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sabato 21 marzo 2020

DONNE AL TAVOLO DI UN BAR


Vista con gli occhi di un uomo. Alcuni stereotipi di genere nell’arte dal Rinascimento al Novecento

INDICE DELL'INTERO PERCORSO
Introduzione
I - Passivo oggetto dello sguardo
II - Angelo del focolare
Appendice - Con le mani in mano
III - Femme fatale
      - Donne che uccidono gli uomini
      - La femme fatale della Belle Epoque
      - Donne al tavolo di un bar
IV - Corpi tra metamorfosi e frammentazioni

La donna del XIX secolo non ha il diritto di testimoniare in un processo, di fare testamento, di esercitare la tutela familiare e tanto meno quello di votare. Le sole donne che godessero l’approvazione della società erano sposate e madri, discrete, sobriamente abbigliate, prive di ogni potere, senza diritto di parola. Chi non riveste il ruolo sociale di figlia o di moglie irreprensibile, chi non sottostà alle ferree leggi dello spazio domestico, è invece rappresentata come ‘donna dissoluta' o 'donna perduta’, figura marginale collocata non all'interno dello spazio domestico, in quanto luogo della donna onesta e virtuosa, ma nei ritrovi della mondanità, come bar, caffè, music-hall.
E' a partire dalla seconda metà dell'Ottocento che cominciano a comparire, soprattutto in Francia, alcuni dipinti che rappresentano la donna seduta al tavolino di un bar, davanti a un bicchiere di assenzio, la "fata verde". Fa parte della cornice iconografica del bohemien, figura che si alimenta dei Fiori del male e della cultura decadente di quell'epoca.


Questi dipinti, in particolare quello di Degas, emanano un grande senso di solitudine e di alienazione. Le donne rappresentate, per lo più prostitute, hanno uno sguardo assente, perso nel vuoto, espressione di una vita sregolata e viziosa. Nonostante il realismo lucido e lontano da compiacimenti della pittura impressionista, quella che veniva percepita come autentica piaga sociale, cioè l'alcoolismo, viene resa con connotazioni che non possono fare a meno di tingersi di sfumature morali.
Anni dopo, Picasso ne farà tema di alcuni quadri, in cui la donna è contratta e racchiusa in se stessa, mentre nell'opera L'assenzio di Axel Törneman, ogni cosa, anche i volti, avranno assunto il medesimo colore verde del liquore e la donna sarà lei stessa la fata verde, nel suo aspetto demoniaco.
Con L'assenzio di Degas prende il via uno stereotipo, che continuerà fino ai giorni nostri. La donna al tavolo di un bar sarà rappresentata per lo più sola, triste, con l'espressione torbida o assente e la postura malinconica, come di chi abbia un passato oscuro da dimenticare o una colpa da espiare. Non troverete un'altrettanto cospicua presenza di queste caratteristiche nelle rappresentazioni del tema declinato in versione maschile. La donna al tavolino del bar sarà a lungo immagine della solitudine e alienazione moderne, ma con una connotazione moralistica che coniuga il binomio di 'donna che beve' con 'vita dissoluta'.

Edgar Degas, L’assenzio, 1875-76.

Édouard Manet, Bevitrici di birra, 1878

Jean-Louis Forain, La lettre et l'absinthe, vers 1885

Georges de Feure, La buveuse d'absinthe,1896.

Jean Béraud, The Drinkers. 1908

Vincent van Gogh, Donna al Cafè Le Tambourin, 1887.

Pablo Picasso, La buveuse assoupie, 1902, Kunstmuseum, Berna
Pablo Picasso, La bevitrice d'assenzio, 1901.

Axel Törneman, "Absinthe" (1902)

Edward Hopper, Automat, 1927

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