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sabato 6 maggio 2017

Specchi - La Maschera e il Volto. "Luci della ribalta"

Charlie Chaplin prepares for his role as Calvero in Limelight. Photograph: W. Eugene Smith, 1952.

Lo specchio di un camerino. Ci pensate? A tutto il tempo che attori e attrici passano davanti a uno specchio illuminato prima di esibirsi, a ripassare la parte, a truccarsi, a trepidare sull'esito dello spettacolo, a guardare con ansia e sgomento i segni del tempo sul loro volto. A passare ogni volta attraverso la vertigine del travestimento, tra la Maschera e il Volto.
Limelight (Luci della ribalta) è uno degli ultimi film di Charlie Chaplin, l'ultimo girato negli Stati Uniti, prima dell'esilio forzato in Europa, a causa dei problemi con il maccartismo e dell'ordine di arresto che era stato spiccato nei suoi confronti.

Come leggiamo in una didascalia all'inizio del film, esso è la storia di un clown (Calvero) e di una ballerina (Terry). Il primo è un vecchio attore comico decaduto, disilluso e alcolizzato, mentre lei è una giovane donna che ha perso la voglia di ballare e di vivere. Calvero la salva da un tentativo di suicidio e così i loro destini si incontrano e si intrecciano fino al tragico epilogo finale.
Commozione e comicità si alternano in questo film, che è una meditazione accorata sulla vita, sulla vecchiaia, sull'amore, sul cinema, sull'arte; un testamento artistico e spirituale affidato alle parole di Calvero (celebre il suo "monologo sulla vita), ma soprattutto ai gesti, ai silenzi, alle tante sfumature di un volto e di un corpo, che formavano l'universo espressivo del vagabondo, che ora è invecchiato e si trova a fare il bilancio della sua vita di uomo e di artista.
Chaplin recita per quasi l'intera pellicola senza trucco: la naturalezza del volto, la genuinità dei segni dell'invecchiamento, contribuiscono a un certa ambiguità della messa in scena, nella quale non si sa dove finisce la parte del personaggio Calvero e inizia la vita di Charlie Chaplin.
Anche in questo film, le scene allo specchio sono i momenti supremi in cui si fanno i conti con il proprio vissuto; magnifica la scena, alla fine del primo tempo, in cui Calvero toglie via il trucco da clown dal volto, sul quale si disegna una maschera di autentica tragicità. Un personaggio del teatro non invecchia mai, ma vive in una dimensione temporale sospesa; la sua maschera è immutabile, come è quella di Charlot o di un clown. L'attore invece deve fare i conti con il tempo che passa e lascia il segno. Il teatro è la promessa dell'eterna giovinezza; permette di non morire mai. Alla fine, la morte del protagonista non è una sconfitta, ma una vittoria. La sua ultima esibizione a teatro davanti a un folto pubblico, che finalmente ride e applaude, è un successo senza pari. Come ha scritto il critico Bazin, «Il tema del teatro e della vita (…) si combina con il tema faustiano della vecchiaia (…) e Calvero è l'antifaust, colui che sa invecchiare e rinunciare a tutto».
Chaplin riesce a condensare in questo film tutti i suoi temi più cari: il senso della vita, la ricerca della felicità, l'esigenza di umanità e di dignità, facendo oscillare la messa in scena tra sentimentalismo e ironia, che creano un capolavoro poetico e struggente. Anche la musica contribuisce a rendere il pathos di questo film. Composta dallo stesso Chaplin, vinse il premio Oscar postumo nel 1972, l'anno del ritorno dell'attore negli Stati Uniti.
La foto non è un fotogramma del film, ma è stata scattata dal fotografo Eugene Smith durante le riprese. Smith realizzò un servizio su Chaplin per la rivista Life proprio durante le lavorazioni di Limelight. Sembra che Smith non fosse molto soddisfatto del suo lavoro; ma guardando quelle foto sembra che il fotografo abbia cercato soprattutto di cogliere il rapporto tra l'uomo e il personaggio, tra il volto e la maschera. Molte di esse, infatti, sono proprio realizzate davanti allo specchio del camerino, prima, durante o dopo il trucco.
A questo link, invece, un filmato con il celebre tema musicale e alcuni fotogrammi del film:



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