Il mio cuore giovane
si struggeva di mare,
di pensieri scalzi sulla rena
fredda dell'aurora.
Di onde di rabbia,
Dell'orizzonte
che non diventa mai scogliera.
Il tempo è un dio invidioso
che con la secca mano
chiude le linee
combaciando i capi.
Ora il mio cuore galleggia
al centro di un lago.
E più non aspetta
che ritorni a girare
la giostra dei flutti.
Il lago è un padre buono
che annega nel fondo
ogni sasso che fa male
e ignora i canti antichi
e infidi delle sirene.
Qui tutto si tiene
insieme dolcemente,
in questa linea chiusa
senza attese, senza promesse.
Placidi i monti intorno,
come compagni premurosi
dell'ubriaco malfermo,
mai allentano la stretta.
Solo il grido di un gabbiano
solitario
affetta lo specchio addormentato.
Bellissima
RispondiElimina