domenica 21 agosto 2016

Porte e finestre. Berthe Morisot. Una finestra sulla luce

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Morisot Berthe, Eugène Manet all'isola di Wight, 1875.

Se volessimo semplificare e riassumere in due parole il percorso fin qui fatto, potremmo dire che
- la finestra nella pittura del Rinascimento è un dispositivo ottico di organizzazione dello spazio, una "veduta" su paesaggi esterni prospetticamente inquadrati,
- la finestra nella pittura del Seicento è una soglia che protegge e separa l'interno della casa dalla città (generalmente l'esterno non si vede, oppure si vede in modo molto vago e sfocato), oppure le finestre sono i luoghi da cui si affacciano graziose popolane, come nel quadro di Murillo o nei tanti dipinti dell'olandese Gerrit Dou, dove la finestra è poco più di una cornice del ritratto,
- la finestra del Romanticismo è uno spazio aperto sull'altrove, sull'ignoto e l'infinito.
Dalle finestre dei quadri Impressionisti, invece, entra dentro il mondo così com'è, o meglio, come lo vedono i pittori di quella corrente artistica: una realtà fatta di luce e di macchie di colore, così come è percepita dall'occhio umano.

Parlando di Impressionismo, si va subito col pensiero ai massimi esponenti di questo movimento, Monet, Degas, Manet, Renoir, ecc. Ebbene, per parlarvi della finestra nella pittura impressionista, voglio cominciare da una donna, una pittrice che aderì a questo gruppo, Berthe Morisot, a lungo modella di Manet, morta di polmonite a soli 54 anni.
Morisot fu una valente artista e una donna dallo spirito libero e ostinato, che seppe portare fino in fondo il suo amore per la pittura, lottando contro i tanti pregiudizi dell'epoca riguardanti le donne che si dedicavano all'arte. Nel 1874 aderì al gruppo degli "indipendenti" (i futuri impressionisti), le cui opere continuavano ad essere rifiutate dalla giuria del Salon "ufficiale", ovvero quello dell'Académie des beaux-arts di Parigi. Seguendo Monet, Sisley e Renoir, partecipò, unica donna, alla prima mostra che essi allestirono sotto il nome di "Artisti Anonimi Associati". L'inaugurazione di questa esposizione avvenne il 15 aprile del '74 nei locali dello studio del fotografo Nadar (data ufficiale di inizio del movimento). E, tranne l'anno della nascita della figlia Julie, parteciperà a tutte le mostre degli Impressionisti. Fu una personalità di spicco del gruppo e la sua casa si trasformò in un luogo di ritrovo per musicisti, pittori e letterati, tra cui Stéphane Mallarmé, Émile Zola e Pierre-Auguste Renoir.
L'opera di Berthe Morisot si distingue per la freschezza del suo stile spontaneo e immediato, il suo modo delicato di trattare la luce e i colori, in particolare quelli chiari. Nella sua tavolozza prevale infatti il bianco, che l'artista fa risaltare sul fondo scuro, il che le permette di realizzare luminose trasparenze.
Questo dipinto ritrae il marito Eugène Manet, fratello del pittore Édouard, durante un soggiorno all'isola di Wight.
Ciò che si nota è come la finestra non costituisca affatto una cesura tra gli spazi: ambiente interno e ambiente esterno non sono più così nettamente separati; i confini sono ambigui; la forza della luce e dei colori fonde insieme i piani, sovvertendo il concetto di prospettiva. I fiori sul davanzale si confondono con i fiori del giardino, l'intelaiatura della finestra con la recinzione esterna. La finestra ritaglia una sorta di quadro nel quadro, dove però la cornice si perde nella luce.
Le forme sono vaghe e appiattite in una voluta bidimensionalità, resa con pennellate ampie e nervose. Tutta la vitalità dell'immagine è affidata ai colori, tra i quali predomina il bianco, e alla luce. E tuttavia, se guardiamo il dipinto a una certa distanza, esso ci dà un'impressione di verità maggiore rispetto a tanti dipinti in cui la prospettiva, il chiaro-scuro e i volumi sono rigorosamente delineati, e questo perché l'occhio umano percepisce la realtà principalmente come macchie di colore.
L'uomo sta guardando fuori dalla finestra una donna e una bambina che passeggiano su una banchina. Egli è ritratto di profilo, per cui si crea la sensazione che il nostro sguardo segue il suo - che quello che lui vede è ciò che vediamo anche noi. Non solo l'interno della stanza si confonde con l'esterno; anche la realtà del quadro si confonde con quella che è il luogo della sua fruizione, cioè il luogo dello spettatore. Quest'ultimo è di fronte al dipinto come l'uomo ritratto è di fronte alla finestra. La finestra è la vista dell'uomo, il dipinto è la vista dello spettatore. Una finestra nella finestra, un dipinto nel dipinto. E tuttavia senza che si percepisca nessuna cesura, nessuna distinzione netta degli spazi.

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