Philippe Halsman, "Dalì Atomicus", 1948. |
L'avrete riconosciuto tutti: è il celebre Dalì Atomicus, eseguito nel 1948 dal fotografo Philippe Halsman. Un artista dagli inconfondibili baffetti, un suo quadro famoso, un cavalletto, tre gatti, una sedia, uno sgabello e un poderoso getto d'acqua: tutti quanti sospesi in aria, all'interno di una stanza, come se fossero stati "esplosi" da uno scoppio atomico.
Ebbene si, non è un fotomontaggio: i gatti venivano "lanciati" davvero e di lanci ne occorsero ben 28 per giungere a questo risultato. Nello studio newyorchese di Halsman, quattro assistenti e la moglie del fotografo furono impegnati, per ben 6 ore, a proiettare in aria i poveri felini e le secchiate d'acqua (da destra) e a tenere sospesa e in equilibrio la sedia (da sinistra). Halsman precisò però che non fu arrecato alcun danno alle bestiole. Mah, speriamo. Ecco, forse i gatti di oggi non lo sanno, ma dovrebbero essere molto felici dell'esistenza di Photoshop!
Il quadro che si vede a destra (la Leda atomica, dello stesso Dalì) e il cavalletto dietro al pittore, furono sospesi con corde da pianoforte, visibili nella foto.
In rete è riportata spesso la notizia secondo la quale l’idea della foto venne dal quadro della “Leda atomica” (che presenta anch'esso personaggi e oggetti fluttuanti in aria) e dall’affermazione di un fisico del tempo per la quale “la materia pende da un costante stato di sospensione" (però non chiedetemene il significato perché non l'ho capito manco io; molto probabilmente si tratta di una cattiva traduzione. Forse quel fisico voleva dire che la materia si trova in un costante stato di sospensione, ma non sono riuscita a saperne di più).
E' però innegabile che la fotografia sia un capolavoro, di grande equilibrio formale ed espressivo, dove movimenti verticali, orizzontali e diagonali creano un notevole effetto dinamico e si combinano in un sincronismo perfetto, risultato di una perizia artigianale che fu in grado di raggiungere la composizione e l'esposizione che Halsman aveva in mente (e infatti meritò una pagina doppia di Life).
Questa foto mette in scena la follia surrealista di Dalì e nello stesso tempo mette in pratica la filosofia ritrattistica di Halsman. Questo fotografo (ebreo di Riga, rifugiato nel 1940 negli Stati Uniti dove lavora freelance per Life e dove conosce Salvador Dali col quale collaborerà assiduamente per trent'anni) partiva dal principio che «se la fotografia di un essere umano non ne mostra la psicologia, allora non è un vero ritratto ma una vuota somiglianza». E quale modo migliore di rivelare la vera natura di un individuo che quello di farlo saltare?
Così Halsman inventò la tecnica del jumping style, ovvero l’arte di ritrarre una persona mentre sta saltando, e pubblicò nel 1959 “Jump Book”, per l’appunto fotografie di personaggi noti (tra cui Marylin Monroe, Grace Kelly, il duca e la duchessa di Windsor, Albert Einstein, Robert Oppenheimer, Richard Nixon, John Steinbeck, Aldous Huxley, Sophia Loren, Audrey Hepburn), intenti a librarsi in aria davanti all'obiettivo. E questo suo voler fotografare personaggi famosi in situazioni atipiche lo ha reso il più famoso fotografo ritrattista degli anni ’40 e ’50.
Cos'era il surrealismo? Esso era un movimento che proclamava l'automatismo psichico, cioè la liberazione dai condizionamenti della razionalità cosciente attraverso la libera associazione di parole, pensieri e immagini senza freni inibitori e scopi preordinati, per arrivare alla liberazione delle potenzialità immaginative dell'inconscio e al raggiungimento di uno stato conoscitivo "oltre" la realtà (sur-realtà), in cui veglia e sogno sono entrambe presenti e si conciliano in modo armonico e profondo. Fotografare qualcuno che salta è un po' come provocare un automatismo psichico, perché è difficile per un individuo impegnato a vincere la forza di gravità continuare a mantenere il controllo cosciente su tutte le parti del corpo e sull'espressione del viso, quegli elementi che concorrono a costruire la maschera sociale di ognuno, legata al proprio ruolo e alla propria immagine pubblica. Fotografare qualcuno che salta è per Halsman cercare di rivelare la sua vera natura, libera da ogni condizionamento.
Halsman seppe portare l'immaginario creativo di Dalì in fotografia. Questa foto è concepita infatti come un dipinto surrealista, che mette insieme elementi disparati e senza nessun apparente legame tra di loro, creando uno scenario onirico e privo di un immediato significato razionale. Questo sodalizio folle e creativo tra il pittore e il fotografo diede vita a numerose foto surrealiste. A questo link si possono vedere le più famose: http://philippehalsman.com/?image=dali
Halsman fu un grande fotografo: negli Stati Uniti realizzò più di cento copertine di Life. Nel 1958 la rivista Popular Photography lo inserì fra i World's Ten Most important Photographer e nel ’75 ricevette il “Life Achievement in Photography Award” dalla American Society of Magazine Photographers.
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