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venerdì 23 ottobre 2020

Diario delle distanze

Vilhelm Hammershøi, Interior from the Home of the Artist


E così ritornò la paura
di respirare il nemico 
che non si vede.
Di guardarci misurando le distanze
del pericolo e della cura,
dell'aria che non cede.
Gli occhi reclamano il primato
in questi tempi in cui vietato
è il tocco 
e ogni abbreviatura.

E io son tornata a sognare
la casa dai vani segreti
- palazzo d'un tempo barocco -
che è mia eppure ignota,
teorie di stanze
inutili amuleti
appesi al soffitto dell'usura.

E mia madre nella cucina vuota
con le mani aperte
mi chiude gli occhi e le ciglia
annegate in un'aspra ruga
di inerte dolore. 
Riposa, mi dice, un momento.
Non muore il giorno per ora.

Potessi restare così, io figlia,
nella tua ombra ancora
con la mano che asciuga
ruvida e schiva
il mio ozioso, granitico scontento.


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