martedì 16 febbraio 2021

La Menade danzante


Collage di rappresentazioni della classica figura della Menade danzante, tratte dalle pitture vascolari e dai bassorilievi provenienti dall'antichità greca e romana.

Le Menadi, insieme ai Satiri, componevano il tiaso, cioè il corteggio di Dioniso, dio dell'energia vitale. Possiamo riconoscere gli attributi iconografici di questa figura: lo strumento musicale (come il flauto o il tamburello), il tirso, cioè la picca avviluppata dall'edera sulla sommità, il pugnale, il peplo ondeggiante, la postura con un piede o entrambi sollevati sulla punta nell'atto della danza, spesso la disposizione della schiena ad arco, un qualche animale tenuto in una mano (le Menadi, infatti, praticavano lo sparagmòs, cioè squartavano gli animali per poi mangiarne la carne cruda - omofagia).

Il fulcro del culto dionisiaco erano le danze estatiche in onore del dio. La manìa era il carattere fondante di questi movimenti: fomentate dal dio, le menadi entravano in uno stato di trance e possessione.

Immagine sintetica o fotografia?

Johann J. von Sandrart (1655-1698) da Joachim von Sandrart, Zeuxis e Parrhasius, incisione del 1675, dettaglio (pannello inferiore).

Questo sito, hyperrealcg, realizzato da due artisti, David O'Reilly e Kim Laughton, nel 2015, proponeva immagini spacciate come realizzazioni di computer grafica. Per ognuna di esse, in didascalia, veniva riportato il software utilizzato e persino il tempo di rendering.

In realtà si trattava di normali fotografie. Ma in molti ci cascarono, comprese redazioni di riviste e magazine, che ne scrissero meraviglie, celebrando i poteri della tecnologia e l'abilità degli autori di realizzare immagini che imitavano perfettamente la realtà.  Immagini che sembravano delle fotografie.

Si potrebbe considerare questa operazione una interessante riflessione sul concetto di immagine, di mimesi e di finzione, così come si è andato elaborando nella nostra modernità. Una delle tante operazioni su questo tema scaturite negli ultimi decenni.

venerdì 12 febbraio 2021

Alla fermata dell'autobus


L'ho sentito stamane.
Forse è stata la vista gentile
dell'impronta lasciata dai merli
sulle zolle di pane e di neve.
O forse la luce virile
che gli occhi ha colto improvvisa
uscita dall'ombra di casa.

È stato così lungo l'inverno
nella mente immobile, incisa
da filari di steli di pietra
con abrasa l'antica scritta.