lunedì 27 ottobre 2025

Il rischio di delegare. I modelli generativi come protesi linguistiche


Abstract 

L’articolo indaga il parallelismo tra la rivoluzione della scrittura nell’antichità e quella, oggi, dei modelli generativi del linguaggio. A partire dalla critica platonica nel Fedro, dove la scrittura è accusata di indebolire la memoria e di spegnere la vitalità del pensiero dialogico, si ricostruisce la genealogia di una diffidenza antica verso ogni forma di esternalizzazione cognitiva. La storia, tuttavia, mostra come quella stessa delega - alleggerendo il peso a carico delle risorse mentali - abbia consentito un potenziamento della mente umana e abbia moltiplicato la capacità del sapere di auto-organizzarsi, di sedimentarsi e di evolvere. In questa prospettiva, l’articolo propone un’analogia con i modelli generativi contemporanei: anch’essi, pur suscitando timori di perdita delle competenze linguistiche, possono essere letti come strumenti di redistribuzione cognitiva. Deleghiamo alla macchina la forma del linguaggio per dedicare più energie al pensiero, alle intuizioni, alle connessioni e alla creazione di nuovi significati.

L’etica del monopolio: perché i padri dell’IA ci mettono in guardia dai loro stessi prodotti


Sam Altman, CEO di OpenAI , la società dietro ChatGPT , sta lanciando avvertimenti inaspettatamente severi sugli effetti dei suoi prodotti e di quelli simili. "Mi aspetto che accadano cose davvero brutte a causa della tecnologia", ha affermato in una recente intervista. E Altman non è il solo. Si ricordi che anche altri "padri" dell'Intelligenza artificiale, da Elon Musk a Geoffrey Hinton a Yoshua Bengio, da tempo, ci mettono in guardia contro i pericoli portati da queste nuove macchine, che pure si affrettano a sviluppare tramite investimenti miliardari. 
Le parole di Altman suonano inquietanti, ma anche ambigue: come può chi guida lo sviluppo di queste stesse tecnologie presentarsi come voce critica e ammonitrice? Perché i costruttori dell’IA sembrano essere oggi anche i suoi profeti apocalittici?
Dietro questa apparente contraddizione si nasconde una strategia più sottile e coerente di quanto sembri, che intreccia comunicazione, potere e ideologia. Le ragioni di questo doppio discorso - l’allarme etico e la spinta espansiva - possono essere ricondotte almeno a tre logiche complementari.

domenica 26 ottobre 2025

L'estetica dell'innocenza. I gattini e le immagini sintetiche




I reel, nella loro brevità ipnotica, rappresentano l’unità minima della visione contemporanea: micro-narrazioni autoreferenziali in loop, concepite per durare pochi secondi, ma strutturate in modo da stimolare un desiderio immediato di ripetizione. La loro efficacia risiede nella continuità del flusso: lo scrolling, cioè il gesto meccanico e reiterato del dito sullo schermo, diventa un rituale di attenzione automatizzata, una forma di trance percettiva che dissolve la percezione del tempo. In questa economia dello sguardo, la visione non si dirige più verso un contenuto specifico, bensì verso l’atto stesso del passaggio, dell’attesa di un’immagine successiva che possa suscitare una micro-gratificazione dopaminica. L’immagine non è più fine, ma stimolo: serve a tenere vivo il circuito della ricompensa, più che a trasmettere significato.

mercoledì 22 ottobre 2025

Metamorfosi e ibridazione nell’era dell’immagine generativa


Abstract

L’ingresso dell’intelligenza artificiale nei processi creativi segna un passaggio storico: dalla dimensione ottica a quella algoritmica dell’immagine. Se nella cultura visiva moderna richiedevano una forzatura della materia - trucco, effetti speciali, CGI - oggi, nell’era dei modelli generativi, l’ibridazione e la metamorfosi sono diventate la grammatica nativa della produzione visiva. L’articolo esplora questo cambiamento di paradigma, analizzandone le implicazioni estetiche e antropologiche: il corpo non è più rappresentato come oggetto, ma ricombinato come codice.

Parole chiave: metamorfosi, ibridazione, intelligenza artificiale, estetica postumana, immagine algoritmica, corpo.