sabato 7 ottobre 2017

Sguardi - Lo sguardo dell'autore presente in carne ed ossa


Nel 2010, dal 14 marzo al 31 maggio, l'artista Marina Abramović è stata protagonista di una performance davvero singolare. Tutti i giorni di apertura, in uno spazio al primo piano del MOMA di New York (in cui tra l'altro era allestita una retrospettiva sull'artista), è rimasta seduta immobile e in silenzio, guardando fisso negli occhi chi avesse voluto raccogliere l'invito (o la sfida) di sedersi di fronte a lei e di ricambiare quello sguardo per il tempo voluto. Ogni giorno, per sette ore di fila, senza mai alzarsi, né per mangiare né per assolvere altri bisogni. Nel corso delle 700 ore di performance, la sedia di fronte non è rimasta quasi mai vuota e in totale si sono avvicendate quasi 1400 persone, compresi personaggi celebri, alcune solo per pochi minuti, altre per delle ore.

L' Abramović indossava dei lunghi vestiti-tunica monocromatici, da lei stessa disegnati, e svolgeva un'azione rituale pressoché sempre identica: dopo che uno spettatore si era seduto sulla sedia di fronte, alzava lo sguardo (prima tenuto basso) su di lui guardandolo negli occhi, senza più distogliere l'attenzione, mantenendo un'espressione concentrata, ma senza tradire alcuna emozione. Diversamente da altre performance di Marina Abramovic, in questa occasione allo spettatore veniva preclusa ogni possibilità di contatto fisico con l’artista; gli era richiesto, invece, di non fare movimenti bruschi e di rimanere in silenzio. Unica possibilità di interazione era lo sguardo, con tutta la sua portata di linguaggio emotivo e non verbale. Molte persone si sono sedute solo spinte dalla curiosità; altre invece si sono emozionate. C'è chi ha riso, chi ha sorriso e chi si è commosso, fino alle lacrime.


La Abramović ha speso la sua intera carriera artistica, rischiando spesso la vita, nel provocare, mettere in luce, analizzare le emozioni e le reazioni del pubblico di fronte al corpo dell'artista, considerato il vero agente espressivo. In questo caso il corpo è rimasto immobile e ha concentrato la sua energia nella forza dello sguardo.
Abbiamo visto in questi mesi molte opere di pittura contenenti l'autoproiezione dell'autore nella scena. Qui lo sguardo dell'autore fisso sullo spettatore raggiunge l'apice perché, lo dice lo stesso titolo della performance, egli è presente in carne e ossa, condividendo lo stesso spazio e lo stesso tempo dell'osservatore. E' assente qualsiasi filtro rappresentativo perché la "fruizione" dell'opera coincide perfettamente con il suo farsi, anzi ne costituisce l'essenza intima. In questo caso non esiste un oggetto d'arte sul quale l'osservatore detiene completo controllo, ma due soggetti e due sguardi che si incrociano e in questo modo creano un'esperienza artistica.


Nella foto in alto, uno dei momenti più intensi di tutta la performance: di fronte alla Abramović, infatti, è seduto il suo ex compagno di vita e di arte, Ulay.

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