Nella pittura del Cinque-Seicento, più della metà delle donne viene rappresentata con gli occhi al cielo.
L'altra metà, invece, è raffigurata senza vestiti.
Tra le Madonne, le Sante e le Maddalene che volgono in alto lo sguardo in rapimento mistico o in conturbante estasi, e tra le Cleopatre e le Lucrezie che guardano il cielo con espressione dolorosa mentre si conficcano nel petto stiletti o serpentelli e tra le fanciulle intente a difendersi da qualche violenza, ho scoperto un'altra tipologia di donne con la testa volta in su, ma più sobria e composta, meno pathosformel.
Sono le Sibille (ce ne sono diverse, dalla Cumana, alla Eritrea, alla Delfica e altre sei-sette), dall'abbigliamento esotico, quasi sempre accompagnate da un libro, perché sono donne di sapienza. Alcune di queste sono rappresentate pensierose, in atteggiamento melanconico, mentre altre dirigono lo sguardo al cielo. Le Sibille interrogano l'Oracolo. Vedono il futuro. Ma probabilmente non è molto roseo ciò che scorgono.
D'altra parte, cosa c'è di più spaventoso che conoscere ciò che ci aspetta?
Qualche giorno fa, la rivista americana Time ha nominato Greta Thunberg personaggio dell'anno, dedicandole la copertina. A prima vista mi ha ricordato la Giovanna d'Arco di Ingres.
Ma, forse, potremmo rinvenire i riferimenti iconografici di questa fotografia anche nella Sibilla. In fondo, Greta guarda avanti, verso il futuro, e per questo porta avanti la sua battaglia. Per l'avvenire del genere umano e del pianeta che lo ospita.
Che, in effetti, è tutto tranne che roseo.
Ingres, Giovanna d'Arco all'incoronazione di Carlo VII |
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