martedì 26 luglio 2016

Ribelli e rivoluzionari - SOCRATE

Jacques Louis David, La morte di Socrate, 1787, Metropolitan Museum of Art, New York.


Fin qui abbiamo seguito due sentieri paralleli, dei quali uno si snoda attraverso i miti dell’antichità passati in rassegna tramite alcune interpretazioni pittoriche e l’altro invece attraversa il Novecento, con i suoi personaggi o fenomeni rivoluzionari testimoniati da foto famose.
Su questo duplice percorso, d’ora in poi innesteremo altre derivazioni. In particolare apriamo oggi una piccola rassegna di personaggi storici che, dall’antichità ai nostri giorni, hanno elaborato un messaggio o intrapreso un’azione rivoluzionari, e anche di alcuni eventi storici di tal portata, attraverso il ricorso ad immagini pittoriche. Voglio cominciare da un personaggio che non si è mai ribellato alle leggi, che anzi è morto per continuare a rispettarle fino alla fine e che tuttavia, con la sua vita e il suo pensiero, ha avuto un’influenza rivoluzionaria su tutto il pensiero occidentale: Socrate, il filosofo ateniese del V secolo a.C., che non ha lasciato neanche una parola scritta e ha affidato il suo messaggio esclusivamente all’oralità. Quali sono le novità rivoluzionarie di Socrate? In maniera molto schematica, e con la consapevolezza che non tutti gli studiosi sono concordi, indichiamo quelle fondamentali:

1. L’uomo è la sua anima. L’idea centrale di Socrate è questa: rispondere al famoso motto inciso sulla facciata del tempio di Delfi: “Conosci te stesso”. Questa, dicevano i greci, è la massima più importante e pone il problema più difficile da risolvere: chi è l’uomo? Tutta la filosofia greca in un certo senso ha cercato di rispondere, ma il primo che ha dato la risposta che ha rivoluzionato la cultura occidentale è proprio Socrate. Per il filosofo ateniese, l’essenza dell'uomo consiste principalmente nella sua anima (psyché). Giovanni Reale ha sottolineato la portata rivoluzionaria di questa nuova concezione nel panorama della filosofia greca antica. Socrate è lo scopritore del concetto occidentale di anima, che è contrapposta al corpo e ai sensi. Socrate la fa coincidere con l'io, con la coscienza pensante e razionale di ognuno. Non sono i sensi ad esaurire l'identità di un essere umano, come insegnavano i sofisti; l'uomo non è corpo ma anche ragione, conoscenza intellettiva. Su questo dualismo anima-corpo si fonderà tutto il pensiero occidentale.
2. L’uomo deve prendersi cura della sua anima. Come? Partendo dalla consapevolezza di non conoscere nulla (“Io so di non sapere”). Nel discorso filosofico, che è dialogico, Socrate introduce una metodologia nuova, la dialettica, nella sua forma più semplice, che consiste nel chiedere ad un interlocutore di ripetere quanto ha detto e di spiegare quello che intende dire. In parole povere, questo nuovo metodo di conoscenza consiste in questo: non dare per scontate le tue conoscenze, non ripetere a memoria frasi e nozioni apprese dalla tradizione, ma interrogati continuamente sul loro fondamento e, nel dare delle definizioni, cerca di pervenire all’universalità del concetto (Quale messaggio potrebbe essere più eversivo nei confronti della tradizione?) E se pure la verità definitiva è di per sé irraggiungibile, allora quello che conta è la ricerca di essa. Una verità che libera dalla ignoranza, cioè dal presumere di possedere una verità definitiva, si consegue proprio con il dialogo, col confronto con gli altri, che è criterio ineliminabile per la scoperta di una verità condivisa e non definita per sempre. Il dialogo ha quindi un doppio valore:
- morale, di rispetto delle opinioni di coloro con cui ci confrontiamo,
- teoretico, perché se è vero che con il dialogo non si raggiunge la verità, proprio con questo si può conseguire una verità, quella di sapere di non sapere, che vuol dire accorgerci che spesso noi crediamo di sapere, di essere in possesso di grandi e profonde verità e che è proprio per questa falsa sapienza che rifiutiamo il confronto con chi sostiene idee diverse dalle nostre. Abbastanza attuale, eh?
3. La forza della persuasione. Sempre secondo Reale, Socrate è colui che ha formalizzato e ha definito la rivoluzione della non-violenza. Nei dialoghi di Platone, Socrate dichiara: “Neppure se si subisce ingiustizia si deve rendere ingiustizia”. Questa è una rivoluzione morale di una portata veramente straordinaria. Dopo la condanna a morte con l’accusa di ateismo e di corruzione dei giovani, gli viene data la possibilità di fuggire dalla città per evitare la morte. Ma Socrate rifiuta, come rifiuta di difendersi nel processo, perché la fuga significa violenza nei confronti delle leggi della città. La sua convinzione è “Tu vinci se convinci”.
In sintesi, quella di Socrate è una rivoluzione della coscienza”: egli può permettersi di sfidare la morale pubblica e di esporsi all'infamia, perché per lui la parte più essenziale dell’uomo non è la sua apparenza, ma la sua anima. Il valore di un uomo non risiede nella sua reputazione pubblica, ma in ciò che sa e in ciò che sceglie, consapevolmente, di fare. Diventa così, per la prima volta, possibile e giusto seguire la voce della coscienza anziché quello che dice la gente o che tramanda la tradizione. Ogni qual volta la sua coscienza si è trovata in conflitto con le richieste del potere - democratico o tirannico che fosse -, Socrate ha preferito agire secondo coscienza, pur a rischio della vita. E proprio per obbedire alle sue convinzioni, alla fine sceglierà la morte. Fedele alle leggi, fedele alla sua coscienza fino alla fine.

