà animale. Dalla preistoria all'arte egizia e mesopotamica, dalla mitologia greca ai bestiari medievali, dal simbolismo ottocentesco all'arte contemporanea, l'ibrido convoglia in sé le fantasie, i desideri e le paure dell'uomo, mettendolo in rapporto con l’alterità, allo stesso tempo vista come minaccia e come sprigionarsi di seducenti possibilità. Centauri, fauni, satiri, sirene, meduse, sfingi, minotauri, arpie fino agli attuali supereroi (uomo-ragno, uomo-pipistrello) e protagonisti di film di orrore e fantascienza e videogiochi sono ibridi che popolano l’immaginario del "meraviglioso", del monstrum come prodigio, manifestazione di qualcosa di straordinario, che può suscitare sia stupore riverente che orrore.

lunedì 7 dicembre 2015

Animali nell'arte - Le pitture rupestri del Paleolitico superiore




"Da Altamira in poi tutto è decadenza" diceva Pablo Picasso e "nessuno di noi è in grado di dipingere così bene". Parlando di Altamira, l’artista si riferiva alle grotte di Altamira, famose per le pitture rupestri risalenti al Paleolitico superiore. L'arte del Paleolitico europeo è l'arte rupestre per eccellenza, in particolare quella della zona Franco-Cantabrica (Francia Sud-Occidentale e Spagna Settentrionale), con le caverne di Chauvet, Cosquer, Lascaux e Altamira, mentre limitate sono le testimonianze in Italia e nel resto d’Europa.
Gli autori di queste immagini graffite o dipinte erano prevalentemente nomadi, vivevano di caccia, pesca e raccolta. Dipendevano in tutto e per tutto dalla natura e dagli animali. In alcuni casi le incisioni o le pitture sono state eseguite nei pressi dell'ingresso delle caverne, dove la luce riusciva a illuminare l'interno, ma nella maggior parte dei casi, le opere venivano realizzate nel ventre delle caverne , in luoghi bui e di difficile accesso.

mercoledì 2 dicembre 2015

Ribelli e rivoluzionari - Le ribellioni del Novecento. Alcune immagini

La prima immagine è un fotogramma tratto dal bellissimo film "Le quattro giornate di Napoli", regia di Nanni Loy, 1962, che racconta la rivolta popolare scoppiata a Napoli spontaneamente in seguito alla fucilazione di alcuni marinai italiani il 28 settembre del 1943 e che in quattro giorni mise in fuga le truppe tedesche dalla città prima dell'arrivo degli Alleati.



La seconda immagine è ambientata nella Milano liberata, dopo il 25 aprile del 1945 e ritrae in primo piano delle donne partigiane che imbracciano un fucile. La partecipazione delle donne al movimento di resistenza antifascista fu notevole, ma per lungo tempo è rimasta avvolta nel silenzio e a foto come questa, in realtà, fu impedito di circolare nel dopoguerra italiano. In questo video se ne spiegano le ragioni http://www.raistoria.rai.it/…/le-donne-d…/25962/default.aspx.

martedì 1 dicembre 2015

Il miliziano morente di Robert Capa

Robert Capa, The falling soldier (Morte di un miliziano lealista), Cordoba, Settembre 1936.

Questa foto è stata per lungo tempo l'icona della guerra civile spagnola e, in seguito, l'icona mondiale della morte in guerra, del sacrificio dell’uomo nella lotta per la libertà contro ogni forma di dittatura. Fiumi di inchiostro (reale ed elettronico) sono stati versati su di essa, per difenderne l'autenticità o per demolirla, per ricostruire attori e contesto e per mettere in dubbio quelle ricostruzioni. Sintetizzo in breve le due posizioni contrapposte:
la prima, quella tradizionale, che si è sempre basata sull'autenticità della foto, trova nella biografia di Capa scritta da Richard Whelan il suo punto di forza, sposato e difeso da molti autorevoli fotografi e giornalisti ( in rete potete trovare, ad esempio, gli articoli di Mario Dondero e Ferdinando Scianna, http://www.doppiozero.com/materiali/clic/robert-capa-e-il-miliziano). Whelan è anche riuscito a dare un nome e un cognome al soldato caduto, Federico Borrell Garcia, detto Taino, di 24 anni, operaio tessile, della columna anarquica di Alcoy (Alicante), ucciso sulla collina de Las Malaguenas, a Cerro Muriano, vicino a Cordoba, il 5 settembre 1936, che aveva lasciato a casa una ragazza, una novia, che avrebbe sposato al ritorno dalla guerra.

lunedì 30 novembre 2015

Ribelli e Rivoluzionari - La Corazzata Potëmkin

Comunque la pensiate, la Rivoluzione d’ottobre è stata senz’altro uno degli eventi più dirompenti del XX secolo, uno spartiacque della storia moderna. Trovare una fotografia o un quadro che potesse riassumere questo grandioso fatto storico è stata un’impresa difficile, che non mi ha portato molti frutti. Per parlare veramente della rivoluzione russa forse fotografie e dipinti non bastano: ci vuole lo slancio delle immagini in movimento.
Sono tanti i film che raccontano la rivoluzione russa: “Ottobre”, 1927, di Ejzenštejn; Il dottor Zhivago, 1965, di David Lean; Rivoluzione d'ottobre, 1967, di Frederic Rossif; Reds,1981, di Warren Beatty; I dieci giorni che sconvolsero il mondo, 1982, di Sergej Bondarchuk; Arca russa, 2002, di Aleksandr Sokurov. Ma, sebbene non ambientato nel ’17, ma dodici anni prima, durante il movimento insurrezionale del 1905, il film che ho scelto per inquadrare la rivoluzione d’ottobre è il celebre “La Corazzata Potëmkin” (Bronenosec Potëmkin), 1925, di Sergej Ejzenštejn.

E so benissimo che, leggendo questo titolo, il primo pensiero va subito alla celebre battuta del ragionier Ugo Fantozzi. E' inevitabile. Ormai fa parte dell'immaginario collettivo. Icona nell'icona. Ma perché il nostro nazionalpopolare impiegato-tipo e i suoi colleghi mettono su un tentativo di rivolta proprio dopo la visione del film? Che siano stati contagiati dallo slancio rivoluzionario di quelle scene? Ma adesso lasciamo perdere il nostro ragioniere e passiamo al film.