martedì 28 luglio 2020

Rephotography. Finestre aperte sul presente e sul passato

Hebe Robinson, Echoes of Lofoten, 


I progetti di Found Photography in genere riattualizzano fotografie appartenenti a un passato più o meno lontano, inserendole in nuovi contesti narrativi o concettuali o di altro tipo.
Ci sono progetti che utilizzano photo trouvé in modo singolare. Si tratta di quella che viene definita Rephotography, la quale consiste nel fotografare un paesaggio naturale o un paesaggio urbano nel suo stato attuale e confrontarlo con vecchie fotografie. Le immagini, per lo più, non vengono affiancate, ma in genere sono sovrapposte l'una sull'altra dando luogo a una fusione che mostra lo stesso spazio ma due diverse dimensioni temporali.
 Le finalità per cui la rephotography viene impiegata possono essere varie: alcuni progetti mostrano cambiamenti sociali oppure infrastrutturali o addirittura ambientali; altri semplicemente collocano degli eventi storici nel presente.
Questa pratica ha origini antiche, risalendo addirittura al 1850 con lo scopo di ottenere delle evidenze scientifiche. In particolare, si utilizzava un processo chiamato photogrammetry finalizzato a registrare variazioni negli ambienti ecologici. Anche adesso, benché sia una pratica ormai ampiamente utilizzata in campo artistico, la ri-fotografia viene impiegata per registrare e documentare le variazioni nell'ambiente e ottenere misurazioni accurate che forniscono dati scientifici su erosione, movimento glaciale e altri parametri ambientali.
Il vero pioniere della ri-fotografia di paesaggio è Mark Klett, fotografo e geologo. Nel 1977 costituì il Rephotographic Survey Project, con Ellen Manchester e Joanne Verberg. Insieme, i tre fotografi si prefissero di rifotografare molte località dei rilevamenti topografici effettuati un secolo prima, materiale che infine pubblicarono nel 1984 come Second View: The Rephotographic Survey Project.
L’RSP era interessato a documentare le variazioni che si erano verificate nei luoghi durante l’intervallo di un secolo, oltre a rendere evidenti alcune scelte soggettive prese all’epoca, come la posizione dell’apparecchio fotografico e l’editing dell’immagine. Molte rifotografie mostrano da una parte i mutamenti occorsi a quelle terre a causa dell’espansione occidentale e, dall’altra, raffigurano al contrario paesaggi all’apparenza inalterati, ancora distanti dall’impatto dell’uomo. Non di rado, le rifotografie documentano la riappropriazione da parte della natura di quei territori in cui erano rimasti incompiuti o avevano fallito i tentativi di insediamento o di industrializzazione, ormai cancellati dal tempo e dalla terra.

Left Image: Timothy O'Sullivan, Green River Buttes, 1872 Right Image: Mark Klett and Gordon Bushaw for the Rephotographic Survey Project, Castle Rock, Green River, WY, 1979



Overlay: William Bell, 1872. Plateau North of the Colorado River near the Paria. Background Image: Mark Klett and Byron Wolfe, 2008. Rock formations on the road to Lee's Ferry, AZ.


Sempre negli anni Settanta presero il via altri progetti di Rephotography. Alcuni si sono concentrati sui cambiamenti sociali e architettonici piuttosto che su quelli ambientali. 
Camilo José Vergara ha ripreso alcuni quartieri urbani degli Stati Uniti mentre Andrzej Maciejewski ha rifotografato nel 2003 le immagini di William Notman risalenti al XIX secolo. Peter Sramek, un altro noto rephotographer, ha ripreso Parigi avendo come riferimento alcuni scatti di Charles Marville, Eugène Atget (confluiti in un libro del 2013 intitolato Piercing Time: Paris After Marville and Atget 1865-2012) e di Sudek.
Nel 2013, persino la Marina degli  Stati Uniti ha utilizzato la ri-fotografia per mostrare i cambiamenti avvenuti a Pearl Harbor dall'attacco giapponese del 1941. In questo caso non si tratta di accostamenti: le vecchie fotografie in bianco e nero vengono fuse insieme con le nuove a colori per dar vita a immagini uniche, appartenenti a due diverse dimensioni temporali.
Ma la ri-fotografia è anche molto popolare tra i fotografi amatoriali. Fino a pochi anni fa erano attivi dei gruppi Flickr Rephotography o Then and Now e oggi se ne trovano sia su Facebook che su Instagram.

The battleship USS California (BB 44) burns in the foreground as the battleship USS Arizona (BB 39) burns in the background after the initial attack on Pearl Harbor.

In alcuni casi, la fotografia del passato viene effettivamente posta davanti all'obiettivo al momento dello scatto (si vede infatti la mano che la regge); in altri si tratta invece di una sovrapposizione effettuata in postproduzione.
Le immagini ri-fotografiche risultanti non solo mostrano entrambe le fotografie contemporaneamente, ma creano anche una qualcosa di completamente nuovo, soprattutto nella percezione dell'osservatore: una collisione temporale che costringe lo sguardo a uno sforzo ulteriore, quello di far salva l'unità dell'immagine nel mentre fa i conti con la sua lacerazione. I bordi della fotografia interna creano una frattura insormontabile dentro lo spazio bidimensionale, mentre la frattura temporale viene composta dentro un accadere simultaneo.
In queste ri-fotografie, il noema barthesiano si raddoppia: l' "è stato" necessario del soggetto davanti all'obiettivo coinvolge due diversi passati, uno più lontano e l'altro più recente, le cui immagini, sovrapponendosi, si uniscono nel mentre si occultano a vicenda. 

