La musca depicta è stato un motivo pittorico ricorrente tra Quattrocento e Seicento, di provenienza nordica, probabilmente fiamminga. La ritroviamo soprattutto ai margini, vicino alle cornici, ma spesso anche in piena vista, integrata nella composizione.
Per celebrare il genio di Giotto, considerato il pittore che aveva rinnovato la pittura europea, liberandola dai vincoli medievali, Vasari nelle Vite racconta un aneddoto che riguarda l'apprendistato del pittore.
Dicesi che stando Giotto ancor giovinetto con Cimabue, dipinse una volta in sul naso d’una figura che esso Cimabue avea fatta una mosca tanto naturale, che tornando il maestro per seguitare il lavoro, si rimise più d’una volta a cacciarla con mano pensando che fusse vera, prima che s’accorgesse dell’errore. (Giorgio Vasari, Le vite,1568)
Arasse, nel suo libro Il Dettaglio, sottolinea l'importanza di questo racconto, poiché il Vasari non intendeva solo riferire una bravata che dimostrava il superamento del maestro da parte dell'allievo: "alla burla di Giotto, figura da lui ritenuta decisiva per il rinnovamento moderno della pittura, vuole annettere una risonanza particolare. A conclusione del racconto eroico della rivoluzione giottesca, il dettaglio riepiloga il progresso della pittura: quella mosca dipinta è l'emblema del controllo supremo dei mezzi della rappresentazione mimetica, come se la conquista della verità in pittura s'identificasse con la resa del dettaglio realistico" (D. Arasse, Il Dettaglio, 2007, p. 113).