Lorenzo Lotto, Annunciazione, 1534-1535, Recanati, Pinacoteca Civica, Villa Colloredo Mels. |
L’insieme compositivo di questo dipinto è estremamente interessante ed innovativo rispetto alla tradizione tre-quattrocentesca, dove l’Angelo e Maria vengono rappresentati di profilo, l’uno inginocchiato di fronte all’altra, sulla soglia di una stanza o nel chiostro o in un colonnato di un convento; il punto di vista del pittore (e dunque dello spettatore) è di solito esterno al luogo in cui avviene l'annuncio. Nella tela di Lotto, invece, lo spettatore viene collocato nel lato più interno della stanza. Inoltre lo schema pittorico è invertito: se l'Arcangelo Gabriele, infatti, è tradizionalmente a sinistra e la Madonna a destra, qui accade esattamente il contrario.
Beato Angelico, L’Annunciazione, (sec. XV) Museo del Prado. |
Il dipinto è ambientato nella camera da letto della Vergine Maria, che presenta una loggia aperta su un giardino (hortus conclusus). Particolarmente minuziosa è la rappresentazione della scena, di dettagliato realismo di ascendenza fiamminga. L’episodio risulta così restituito in tutta la sua immediatezza, come in un’istantanea capace di rivelare l'evento nell'attimo stesso in cui accade e le più intime reazioni emotive dei protagonisti. Il dipinto fissa con sguardo attento la verità quotidiana dell’avvenimento, evocata dalla descrizione analitica degli oggetti e degli arredi domestici che connotano la camera di Maria: l’inginocchiatoio sul quale è posta la Vergine, la clessidra appoggiata sullo sgabello in secondo piano (peraltro la quantità di sabbia posta nell’ampolla superiore della clessidra è uguale a quella dell’ampolla inferiore, segno che si è giunti nella centralità del tempo, ovvero nella sua pienezza), la cuffietta da notte e l'asciugamano appesi, i libri e gli oggetti collocati sulla mensola. Lo spazio esterno appare come un giardino anch'esso ben ordinato, come un hortus conclusus, immagine della stessa Maria in cui si incarna il Verbo. La luce chiara che si posa su ogni elemento presente nella stanza, le ombre create dai personaggi presenti, la dolce penombra nell'angolo tra la porta e il letto ci restituiscono l’atmosfera silente di una giornata primaverile senza tempo, dove il divino si unisce all’umano, l'eterno alla caducità delle cose terrene e la parola evangelica diviene realtà di fronte ai nostri occhi.
In questo mondo perfettamente ordinato e terreno irrompono, dal cielo, Dio Padre e l’angelo, che sembra a sua volta spaurito dall’enormità di quanto sta avvenendo e sgrana gli occhi indicando con una mano l’ordine superiore, cui nessuno può sottrarsi, e recando nell'altra il giglio, simbolo di purezza virginale.
Maria Vergine, che ha un aspetto modesto, di ragazza di campagna, è colta alla sprovvista nella quiete domestica ed è presentata nel momento del turbamento (conturbatio), impaurita dal sopraggiungere dell'angelo e dalle sue parole.
Rinnovando radicalmente l’iconografia della scena, Lotto raffigura la Madonna nell'atto di volgersi verso lo spettatore, al fine di renderlo partecipe del suo smarrimento, dando le spalle all'annuncio, e solleva le mani sorpresa, infossando la testa tra le spalle con un'espressione tra il turbato e il rassegnato. La giovane ha un equilibrio precario; ritraendosi sembra quasi che possa scivolare. Questo movimento conferisce al personaggio un'impressione di vitalità e di realismo lontani dalla postura ieratica di molte annunciazioni.
L'espediente narrativo che contribuisce sicuramente a rendere più realistica e familiare la scena è quello del gatto, spaventato anch’esso dall’arrivo inaspettato dell’Angelo. La sua reazione di paura, manifestata dalla schiena inarcata, testimonia che quell'annuncio sta avvenendo davvero, in quella stanza, qui e ora; l'eternità si è calata nella storia terrena. Secondo alcune interpretazioni, invece, il gatto è anche un richiamo simbolico al male, che fugge di fronte alla rivelazione della potenza di Dio; infatti, quest'animale nel Medioevo e nel Rinascimento era caricato di valori negativi, associato alle streghe ed al demonio.
Nell'antico Egitto il felino era associato alla luna, alla dea Bastet, rappresentata con la testa di gatto. In Grecia e a Roma il gatto era associato ad Artemide-Diana e ancora alla Luna. In genere aveva carattere positivo, benefico. Nel Medioevo, invece, si diffuse la leggenda che il gatto fosse l'immagine del diavolo e che quindi avesse una connotazione negativa. Così lo definisce ad esempio San Domenico. Nel 1233 papa Gregorio IX emanò la bolla Vox in Rama che considerava il gatto, specie se nero, incarnazione di Satana, ed incoraggiava allo sterminio. Il gatto, inoltre, venne associato alle streghe e praticare gatti o solo avvicinarli da parte di una donna era sintomo di pratiche diaboliche e stregonesche: papa Innocenzo VIII, nel 1484 emanò una bolla Summus Desiderantes Affectibus con la quale, fra l'altro, scomunicava tutti i gatti. Le sue considerazioni sulla frequentazione dei gatti da parte delle streghe vengono riprese e liberamente interpretate, anche se in modo diverso, dal Malleus Maleficarum ( Martello delle Streghe ), degli inquisitori domenicani tedeschi Jakob Sprengen e Heinrich Insitor Kramer, secondo i quali avvicinare e frequentare i gatti da parte delle donne, specie nelle notti di luna significava avere rapporti col demonio e quindi essere streghe.
https://www.youtube.com/watch?v=IWFNWr6WoCg
https://www.youtube.com/watch?v=QTvMkVG4DJ8
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