Ha un cuore di ghiaccio
e chiome di sassi e veleni
e uno strascico d'ombra e di luce
infinito come un rimpianto.
Ho calcolato traiettorie
disegnato grafici e rotte,
derivato assiomi e destini:
il suo tragitto obbligato
la porterà a schiantarsi
col mio sole prima o poi.
L'impatto è sconosciuto, tuttavia,
per la velocità incostante.
Accelera e frena di continuo,
a volte s'arresta addirittura
ai bordi di qualche pianeta
a farsi pettinare le chiome.
Non si sa sa da dove venga,
quale oscurità lontana
annoiata o furiosa
l'abbia sputata un giorno nel mio cielo.
Luminosa e bella,
il suo viaggio lentamente la consuma.
Cosa le resterà infine
da sprofondare nella mia crosta?
Quanta materia, quanta energia
avrà in dote nel momento fatale?
E quanta ne avrà il mio sole che,
pur fermo, perde anch'esso
i pezzi ad ogni stagione?
Passano i giorni, uno dietro l'altro,
in attesa dello schianto,
del lampo di fuoco
che prima o poi accadrà
lì, nel centro del mio petto.
E intanto mi lascio attraversare
dal demone di luce senza nome.
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