mercoledì 16 ottobre 2019
Haruki Murakami
Leggere i romanzi di Murakami è davvero una singolare esperienza dello spirito. Le sue pagine oscillano tra una quotidianità quasi minimalista e una dimensione onirica dal profondo spessore simbolico.
Pochi libri riescono a coinvolgere non solo la mente del lettore, ma anche la sua sfera sensoriale. Questi sono tra quelli. In tutti i romanzi che ho letto c’è prima di tutto una colonna sonora che li attraversa, fatta soprattutto di musica jazz, molto efficace, con la sua raffinata innocenza, nel creare l’atmosfera di straniamento allucinatorio dei personaggi.
In molti dei suoi romanzi (vedi soprattutto Kafka sulla spiaggia) c’è un percorso di iniziazione del protagonista che passa attraverso diverse esperienze, caratterizzate spesso dal travalicamento del reale e dal passaggio in altre dimensioni, o meglio in altre realtà, oniriche e quasi fiabesche. Si sa che per i giapponesi il confine tra reale e fantastico è diverso da quello tracciato dal pensiero occidentale, perché anche il sovrannaturale concorre a pieno titolo a costruire le storie degli uomini. Emerge anche il malessere dell’individuo giapponese lasciato a se stesso, chiuso nel proprio ristretto universo fatto di incomunicabilità, di opaca disperazione. In quasi tutti questi romanzi, il protagonista ha alle spalle un amico o un parente morto per suicidio e spesso troviamo personaggi che si sono chiusi in se stessi e nelle mura di una casa, rifiutando di uscire e di confrontarsi con la vita. Il malessere interiore è spesso caratterizzato dall’autore in forme simboliche davvero suggestive. Indimenticabile infatti è il bosco labirintico e impenetrabile attraversato dal protagonista di Kafka sulla spiaggia o il pozzo profondo in cui si cala per ritrovare se stesso il personaggio de L’uccello che girava le viti del mondo. Sembra che il punto di approdo dello scrittore sia l’affermazione, ribadita in Dance dance dance, che alla fin fine tutte le cose si tengono insieme e fanno parte di un solo universo: realtà e sogno, passato e presente, vita e morte non sono altro che gli aspetti di un’unica storia, tenuti insieme da fili invisibili e a volte indecifrabili.
Letture che, come tutti i buoni libri, sono anche dei percorsi interiori nei labirinti dei propri vissuti e delle proprie emozioni.
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