martedì 5 dicembre 2023

La mantide morta


Sei morta qui
col primo gelo
arrivando solitaria 
da misteriose primavere.
Ti ho trovata 
ospite inatteso
una mattina di novembre.
L'attesa della fine
è stata un'implosione immobile
di arti arresi, 
l'illogico rigore
di ali accartocciate 
in una foglia.

Ti sei ammantata
del tuo verde solenne
e l'hai composto 
in offerta al cielo.
Le tue antenne
i tuoi sensi micidiali
chiudono ora il contatto
con la preda del mondo
oppure torni tu al mondo
come eterno frammento
di un'appartenenza 
che il respiro della vita
ha distolto un momento?

Resterai qui
a consumarti,
ma solo da dentro,
divenendo un'esuvia sottile
un sudario irrigidito
una Sindone profana.
I tuoi resti saranno,
dopo lunga esposizione
all'obiettivo fermo del tempo,
la teoria perfetta
di un'icona,
l'immagine per definizione,
un calco, un simulacro
senza cornice,
l'opera d'arte della feroce
pazienza di natura. 

Eppure, inerte,
il manto del tuo verde
rassegnato
mi ha strappato il cuore
dal distratto grigiore
di stagione, 
portandomi lì
nel lavorìo del tuo corpo
che si svuota
e che mi mostra,
come quadro
di un'esposizione, 
la promessa di un segno.
Tu la chiameresti
- se ti fosse consentito
tagliare quel che c'è 
con le parole -
forse, soltanto,
stare al mondo.

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