domenica 8 luglio 2018

Tim Noble e Sue Webster. Le ombre dei nostri rifiuti

Tim Noble e Sue Webster, DIRTY WHITE TRASH (WITH GULLS), 1998.

Tim Noble e Sue Webster sono artisti londinesi, famosi soprattutto per i loro lavori di Shadow Art. Essi assemblano gli oggetti più vari, immondizia, animali impagliati, parti di scheletri e ferraglie: a prima vista, vediamo confuse pile di rifiuti, i comuni sottoprodotti di una società consumistica. Scopriamo ben presto, tuttavia, che i mucchi di spazzatura sono in realtà costruzioni precise che, sotto l’azione della luce, proiettano ombre nitide e figurative, in genere le sagome degli stessi artisti.
Da scarti di legno, rottami metallici saldati, utensili rotti, pacchetti di sigarette, lattine di soda e mucchi di spazzatura, i due artisti creano assemblaggi che proiettano ombre dei loro autoritratti mentre sono in piedi, seduti, fumando, bevendo o in altro atteggiamento facilmente riconoscibile. Ogni frammento o oggetto viene posizionato con precisione, prendendo in considerazione la sua distanza dal muro e il suo angolo con il riflettore. Il risultato è sorprendente e potente in quanto le sculture d’ombra riescono a fondere l'astratto e il figurativo.
La materia plasmata è un materiale di scarto, consumato e gettato via, allontanato dalle nostre vite. Noble e Webster, invece, gli conferiscono vita nuova, un nuovo contesto e un nuovo significato, portandoci a contemplarlo da una diversa prospettiva. I loro mucchi di spazzatura sono degli anti-monumenti esibiti nei musei e che evidenziano il proprio debito concettuale con la Pop Art e il ready-made di Duchamp.
E illuminando questi "anti-monumenti", gli artisti espongono se stessi, cioè i soggetti insieme responsabili e della produzione di quei rifiuti e della loro trasformazione in oggetto d’arte.
Ma queste proiezioni simboleggiano anche l'elusività della responsabilità, poiché la nostra percezione sembra sollevata dalla possibilità di distogliere lo sguardo dalle montagne di spazzatura che testimoniano il nostro sconsiderato stile di vita per volgerlo a qualcosa di più piacevole: delle figure umane.
"Dirty White Trash (with Gulls)", è composto dai rifiuti consumati dai due artisti nel corso dei sei mesi impiegati per la sua realizzazione: i resti di tutto ciò di cui avevano bisogno per sopravvivere durante il tempo necessario per ultimare il lavoro. Una singola fonte di luce illumina il mucchio di spazzatura proiettando così un ritratto in ombra, che contrasta nettamente con i materiali utilizzati per crearlo: gli artisti si appoggiano l'uno contro l'altro, schiena contro schiena, godendosi un bicchiere di vino e una sigaretta. L’intera opera è un incontro di bellezza e sporcizia, di forma e anti-forma.
Cumuli di oggetti gettati via celebrano l’autoritratto degli artisti stessi. Residui e scarti di oggetti, la cui funzione e ragione consistevano nell’essere utilizzati dall’uomo, una volta usati ne trattengono sia impronta che l’immagine, che vediamo proiettata su una parete. L’ambiguità dell’opera rivela anche il proprio messaggio provocatorio, che sembra emanare dalle sagome degli autoritratti spensierati: cosa siamo se non la proiezione di ciò che consumiamo?

A questo link una selezione di opere dei due artisti.
http://www.timnobleandsuewebster.com/artwerks.html

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