sabato 3 ottobre 2020

Elina Brotherus. Autoritratti nel paesaggio

Elina Brotherus, Annonciation 30, Last one in my line, 2012


V. IL CORPO POST-UMANO

VI. AUTORIFLESSIONE
- Elina Brotherus. Autoritratti nel paesaggio
- Francesca Catastini
- Petra Collins e il selfie

L’indagine fotografica di Elina Brotherus, artista di origini finlandesi, si muove tra due poli: autoritratti altamente autobiografici da una parte e studi storico-artistici dall'altra. E di questa continua oscillazione tra arte e vita è testimone il fatto che utilizzi quasi sempre se stessa come modella. In alcune serie (Suites Françaises, 12 ans après, Annonciation, Carpe Fucking Diem), consistenti in autoritratti, fotografie di paesaggi e di interni con lei protagonista, esegue delle esplorazioni autobiografiche, attraverso motivi legati alla sua vita personale: un matrimonio fallito, un divorzio e il senso di abbandono, l'integrazione in un paese straniero, il suo desiderio insoddisfatto di maternità (Annonciation). Mette in scena eventi che ha vissuto, rendendo le fotografie estremamente personali, rivelatrici e coraggiose. Ma c'è anche il desiderio di parlare della condizione umana e di fornire agli spettatori uno schermo vuoto, una superficie su cui proiettare i propri sentimenti e desideri. 


La Main, from the series Suites françaises 2, 1999


Altre serie successive (The New Painting, Artist and Her Model, Model Studies, Etudes d'après modèle, Artists at Work o Règle du jeu) mostrano invece un diverso obiettivo di ricerca: l'artista rinuncia completamente alla narrazione personale e sceglie di affrontare le questioni puramente visive e formali delle immagini fotografiche, esplorando temi di storia dell’arte come la rappresentazione della figura umana e del paesaggio, affrontandone le varie declinazioni come il nudo, l'autoritratto, il rapporto tra l'artista e la modella, il legame tra il corpo e l'ambiente.


Der Wandereer 2, da The New Painting

In queste serie, Brotherus mette sempre in scena se stessa, ma l’oggetto dell’espressione artistica non è la propria esperienza esistenziale: si considera nient’altro che un modello, una figura che si trova in un dato spazio e che è oggetto di ricerca formale. Ciò che conta non è la rappresentazione del mondo interiore del modello, ma qualcosa di più generale, più universale: la figura umana dentro il paesaggio, inteso come "oggetto" nello spazio che riflette e assorbe la luce. E porta avanti questa indagine attraverso la mediazione dei classici della pittura, perché, come reclama il titolo della serie (ed è l’affermazione da cui prende le mosse l’artista), la fotografia rappresenta la nuova pittura. È questo rapporto con la pittura a determinare i temi iconografici di The New Painting (2000-2004). In alcune di queste fotografie emerge netto il richiamo al pittore romantico Caspar David Friedrich, più sfumato quello alle opere di Cézanne, Lorrain, Bonnard o Degas. E proprio tali rimandi producono una sensazione di familiarità, di déjà vu.

Der Wanderer 3, da The New Painting

Nel corso della sua storia, la fotografia ha imbastito spesso dei legami con la pittura: o per imitarla, e in questo modo guadagnare la stessa dignità artistica, o per condividere con lei la stessa indagine estetica. A quest’ultimo ambito appartengono artisti come Elina Brotherus ed altri autori contemporanei, come Jeff Wall, che concepiscono la fotografia come prolungamento della ricerca pittorica, cioè in termini di rappresentazione, la cui preoccupazione fondamentale, pertanto, consiste nell’interrogarsi sui medesimi temi e problematiche che hanno da sempre impegnato la pittura.
Brotherus, in questa serie, affronta nel campo della fotografia i problemi di composizione, luce, plasticità, integrazione della figura nel paesaggio e organizzazione dello spazio, cioè quei temi di ricerca cari alla tradizione pittorica e che hanno a che fare con l’aspetto essenzialmente visivo dell’immagine.

Der Wanderer, da The New Painting

Lavorando sul personaggio e sulla sua collocazione nello spazio, l’artista ha modo di esplorare le questioni relative alla composizione e alla rappresentazione. Trattando il soggetto soprattutto dal punto di vista plastico, nei rapporti di luce e colore, e di relazione spaziale, la Brotherus lo priva del suo potenziale narrativo o autobiografico. Il gruppo di fotografie ispirate ai dipinti di Friedrich, in particolare, mostra un personaggio di schiena in contemplazione. In questi casi, essendo la figura voltata di spalle, noi spettatori non possiamo riconoscerla né inferire nulla dall’espressione del suo viso. Se a partire dal Rinascimento il volto viene considerato specchio dell’anima, in grado di rivelare uno stato interiore, nel caso delle Rückenfiguren presenti nelle fotografie della Brotherus, questa porta privilegiata all’identità ci viene totalmente negata. Le immagini, pertanto, sono prive di efficacia documentale o narrativa.
Che cosa interessa ad Elina Brotherus dei dipinti di Friedrich? In particolar modo la collocazione del personaggio nel paesaggio e il rapporto dell’opera con lo spettatore. La sua riflessione si volge verso le relazioni formali tra i diversi elementi della composizione, e in particolare tra la figura e il contesto naturale. La figura, liberata della propria facoltà narrativa, funziona come uno strumento di indagine visuale, cioè come iconografia. Non sappiamo nulla di questa donna che si offre ai nostri occhi di schiena. Benché si tratti di una fotografia, questa non ci dice nulla di lei. Si potrebbe quasi credere di essere di fronte a un dipinto, ma la leggera sfocatura sul lato destro del mantello in Der Wanderer 2, ad esempio, ci rivela in modo chiaro che si tratta di una fotografia.