Le modalità di confronto tra le fotografie del passato e quelle del presente sono generalmente di tre tipi:
- accostamento: le due fotografie conservano la propria autonomia e sono semplicemente messe una accanto all'altra;
- inserimento: è la fotografia del passato che viene inserita dentro quella presente, creando una frattura spaziale molto netta in quanto l'immagine interna conserva i propri bordi originari;
- fusione: le due immagini sono fuse insieme e l'immagine interna perde i propri contorni. Manca, pertanto, quell'effetto di frattura netta e di intersezione spaziale che caratterizza la modalità precedente. I tratti in bianco e nero dell'immagine acquistano l'aspetto di fantasmi. I luoghi del nostro presente - viene da dire - appaiono dei luoghi 'infestati', dove il passato non è veramente passato ma continua ossessivamente ad accadere.
I luoghi ripresi da queste fotografie diventano una sorta di luogo-memoria, in cui la storia continua a ripetersi, a far parte del nostro presente mentre le immagini così elaborate divengono un dispositivo complesso, una sorta di macchina del tempo che viaggia in loop tra due istanti lontani.
Il bianco e nero in fotografia è di solito associato a un periodo storico (dall'invenzione della tecnica fino alla  prima metà del XX secolo) ed ha anche un forte rimando alla fotografia documentaria, suggerendo una garanzia di autenticità storica, in particolare per quanto riguarda la fotografia di guerra. Al contrario, la foto a colori è percepita come moderna. Queste due equazioni approssimative, bianco e nero = passato e colore = presente tengono lo sguardo dello spettatore sospeso tra due dimensioni temporali.

Ma la ri-fotografia ha anche una valenza propriamente linguistica e metafotografica, così come accade per tutte quelle produzioni che contengono se stesse all'interno, in una sorta di mise en abyme. Queste immagini, infatti, potrebbero richiamarci alla memoria quei quadri magrittiani come La condizione umana (1933), dove il paesaggio che fa da sfondo non è che il prolungamento del paesaggio raffigurato su una tela, poggiata su un cavalletto. Ma se le opere di Magritte analizzavano il confine tra realtà e rappresentazione con l'impiego del mezzo pittorico, che si riconosceva legato a un processo di immaginazione e di invenzione, la Rephotography utilizza invece un mezzo, la fotografia, che fino a pochi anni fa portava ancora impresso il marchio della veridicità, insita nella propria natura di copia fedele della realtà. L'immagine nell'immagine, in questo caso, non gioca il ruolo concettuale di riflessione sul carattere artificioso della fotografia (come ad esempio nella produzione di un artista come Kenneth Josephson, che sconvolgeva la nozione del mezzo fotografico come strumento di verità), ma amplifica la sua percezione di documento storico, confrontato e attualizzato al presente.

Uno dei progetti più poetici e impregnati di nostalgia è Echoes of Lofoten, di Hebe Robinson, realizzato in un villaggio norvegese di pescatori, abbandonato dopo la guerra.




Un altro progetto molto apprezzato e anch'esso caratterizzato da una sorta di sguardo nostalgico è Ablak a múltra (Finestre sul passato) realizzato dall'ungherese Zoltán Kerényi, che ha sovrapposto negli stessi identici luoghi alcune fotografie in bianco e nero scattate a Budapest in passato.







Jason Powell, in Looking into the Past, inserisce fotografie che fanno parte della storia - e anche della storia della fotografia -, realizzate in varie parti del mondo, negli stessi luoghi dove erano state scattate.
Nel 2009 crea un gruppo su Flickr, con oltre 2800 fotografie presenti: https://www.flickr.com/groups/lookingintothepast/pool/.






In Liverpool then and now, Keith Jones per lo più affianca, ma a volte fonde letteralmente insieme fotografie di ieri e di oggi scattate nella cittadina britannica.
Particolare successo hanno avuto alcune immagini che mostrano la Beatlemania nella Liverpool dei primi anni Sessanta.




L’art director francese Julien Knez nel 2015 ha percorso Parigi scattando fotografie di luoghi famosi. Il risultato è un libro, Paris, Fenêtres Sur l'Histoire, che contiene 80 immagini di strade parigine moderne a cui sono state sovrapposte foto risalenti a un periodo tra il 1871 e il 1968.
Immagini, sempre di Julien Knez, realizzate ri-fotografando scatti anonimi o celebri fotografie realizzate dai grandi, come Robert Doisneau, Henri Cartier-Bresson, Roger-Viollet, Robert Capa durante la Liberazione di Parigi: http://golem13.fr/70-ans-liberation-de-paris/




Julien Knez, Paris - Liberation 1944, 2014

Julien Knez, Paris - Liberation 1944, 2014

Nel gennaio 2009, il fotografo russo Sergey Larenkov ha realizzato assemblaggi di immagini dell'assedio di Leningrado insieme a fotografie contemporanee. Ha quindi continuato questo lavoro di mashup su altre fotografie della Seconda Guerra Mondiale scattate in altre città (Mosca, Praga, Parigi, Berlino, ecc.), realizzando il progetto del titolo Link to the Past.





All'inizio del 2010, Claude Demeester e Jo Hedwig Teeuwisse (un consulente storico per il cinema che vive ad Amsterdam) utilizzano entrambi le fotografie del progetto PhotosNormandie scattate al tempo della II Guerra Mondiale per creare montaggi con fotografie del presente. Raccolgono queste creazioni nel gruppo Flickr Then and Now PhotosNormandie che attualmente conta 62 fotomontaggi.
Si veda inoltre la raccolta Ghosts of History, realizzata Jo Hedwig Teeuwisse.




Altri link:

fotografie del terremoto di San Francisco: https://shawnclover.com/fadeto1906


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