giovedì 21 settembre 2023

Corpi, spazio e tempo: il paradigma di una nuova sfida

Immagine generata con Night Cafè 

 "Nel momento in cui IA saprà scrivere saggi e resoconti, avremo ancora voglia di passare lunghi anni a leggere, sapendo che con un click, una macchina, in pochi secondi, potrà produrre qualcosa di analogo?
Quando un’attività diventa riproducibile dalle macchine, cessa di avere valore per gli esseri umani e, automaticamente, cessano di avere valore gli esseri umani che la svolgono. L’espansione degli algoritmi nel mondo dell’intelligenza toglie valore a molte delle attività che oggi svolgiamo."

lunedì 11 settembre 2023

Intelligenza Artificiale e Creatività. Oltre la ferita narcisistica


Una delle domande più comuni che circola a proposito dell'intelligenza artificiale generativa è: possono le macchine algoritmiche essere creative? È possibile parlare di creatività automatica computazionale? Chi è l’autore delle opere generate dalle reti neurali: l’artista umano o l’algoritmo? Questo contributo, riprendendo il libro di Joanna Zylinska (AI Art. Machine Visions and Warped Dreams, London 2020), si pone l'obiettivo di dimostrare che questa non è la domanda corretta. Invece di contrapporre l'uomo alla macchina, con l'ansia che questa un giorno possa sostituirci in ogni attività che abbiamo considerato finora una nostra esclusiva prerogativa, il discorso che seguirà si propone di vedere invece le diverse forme di attività umana, inclusa l'arte, come se fossero sempre state tecniche e dunque - in qualche modo - artificialmente intelligenti. La domanda se i computer possono essere creativi - è questa la tesi che ci si propone di argomentare - è piuttosto fuorviante perché si fonda su un'idea pretecnologica dell'essere umano come soggetto autonomo di pensiero e di azione. Piuttosto che domandarsi se l'intelligenza artificiale sia capace di creatività, bisognerebbe piuttosto chiedersi come l'umano possa essere creativo con l'intelligenza artificiale.

sabato 9 settembre 2023

La musca depicta. Tra simbolo e parergon

La musca depicta è stato un motivo pittorico ricorrente tra Quattrocento e Seicento, di provenienza nordica, probabilmente fiamminga. La ritroviamo soprattutto ai margini, vicino alle cornici, ma spesso anche in piena vista, integrata nella composizione.

Per celebrare il genio di Giotto, considerato il pittore che aveva rinnovato la pittura europea, liberandola dai vincoli medievali, Vasari nelle Vite racconta un aneddoto che riguarda l'apprendistato del pittore. 

Dicesi che stando Giotto ancor giovinetto con Cimabue, dipinse una volta in sul naso d’una figura che esso Cimabue avea fatta una mosca tanto naturale, che tornando il maestro per seguitare il lavoro, si rimise più d’una volta a cacciarla con mano pensando che fusse vera, prima che s’accorgesse dell’errore. (Giorgio Vasari, Le vite,1568)

Arasse, nel suo libro Il Dettaglio, sottolinea l'importanza di questo racconto, poiché il Vasari non intendeva solo riferire una bravata che dimostrava il superamento del maestro da parte dell'allievo: "alla burla di Giotto, figura da lui ritenuta decisiva per il rinnovamento moderno della pittura, vuole annettere una risonanza particolare. A conclusione del racconto eroico della rivoluzione giottesca, il dettaglio riepiloga il progresso della pittura: quella mosca dipinta è l'emblema del controllo supremo dei mezzi della rappresentazione mimetica, come se la conquista della verità in pittura s'identificasse con la resa del dettaglio realistico" (D. Arasse, Il Dettaglio, 2007, p. 113).

sabato 2 settembre 2023

"L'unico testimone che non ho potuto corrompere". La fotografia e la campagna di denuncia dei crimini nel Congo di Leopoldo II


Nel bel libro, pubblicato da poco, del professore di letteratura tedesca e storico della fotografia Bernd Stiegler (da non confondere con Bernard Stiegler), dal titolo Arthur Conan Doyle and Photography: Traces, Fairies and Other Apparitions, l'autore tratta i tanti risvolti legati all'eclettica personalità dello scrittore scozzese in rapporto alla fotografia, che ebbe un ruolo centrale nella sua vasta produzione, considerata alla base sia del suo Sherlock Holmes - personaggio razionalista investigatore - che della sua credenza nello spiritismo e nelle fate, per la sua capacità di catturare indizi della realtà, anche di quella invisibile all'occhio umano.