Der Wanderer 4, da The New Painting

Elina Brotherus è consapevole del divario tra fotografia e pittura. La fotografia, a differenza della pittura, ha un legame diretto con la realtà e, pertanto, tende ad essere interpretata come un documento, riferibile a un ben preciso referente e in un modo che relativizza o addirittura cancella la mediazione soggettiva dello sguardo dell'autore. Trattando dei temi iconografici propri della storia della pittura, l’artista intende richiamare l’attenzione sulle qualità formali e stilistiche, non documentali, della fotografia. Lei auspica che di fronte a un’immagine fotografica ci si interroghi non in merito a cosa o a chi stiamo guardando, ma alle scelte visive dell’artista, alla struttura dell'immagine, alla composizione degli elementi, al trattamento di luce e colori, al rapporto che stabiliscono con lo spettatore. In particolare a quest’ultimo tema.
La figura vista di schiena ha nel dipinto la funzione di delegato privilegiato dello spettatore. Tuttavia agisce in due direzioni esattamente opposte: in una, proietta l'osservatore nell'immagine e lo colloca al proprio posto; nell'altra, lo separa irrimediabilmente dal paesaggio dal momento che il punto di vista dello spettatore è già occupato. Le opere di Friedrich, perciò, permettono di riproporre una questione estetica molto attuale: quella del luogo dello spettatore, un tema che l'artista svilupperà anche nelle serie successive.

Der Wanderer 5, da The New Painting

La presenza di tali figure in questi paesaggi risulterebbe stridente all’interno di fotografie, se concepite come documenti. Solo il loro richiamo a un’iconografia consolidata di tipo pittorico ce la rende plausibile. L’uso insieme di linguaggio fotografico e iconografia pittorica permette di mettere in corto circuito l'immediatezza tradizionale che caratterizza la percezione di una fotografia, intesa come “ritaglio di realtà”, una concezione a cui questo medium è stato confinato per molto tempo. Proprio la commistione dei due linguaggi permette una riconfigurazione della percezione dell’immagine fotografica, permettendoci di vederla come un’immagine costruita e non, come generalmente il senso comune attribuisce alla fotografia, come un’immagine naturale.


Nu endormi, 2003


Le serie successive si interrogano sul ruolo della sua presenza all’interno delle immagini, allo stesso tempo autrice e modella. Senza adottare una fredda posizione concettuale, la creazione di serie sul tema della figura ha permesso a Brotherus di affrontare, come sempre con grande eleganza formale, un gruppo di problemi fotografici sui mutevoli punti di vista generati dal posizionamento del soggetto e dell’oggetto dell’immagine. Ed è ancora una volta l'autoritratto ad imporsi in queste pratiche seriali, non più come un semplice dispositivo narrativo o introspettivo, ma come un elemento di pensiero visivo.
Negli ultimi anni la pratica di Elina Brotherus è più autobiografica. A seguito di gravi problemi di salute e della sua incurabile infertilità, che racconta con sincerità, inizia a lavorare alla serie intitolata Annonciation (2009-2013) e poi a Carpe Fucking Diem (2011-2015). 

Model Study 21, 2007


Points of View on Landscape II (diptych), 2006, from Artist and her Model

Artists at Work 9


La fotografa finlandese è spesso svestita nella sua messa in scena, tuttavia questa nudità è letteralmente una rivelazione e non uno svelamento. Espone un corpo privo di eros, presente solo nella sua individualità carnale, privo di ogni atteggiamento seduttivo o narcisistico, evocando i nudi di maestri della pittura tedesca come Grünewald, Holbein o Cranach, cioè il corpo non erotico esposto allo stato naturale.
La sua estetica è stata, fino a questo momento, caratterizzata da una doppia prospettiva: la focalizzazione interna (la parte introspettiva e intima del suo lavoro) e la focalizzazione esterna (Brotherus come figura in mezzo ad altre figure, altre forme). La serie Annonciation è andata oltre questi due approcci. Brotherus ci lascia vedere se stessa nel modo più intimo, senza rivelarsi troppo, poiché la maternità le è stata negata. E, allo stesso tempo, si guarda (cioè mette in scena se stessa, si organizza in una composizione visiva) come elemento formale di questa storia, studiando non solo il rapporto del suo corpo con gli altri elementi del quadro, ma anche l'archeologia dell'immagine, le sue connessioni, riferimenti, allusioni discrete o dirette, alla storia della pittura. 


Annonciation 3, 2010


L'Annunciazione, tema essenziale dell'arte religiosa, si trasforma così in uno schema iconografico attraverso il quale Elina Brotherus ci racconta gli anni più duri della sua vita, come in un doloroso diario. Al di là di ogni riferimento religioso, l'artista mette a nudo il suo io intimo e contemporaneamente lo distanzia e lo oggettiva attraverso il ricorso a schemi visuali e codici compositivi.
La mediazione della realtà o della vita attraverso riferimenti pittorici non appartiene solo a questa artista. Questo ricorso è diventato, nelle pratiche estetiche contemporanee, un dispositivo concettuale utilizzato per mettere in discussione l'immagine e la sua percezione. 


Artist and Model Reflected in a Mirror 1, 2007


Liver Biopsy, from, Carpe Fucking Diem, 2013


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