domenica 3 giugno 2018

Un'ombra infedele

René Magritte, Le Principe d'Incertitude, 1944.

Quella che vedete in questa foto è l'opera “Le Principe d’Incertitude” (1944) di René Magritte.
Una donna nuda proietta un’ombra sul muro di fronte. Ma non si tratta della sagoma che ci aspetteremmo, perché l’ombra che vediamo è quella di un grande uccello in volo, mentre sembra sul punto di ghermire una preda.
Di fronte a questo quadro, lo spettatore non può che rimanere disorientato, in quanto l’immagine spiazza le sue aspettative. E' un cortocircuito sensoriale, una sconvolgente incongruenza, un paradosso visivo.

La pittura surrealista non raddoppia la realtà, ma la sconvolge, la rappresenta in modo contraddittorio, perché solo così può coglierne la natura profonda, segreta, attingere il suo mistero nascosto e invisibile. E' questo ciò che si intende per surrealtà.
Forse l’ombra dell’uccello svela la rapacità interiore della donna, oppure manifesta il suo desiderio, o le sue paure? Di fatto, l’ombra non costituisce la proiezione geometrica e realistica di un corpo, ma l’evocazione di una realtà invisibile, profonda, che si cela dietro le apparenze sensibili delle cose.
La pittura non è un’immagine fedele della realtà, ma può disporre a suo piacimento delle apparenze visibili, imponendo loro una logica che è in contrasto con le comuni leggi della percezione. Così come l’ombra dell’uccello non mostra che se stessa (e non ciò di cui è proiezione), allo stesso modo la pittura non rappresenta il mondo reale. L’immagine, come l’ombra, ha valore per se stessa, non per il suo legame a un referente esterno.
Si sa che questa dichiarazione di infedeltà non appartiene al solo Magritte; ciò che gli è peculiare è lo stile rigoroso e figurativo in cui realizza questa libertà della pittura. L’artista rende gli oggetti in modo realistico e tutto il contesto ci sembra obbediente al principio di realtà, tutto tranne che la corrispondenza tra la donna e la sua ombra. Ed è questo a disorientare e inquietare lo spettatore.
Magritte si dichiara innanzitutto un pittore di idee, di pensieri visibili, un pensiero reso per immagini. La sua pittura è di natura speculativa, si potrebbe dire filosofica, in quanto lo shock estetico provocato dall'immagine dipinta non può mai essere separato dalla riflessione, dal piacere della mente che viene costretta al pensiero.
Il titolo di questa opera, “Le Principe d’Incertitude”, come tutti i titoli delle opere di Magritte, non è descrittivo o identificatore, ma un ulteriore depistamento. Come le immagini del quadro, anche le parole che compongono i titoli mirano a provocare uno shock poetico, in grado di penetrare il mistero che gli oggetti dissimulano.
Il Surrealismo ha recepito l'intento cubista di rompere le rappresentazioni naturalistiche e prospetticamente corrette. Magritte non mostra la proiezione del corpo sulla parete, ma costruisce un'immagine capace di rivelare ciò che comunemente si cela allo sguardo. Proprio attraverso lo spiazzamento e la frustrazione delle attese dello spettatore, Magritte permette a costui di vedere di più, di andare oltre l'apparenza sensibile.

La pittura non è uno specchio passivo del reale. Essa è, per essenza, separata dalla realtà. Ma proprio questa frattura le conferisce un potere "surreale", cioè la capacità di tradire quella realtà, mostrando ad esempio una pietra sospesa nel cielo o uno specchio che riflette al contrario. La pittura ha pertanto un potere conturbante e sovversivo.
Magritte parte dalla percezione comune del visibile, ma la capovolge, la sabota dall'interno, scardinando le convenzioni: gli oggetti che dipinge sono oggetti banali, quotidiani, assolutamente riconoscibili sulla tela, ma proprio sulla tela sono posti in modo tale da sconvolgere le certezze e ribaltare gli schemi. Essi diventano il luogo dell'imprevedibilità. La logica con cui le cose sono presentate, infatti, va contro ogni convenzione; combinando insieme senso e non-senso, diventa sovversiva e destabilizzante, in contrasto con le consuetudini e la percezione comune, tale da far apparire la realtà in una luce del tutto inedita, di tirare fuori il segreto che quella realtà dissimula e nasconde e che solo l'intervento dell'arte e del pensiero permette di svelare.
L'immagine dipinta non è mai semplice apparenza, cioè un'immagine che tenta di ingannare l'occhio e di spacciarsi per la realtà che essa rappresenta. L'immagine, al contrario, è un pensiero, una riflessione sul suo status di immagine. Non si pone come copia di una realtà che preesiste, ma come un punto di frattura che cerca di far emergere non il reale, ma il suo mistero.


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