lunedì 7 novembre 2022

Un gesto di follia?


Imbrattano dei vetri, non i quadri.

Il loro intento non è vandalico, non mira a distruggere. È simbolico, vuole mandare un messaggio. E questo messaggio non ha solo a che fare con la crisi ambientale, il riscaldamento climatico e tutte le implicazioni del tema (come è nostro dovere conservare l'arte, così va tutelata, rispettata e preservata la vita sulla Terra). Per me ha a che fare anche con l'arte. Con il modo in cui la viviamo.

Sono performance le loro, in fondo, eseguite con le modalità e i linguaggi dell'arte e che riguardano anche l'arte.

Non è folle il gesto che lancia la zuppa sui vetri dietro i quali ci sono i quadri di Van Gogh. Per me la vera follia è il modo in cui abbiamo ridotto l'arte noi, noi che eravamo prima di loro, il nostro sistema valoriale e di consumo, che ha bisogno delle sue valvole di sfogo spirituali, per lasciare intatto tutto il resto, che è profondamente materialista e prosaico. 

Cos'è la visita a un museo? Il pellegrinaggio di un culto laico borghese, che si attiva per pochi minuti (o secondi) di contemplazione estatica davanti a qualche opera particolare e poi finisce lì, senza cambiare di una virgola il resto della nostra vita, delle nostre abitudini, dell'ambiente in cui siamo. Il nostro modo di vivere l'arte è una breve parentesi estetica nel nostro tempo fatto di routine e di condiscendenza. Un'emozione, intensa sì, ma fuggevole. Disinteressata. È così che ci hanno insegnato a vivere l'arte, no? Puro amore disinteressato. Dunque inerte, passivo, senza desiderio, senza conflitto, senza altro scopo che la contemplazione.

E che cosa è il sistema dell'arte? Qual è il valore di un'opera d'arte per questo sistema? È il valore dell'immagine, del suo contenuto, del suo "senso" o piuttosto dell'oggetto feticcio, reliquia del genio, sacra e intangibile, certificata e valutata a suon di milioni? Da conservare gelosamente, sì, ma a patto di spegnerne la carica propulsiva, di ridurla a cosa muta e inerte? Di neutralizzarne ogni messaggio scomodo, per farne la facciata di bellezza che sublima e legittima lo status quo?

Forse questi gesti eclatanti non salveranno il mondo. Personalmente mi stanno stimolando a guardare in modo diverso il rapporto con l'arte. Di una cosa mi sento abbastanza sicura: se van Gogh fosse qui - lui, disperatamente innamorato di ogni cosa della natura - starebbe con loro. Non certo con quelli che fanno affari con i suoi quadri, speculando sulla sua tragica vicenda di uomo, prima che di artista.

Perché l'arte è vita, desiderio, azione, non un certificato di originalità e un oggetto inerte appeso sulla parete. L'arte è passione. E anche follia, se intendiamo per essa ciò che sovverte una consuetudine e produce scandalo. E quale artista è stato più capace di passione e follia del nostro olandese?

1 commento:

  1. È proprio così, Marisa, condivido pienamente la tua riflessione.

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