Suzy Lake, Miss Chatelaine, 1973-1978 |
L'AUTORAPPRESENTAZIONE DELLA DONNA IN FOTOGRAFIA
Nella serie Suzy Lake as Gary William Smith (1973-1974), ad esempio, vediamo l'artista trasformarsi gradualmente in un uomo, mentre in Are You Talking to Me? (1979), che cita la famosa scena di De Niro allo specchio nel film Taxi Driver di Martin Scorsese, ci offre numerose espressioni emotive che vanno dalla disperazione e dallo sconforto al panico e alla rabbia.
Le immagini di On Stage sono girate in uno stile diretto, in bianco e nero, simulando lo stile dell’istantanea. In ogni immagine, l’artista impersona un ruolo diverso: la studentessa alla moda, la casalinga alle prese con il trucco, la donna di classe e raffinata, quella sexy ed elegante.
Suzy Lake as Gary William Smith (1973-1974) |
Suzy Lake, Are You Talking to Me (1979) |
Suzy Lake, On Stage, 1972-74 |
I ruoli sono cose che inevitabilmente assumiamo, sottolinea Lake, modellati dall'umore e dall'ambiente, dalla fantasia e dal desiderio. On Stage riguarda in parte il modo in cui la società impone i suoi canoni rappresentativi - e le immagini di sé - alle donne, e in questo senso è un lavoro femminista, ma riguarda anche la ricerca e la costruzione della propria identità.
In A Genuine Simulation of… No. 2, Suzy Lake utilizza sei autoritratti fotografici per un'esplorazione critica e grottesca dei ruoli di genere. Dopo aver neutralizzato il suo aspetto applicando uno strato di bianco, copre progressivamente i volti fotografati con il trucco. In altre parole, interviene a dipingere la sua immagine per conformarsi agli standard di bellezza femminile imposti dalla società. Offuscando il confine tra rappresentazione di sé e finzione, l’artista rappresenta la femminilità come un costrutto sociale in cui agiscono delle relazioni di potere.
A Genuine Simulation of... No.2, 1973 |
"ImPositions" (1977) è, invece, una serie che parla di reclusione e repressione. Consiste in immagini in cui vediamo l’artista con braccia, mani e gambe legate, all’interno di un passaggio ristretto dove ci sono degli armadietti. Sebbene Suzy Lake sia considerata un'artista femminista, tuttavia il suo lavoro sull’identità va oltre le questioni di genere. La sua opera è costituita quasi interamente da autoritratti, che esplorano i confini del corpo e del sé all’interno della società e della storia. Nella serie Miss Chatelaine (1973) assume e sperimenta vari aspetti ed acconciature alla moda, pur conservando sempre lo stesso trucco che le disegna una maschera bianca, come quella del mimo, che esprime uno stato neutro e suscettibile di modellazione plastica.
Suzy Lake, ImPositions, 1977 |
Ma è la proliferazione di immagini nelle lunghe serie realizzate dalla Lake che contribuisce all’emergere di un senso del sé decentrato e frammentato nel tempo e nello spazio, che non è in grado di localizzarsi in senso stabile, ma fluttua nella reiterazione seriale della propria immagine che si trasforma sotto l’azione del trucco e del travestimento.
A One Hour Zero Conversation with Allan B, 1973 |
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