Il nodo della questione
Il dibattito fra realismo e costruttivismo attraversa come un filo rosso la storia della filosofia moderna e contemporanea. Le due posizioni rappresentano, in fondo, due modalità opposte di pensare il rapporto tra mente e mondo, tra soggetto e oggetto, tra conoscenza e realtà.
Il realismo afferma che esiste un mondo indipendente dal soggetto conoscente e che, almeno in parte, possiamo accedere ad esso così com’è. La conoscenza, in questa prospettiva, non crea il reale ma lo rappresenta: l’atto conoscitivo ha la funzione di rispecchiare, più o meno fedelmente, ciò che esiste al di là di noi. È un paradigma che trova radici antiche - dal logos greco alla scienza galileiana - e che si è tradotto, nella modernità, nell'ideale di una descrizione oggettiva del mondo.
Il realismo afferma che esiste un mondo indipendente dal soggetto conoscente e che, almeno in parte, possiamo accedere ad esso così com’è. La conoscenza, in questa prospettiva, non crea il reale ma lo rappresenta: l’atto conoscitivo ha la funzione di rispecchiare, più o meno fedelmente, ciò che esiste al di là di noi. È un paradigma che trova radici antiche - dal logos greco alla scienza galileiana - e che si è tradotto, nella modernità, nell'ideale di una descrizione oggettiva del mondo.
Il costruttivismo, al contrario, mette in discussione la possibilità stessa di un accesso “puro” alla realtà. Ogni sapere è una costruzione situata, mediata dal linguaggio, dalla cultura, dagli strumenti e dalle prospettive storiche. Non esiste un “dato” neutro, ma soltanto interpretazioni. Il mondo che conosciamo è già intriso delle nostre categorie, dei nostri simboli, delle nostre tecnologie cognitive. In questo senso, il costruttivismo sposta l’asse del problema dal mondo all’attività del soggetto, ponendo l’accento sulla dimensione produttiva della conoscenza.
