venerdì 19 luglio 2019

Il culto del corpo tra le due guerre

André Steiner, La danseuse (Lisa Fonssagrives, épouse d'Irving Penn), 1939.

Quasi come una forma di reazione agli orrori e alle devastazioni della prima guerra mondiale e alle esasperate deformazioni e deturpazioni operate dalle prime avanguardie artistiche, l’immagine del corpo umano che trionfa sia nelle riviste e nei rotocalchi prodotti nelle democrazie Occidentali, sia nelle produzioni di propaganda dei regimi fascista, nazista e sovietico, è quella di un corpo sano, bello, vigoroso e slanciato.
E’ questa l’epoca in cui si dà grande spazio al tempo libero e allo sport. Il corpo vuole scoprirsi ed essere libero di muoversi. Nelle spiagge alla moda le donne prendono il sole indossando comodi costumi da bagno, mentre i giornali illustrati esibiscono la nudità di corpi atletici in movimento, in immagini di grande ricercatezza estetica. Come quelle del francese Pierre Boucher (ma sono molti i nomi da citare, come André Steiner e Jean Moral), grande sperimentatore in equilibrio tra fotografia di ricerca e fotografia commerciale, che seppe ben catturare questa nuova relazione tra il corpo e la natura. Muovendosi tra lo stile della Nuova Oggettività, del surrealismo e del classicismo, Boucher si interessa al corpo dinamico, teso allo sforzo e all’esercizio atletico. La ricerca analitica della struttura del movimento, che aveva interessato Marey e Muybridge, lascia il posto a un’estetica di tipo scultoreo, che si interessa a un corpo dall’anatomia classica, impegnato in pratiche sportive.


Pierre Boucher

 

Tale estetica, che vedremo portata all’estremo nelle produzioni di propaganda dei regimi totalitari, fiorisce anche nelle riviste femminili di moda, come Vogue o Harper’s Bazaar. L’immagine della donna che viene fuori è nuova, sofisticata, dinamica, una donna che ha acquisito un rapporto più libero e consapevole con il proprio corpo. La vediamo nelle immagini di Martin Munkacsi, di origine ungherese, veterano della fotografia sportiva, che introduce il movimento nelle immagini di moda, esaltando quella nuova libertà che il corpo ha conquistato nei confronti dell’abito e della possibilità di muoversi, insomma nei confronti della mentalità sociale. Celebre è il suo scatto che riprende una modella che corre sorridente sulla spiaggia in costume da bagno, contribuendo a creare lo stereotipo della donna americana sana e libera.
Quello che la rivista degli anni Trenta ha inventato non è altro che la trasfigurazione del corpo in un canto epico. Il movimento, lo sforzo, la perfezione dell’anatomia si caricano di simbolismi: il corpo non appartiene più agli individui. Il corpo della modernità fotografica è una costruzione sociale, una finzione.

Martin Munkacsi, Lucille Brokaw, 1933.


Donne dinamiche sono anche quelle ritratte da George Hoyningen-Huene, che realizza campagne pubblicitarie Vogue per le collezioni di costumi da bagno, presentando un’iconografia inedita e un nuovo archetipo di bellezza femminile, che rievoca le sculture greche, tradizionalmente considerate la più alta rappresentazione della perfezione ideale delle forme del corpo.

George Hoyningen-Huene





Alla fine degli anni 30, Hoyningen-Huene conosce Herbert List, con cui compie viaggi in Grecia e in Italia. Le fotografie di List catturano la poesia del corpo maschile, ritratto nella sua armonica plasticità. Nelle sue immagini ritorna il richiamo allo stile classico greco, che esalta la grazia delle forme, l’armonia della figura, la perfezione anatomica, e tuttavia in esse, insieme a un’intensa sensualità, trapela talvolta un senso di indolente malinconia.

Herbert List

Herbert List

Herbert List





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