Questo dipinto raffigura il momento che precede la morte di Socrate. Il suo autore è Jacques Louis David, il pittore che introdusse il Neoclassicismo in Francia.
La tela fu realizzata da David due anni prima dello scoppio della Rivoluzione francese. Il soggetto è quello degli ultimi istanti di vita del filosofo, quando questi accetta impassibile, da buon cittadino di Atene, il corso della giustizia senza opporsi ad esso. Socrate è raffigurato al centro della scena, mentre discute sulla teoria dell’ “immortalità dell’anima” (che nella morte abbandona la prigione del corpo) indicando il cielo con un dito (per altri il suo gesto indica una esortazione alla virtù), mentre distende l’altra mano, quasi con indifferenza, verso la coppa contenente la cicuta. Socrate appare di una lucidità e di un coraggio sorprendenti, contrapposti alla disperazione dei discepoli presenti. Egli trasforma la propria fine in una vera e propria ultima lezione per i suoi allievi. Il discepolo Platone (benché più giovane di come raffigurato e nonostante storicamente non fosse presente alla morte del maestro) è rappresentato di profilo, rassegnato, ai piedi del letto, dando le spalle al maestro. Sullo sfondo, nell'atto di saluto, è rappresentata Santippe, la moglie di Socrate. Come fonte storica David fa riferimento al Fedone di Platone, nella cui parte finale il discepolo descrive l’ingiusta morte del maestro, fino agli ultimi istanti.
L’utilizzo del colore ha un significato ben preciso: i colori più vivaci, come ad esempio il rosso e il blu sono presenti nelle vesti di quasi tutti i personaggi (quasi a sottolineare l’intensità delle loro emozioni), tranne Socrate e Platone, gli unici che paiono tranquilli, nella folla che si dispera, i quali indossano delle vesti dalle tinte chiare e fredde. I discepoli che si affollano intorno a Socrate, che hanno ceduto all’afflizione e gesticolano in maniera teatrale, rappresentano la sfera inferiore delle passioni (pathos) e del sentimento. Socrate e Platone, al contrario, rappresentano i livelli più alti della volontà e della ragione.
L’artista ha reso questo dipinto straordinario grazie alla sua capacità di dare, attraverso i gesti teatrali ed esasperati, espressività ai personaggi.
Il dipinto esprime pienamente la crescente attenzione che in epoca neoclassica si era spostata verso i valori civici e morali che venivano tributati alle culture classiche antiche in contrapposizione netta alla degenerazione dell’Antico Regime.


Nessun commento:

Posta un commento