lunedì 14 marzo 2016

L'uomo e la natura - "La Tebaide" di Beato Angelico

Beato Angelico, Tebaide, 1418-1420 circa, Galleria degli Uffizi, Firenze.

Un soggetto pittorico che, agli inizi del Quattrocento, si rivelò centrale nello sviluppo della poetica del paesaggio fu la "Tebaide". Con questo termine, s’indica la regione meridionale dell’Egitto che gravitava intorno alla città di Tebe. Quest'area, già nel III secolo era stata il centro dell’anacoretismo. E' quindi in questi luoghi che nacque il monachesimo orientale, importato in Occidente da san Benedetto. A questo tema s’ispirò la pittura di Buffalmacco nel grande affresco del "Camposanto di Pisa" (1336-41), che poi divenne modello per opere più tarde come "La Tebaide" di Beato Angelico o di Paolo Uccello, che mostrano, in un paesaggio aspro e roccioso e sulla base dei testi dei Padri del deserto e di alcune leggende medioevali, la vita ascetica di monaci e comunità religiose, intente a svolgere le loro attività quotidiane.

L'opera di Beato Angelico, per diverso tempo attribuita a Gherardo Starnina (1354 ca. - 1413), si rifà a modelli trecenteschi, è priva di un punto focale preciso e si sviluppa in una miriade di particolari che formano un microcosmo di personaggi e di piccoli episodi, sul quale l'occhio vaga inarrestabilmente, senza possibilità di organizzare in modo unitario l'immagine. A parte la bianca insenatura in mezzo al quadro, non esiste infatti un elemento che, per importanza e impostazione narrativa o prospettica, s'imponga sugli altri.

Paolo Uccello, Tebaide, 1460 ca., Galleria dell'Accademia, Firenze.

Se in precedenza la rappresentazione delle storie veniva organizzata in vari scomparti, come avveniva ad esempio nei polittici (dove la figura centrale del Santo è attorniata da numerosi quadretti che ne illustrano gli episodi della vita), qui, al contrario, manca qualsiasi separazione tra una scena e l'altra e il tutto è racchiuso in un'unica cornice.
La natura, che costituisce lo sfondo paesaggistico, assolve al ruolo di elemento unificante dell'opera. Le montagne da una parte e il fiume dall'altra abbracciano tutti gli episodi rappresentati con gusto miniaturistico, sebbene manchi qualsiasi proporzione tra le figure umane e gli elementi naturali e si avverta ancora una certa atmosfera fiabesca propria dello stile tardogotico.

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